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The Health's Promotion in Adolescence: Internet and Sexuality

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Pages 148
Università degli studi di Napoli “Federico II”

[pic]

Facoltà di Lettere e Filosofia

Corso di Laurea in Scienze e tecniche Psicologiche

Laurea Triennale

Elaborato finale

In

Psicologia Sociale

LA PROMOZIONE DELLA SALUTE IN ADOLESCENZA: INTERNET E SESSUALITA'

Tutor Candidato

Prof.ssa Luca Parisi

Daniela Caso Matr. N66/381

ANNO ACCADEMICO 2011 / 2012

INTRODUZIONE 6

CAPITOLO 1: FONDAZIONE EPISTEMOLOGICA DEL COSTRUTTO DI “SALUTE 7

1.1 PREMESSA 7

1.2 DEFINIRE LO STATO ATTUALE DELLA PSICOLOGIA DELLA SALUTE 8

1.3 CAMPI DI APPLICAZIONE DELLA PSICOLOGIA DELLA SALUTE 9

1.4 SVILUPPO STORICO DELLA DISCIPLINA E SUA SEGUENTE ISTITUZIONALIZZAZIONE 10

1.5 LE DEFINIZIONI DA PARTE DI ALCUNI AUTORI DEL CONCETTO DI “SALUTE” 14

1.6 LO SVILUPPO DELLA PSICOLOGIA DELLA SALUTE NEL NOSTRO PAESE 18

1.7 DAL MODELLO BIO-MEDICO AL MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE 20

1.7.1 CENNI STORICI SULLA TEORIA GENERALE DEI SISTEMI 22

1.7.2 L'IMPORTANZA DEL MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE 23

1.8 UNA NUOVA VISIONE DEL DUOPOLIO “SALUTE-MALATTIA” 26

1.9 PRINCIPALI MODELLI TEORICI NELLA “PSICOLOGIA DELLA SALUTE” 28

1.10 IL CONTRIBUTO DELLE SCIENZE PSICOLOGICHE 34

CAPITOLO 2: L'IMPORTANZA DELLA PSICOLOGIA DELLA SALUTE SESSUALE 38

2.1 STORIA E SVILUPPI DAL 1994 40

2.2 DEFINIZIONE DI SALUTE SESSUALE 41

2.3 UNA DISCIPLINA MULTISETTORIALE 42

2.3.1 LEGGI, DIRITTI UMANI E POLITICHE 43

2.3.2 EDUCAZIONE 44

2.3.3 SOCIETA' E CULTURA 45

2.3.4 ECONOMIA 45

2.3.5 SISTEMI SANITARI 46

2.4 PORTATA DEL CONCETTO DI SALUTE SESSUALE 47

2.4.1 DEFINIZIONI 49

2.5 RIDEFINIZIONE DEL RAPPORTO TRA SALUTE SESSUALE E SALUTE RIPRODUTTIVA 50

2.6 ELEMENTI CHIAVE DELLA SALUTE SESSUALE 51

2.6.1 L'APPLICAZIONE DEGLI ELEMTI CHIAVE 52

2.6.2 INFEZIONI DEL TRATTO RIPRODUTTIVO E MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI (MTS), COMPRESO L'HIV 53

2.6.3 GRAVIDANZE INDESIDERATE ED ABORTO 54

2.6.4 LE DISFUNZIONI SESSUALI 56

2.6.5 LA VIOLENZA LEGATA AL GENERE ED ALLA SESSUALITA' 57

2.6.6 L'IMPATTO DELLE DISABILITA' FISICHE E DELLE MALATTIE CRONICHE SUL BENESSERE SESSUALE 59

2.6.7 SERVIZI INTEGRATI SULLA SALUTE SESSUALE E RIPRODUTTIVA 60

2.7 UNA PROSPETTIVA “ESTESA” 60

2.7.1 GIOVANI 61

2.8 DA UNA CATTIVA GESTIONE DELLA SALUTE SESSUALE, ALLA GESTIONE DEL BENESSERE E DEL PIACERE 62

2.8.1 VERSO UN'EDUCAZIONE ALLA SESSUALITA' 63

2.9 ASPETTI PSICOLOGICI CONNESSI AI COMPORTAMENTI SESSUALI A RISCHIO 65

2.9.1 L'AUTOEFFICACIA NELLA GESTIONED DELLA SALUTE SESSUALE 66

2.9.2 LA PERCEZIONE DEL RISCHIO LEGATA AI COMPORTAMENTI SESSUALI NEGLI ADOLESCENTI 70

2.9.3 L'OTTIMISMO IRREALISTICO 72

2.9.4 STRATEGIE DI COPING IN RELAZIONE AL BENESSERE SESSUALE 73

2.10 GLI ASPETTI SOCIALI COLLEGATI AI COMPORTAMENTI SESSUALI A RISCHIO 74

2.10.1 IL RUOLO DELLA TV NEI COMPORTAMENTI SESSUALI 75

2.10.2 IL RAPPORTO DELLA SESSUALITA' CON INTERNET 77

2.10.3 L'INFLUENZA DELLA PORNOGRAFIA SULLA GESTIONE DELLA SESSUALITA' 78

2.10.4 IL BENESSERE SESSUALE DEGLI ADOLESCENTI E LE INFLUENZE DELLA FAMIGLIA E DEL GRUPPO DEI PARI 79

2.11 CONCLUSIONI 81

CAPITOLO 3: L'IMPATTO DEL MONDO VIRTUALE SUL BENESSERE PSICOSESSUALE 83

3.1 INTRODUZIONE 84

3.2 DEFINIZIONE DELLA SESSUALITA' IN INTERNET 85

3.3 QUADRO CONCETTUALE DELLO STATO ATTUALE DI RICERCA 86

3.4 LA PORNOGRAFIA SU INTERNET ED IL SUO USO 91

3.4.1 GLI EFFETTI DELLA PORNOGRAFIA ONLINE 93

3.5 SEXY SHOP SU INTERNET 97

3.6 IL “SEX-WORK” 97

3.7 L'EDUCAZIONE SESSUALE SU INTERNET 99

3.7.1 L'ACCESSO ALLE INFORMAZIONI SESSUALI ONLINE 99

3.7.2 QUALITA' DELLE INFORMAZIONI ONLINE SUL SESSO 100

3.7.3 TIPI DI EDUCAZIONE SESSUALE ONLINE 101

3.8 FORME DI INCONTRO SESSUALE IN INTERNET 102

3.8.1 L'INCONTRO ONLINE 102

3.9 IL SESSO “OFFLINE” 106

3.10 LE SOTTOCULTURE SESSUALI IN INTERNET 109

3.11 DISCUSSIONE FINALE: SINTESI E VALUTAZIONE DELLA RICERCA NEI SEI CAMPI DELLA SESSUALITA' IN INTERNET 111

3.12 LIMITI DELLA RICERCA 123

BIBLIOGRAFIA 125

INTRODUZIONE

La rapida crescita dell'uso di internet e delle relative tecnologie di comunicazione tra i giovani negli ultimi dieci anni non è stata rispecchiata da una serie di strategie-guida per i giovani, affinchè riuscissero a districarsi tra le difficoltà di questo mondo sempre più dinamico e flessibile. E poiché le funzionalità di internet ed il suo utilizzo hanno superato la nostra capacità di mantenerle efficaci, la mancanza di conoscenze e comprensione possono costituire dei rischi per gli adolescenti stessi. Questa situazione, negli ultimi tempi, ha creato una situazione in cui i genitori, il mondo pedagogico e tutto quello del settore sanitario, stanno lottando per rinegoziare i loro ruoli di responsabilità nella vita degli adolescenti, i quali stanno vivendo in una vero e proprio mondo digitale. Di fatto, la tecnologia ha cambiato la stessa esperienza evolutiva. Ma ha anche cambiato significativamente il concetto di essere genitore, così come tutti i posti di lavoro che sono coinvolti nella cura e nella promozione del benessere degli adolescenti. Mentre sono stati abbondantemente propagandati i benefici connessi ai recenti sviluppi tecnologici sulla società in generale, la discussione circa l'impatto che queste nuove tecnologie hanno avuto ed avranno sul benessere e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti è, fino ad ora, relativamente minimo. Per tutto il 1990, la ricerca era principalmente incentrata sulla possibilità e disponibilità dell'adolescente di poter accedere ad una connessione Internet, sulle disparità esistenti tra l'accesso ad internet e la rispettiva derivazione socioeconomica, etnica, razziale e di genere. Anche se la comprensione delle diverse variabili sociali che determinano l'accessibilità ad internet sono assolutamente rilevanti, è essenziale riconoscere anche due fattori importanti: in primo luogo, la disponibilità d'accesso ad internet è così diffusa che la stragrande maggioranza dei giovani è online, e, in secondo luogo, gran parte della ricerca contemporanea rileva che hanno più importanza i comportamenti esplicati in rete, che l'utilizzo particolare della tecnologia, nell'influenzare le esperienze di vita di un adolescente. La natura specifica dell'uso di internet e le esperienze ad esso correlate, possono a loro volta influenzare il loro sviluppo sociale. Pertanto diventa un imperativo che gli studi, da questo punto in avanti, comincino ad esaminare l'utilizzo di internet nel contesto di variabili quali la natura e la qualità dei mezzi di comunicazione, le condizioni sociali in cui avvengono, le pratiche culturali ed i significati personali, in modo da poter raggiungere meglio gli adolescenti che oggi sono online. In sintesi, dobbiamo cercare di andare oltre il concetto di accessibilità ad internet, e cominciare ad indagare le caratteristiche specifiche di internet che vanno a modificare i diversi contesti sociali per lo sviluppo degli adolescenti.

CAPITOLO 1

FONDAZIONE EPISTEMOLOGICA DEL COSTRUTTO DI “SALUTE”

. PREMESSA

Il presente capitolo vorrà illustrare lo stato delle scienze inerenti la “psicologia della salute” in termini di definizioni proposte nel corso degli anni dagli studiosi del settore, presupposti teorici adottati ed i campi di applicazione considerati. Tale capitolo si pone come passaggio fondamentale per consentire alla “psicologia della salute” di configurarsi come scienza capace di fornire gli strumenti e le strategie (metodologie) per rispondere efficacemente alle richieste poste dal suo intervento.

DEFINIRE LO STATO ATTUALE DELLA PSICOLOGIA DELLA SALUTE

La psicologia della salute è una branca della psicologia, ed è stata definita come lo studio dei processi psicologici e comportamentali in materia di salute, di malattia e di assistenza sanitaria (Johnston, 1994). Principalmente ha nel suo interesse maggiore il capire come i fattori psicologici comportamentali e culturali sono coinvolti nella salute fisica e nella malattia, oltre alle cause biologiche che sono conosciute già nell'ambito delle scienze mediche. I fattori psicologici posso avere incidenza sui comportamenti propri di una persona, che possono danneggiare o proteggere la salute, in maniera diretta o indiretta. Grazie alla comprensione e l'utilizzo dei fattori psicologici, gli studi degli psicologi che operano in questo determinato campo tendono al miglioramento della salute, lavorando direttamente con i singoli pazienti, oppure indirettamente, lavorando su larga scala, elaborando piani di sanità pubblica, ed approfittando della formazione del personale sanitario quando si lavora con i loro pazienti. Il campo di lavoro degli psicologi della salute offre una varietà di impostazioni: affiancano gli altri professionisti medici in ospedali e cliniche, offrono il loro contributo a vari reparti della sanità pubblica, operando su vasta scala grazie a programmi di promozione della salute, e nelle università e scuole di medicina dove insegnano e (Bertini, 1999) conducono ricerche.

La psicologia della salute è un campo sia teorico che pratico, che utilizza metodi di ricerca differenti tra loro, questi metodi comprendono: esperimenti randomizzati, quasi esperimenti, studi longitudinali e trasversali, e studi di ricerca-azione.

CAMPI DI APPLICAZIONE DELLA PSICOLOGIA DELLA SALUTE

Le basi fondamentali del proprio campo di applicazione risalgono al campo affine della psicologia clinica, ma negli anni la psicologia della salute si è differenziata secondo quattro divisioni, sempre all'interno del campo della psicologia della salute.

Queste quattro divisioni includono: la psicologia clinica della salute, la psicologia pubblica della salute, psicologia della salute e di comunità, e la psicologia critica della salute.

Il primo campo, la psicologia clinica della salute (CIHP), si riferisce all'applicazione delle conoscenze scientifiche derivate dal campo della psicologia della salute, ed offre il suo importante contributo nel campo della prevenzione mirata della salute comportamentale, e nel campo della medicina comportamentale.

Il secondo campo, la psicologia della salute pubblica (PHP), si concentra prevalentemente di indagare i potenziali nessi causali tra i fattori psicosociali e di salute al livello della popolazione. Molti degli interventi di questo secondo campo di applicazione è dedicato prevalentemente verso gruppi di popolazione a rischio.

Il terzo campo, la psicologia della salute e di comunità (CoHP), indaga i fattori comuni che contribuiscono alla salute ed al benessere degli individui che vivono in comunità. La comunità è fondamentale in quanto essa è utilizzata spesso come livello di analisi, ed è spesso utilizzato come partner per interventi connessi al campo della salute.

Il quarto campo, la psicologia critica della salute (CrHP), si occupa della distribuzione del potere e dell'impatto delle diverse conoscenze sulla salute ed il comportamento, sui sistemi sanitari e la gestione della politica sanitaria (David F. Marks, Michael Murray et. al. 2011).

La priorità fondamentale di questo quarto campo di applicazione è senza dubbio il diritto universale alla salute che la popolazione dovrebbe avere.

La psicologia della salute può essere considerata una forte alleata della psicologia del lavoro, con la quale condivide metodi di ricerca e campo di applicazione. Le organizzazioni strettamente legate al campo della psicologia della salute comprendono: la Divisione 38 dell'American Psychological Association, la Divisione di Psicologia della Salute della British Psichological Society, e la Società Europea di Psicologia della Salute.

. SVILUPPO STORICO DELLA DISCIPLINA E SUA SEGUENTE ISTITUZIONALIZZAZIONE

Le radici della psicologia della salute possono essere ricavate già dall'antica società Greca, ma la sua storia come disciplina specifica è piuttosto breve, in quanto è solo durante il decennio a cavallo tra gli anni 50' e 60' che si è cominciato a sottolineare la relazione tra incidenza della malattia fisica ed aspetti della vita stressanti. Un'ulteriore fattore di crescita che ha influenzato lo sviluppo di tale disciplina possiamo rintracciarlo durante gli anni 70' dove la ricerca si è concentrata nel sottolineare l'importanza dell'impegno diretto e partecipativo dei soggetti nella fase preventiva, al di là della fase curativa, andando a concentrarsi sulla necessità di creare un nuovo rapporto tra gli individui, gruppi e sistema sanitario. Da quando lo sviluppo della disciplina è stato istituzionalizzato, la psicologia della salute ha visto crescere interesse nei propri confronti in maniera vertiginosa.

Il primo gruppo di lavoro formatosi in questo specifico ambito vede la sua nascita negli Stati Uniti nel 1976 sotto il nome di American Psychological Association (APA) che poi si evolverà nella sezione 38 dello stesso APA, prendendo il titolo di Health Psychology.

Una forte spinta a favore della progressiva istituzionalizzazione, ed al suo progressivo sviluppo, della “psicologia della salute” è dovuta grazie anche alla definizione degli obiettivi proposti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), fondata il 7 aprile 1948, che ha tra le principali funzioni, cosi come specificato nella sua Costituzione, il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni mondiali, del livello di salute più alto possibile, concezione che è espressa come una “condizione di benessere fisico, mentale e sociale completo”, in contrapposizione ad una concezione che miri soltanto all'eliminazione della malattia.

Dall'anno della sua fondazione, durante il corso dei decenni, la definizione di salute proposta da tale organizzazione internazionale, ha subito alcune modifiche, alcuni aggiustamenti, andando ad individuare non solo quelle che dovevano essere le responsabilità istituzionali, ma successivamente spostando il suo focus su quelle che dovevano essere le responsabilità degli individui, in quanto se prima la salute veniva vista come il raggiungimento di uno specifico obiettivo, in un secondo momento si è iniziato a parlare di promozione stessa della salute.

Ma rivediamo i passaggi che hanno portato l'OMS a tale cambiamento di prospettiva:

Costituzione del World Health Organization (WHO) del 1948: “la salute viene codificata secondo uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non meramente l'assenza di malattia od infermità” (Tibaldi, 1998).

Dichiarazione di Alma-Alta del 1978: “la Conferenza riafferma fortemente che la salute, inteso come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non meramente l'assenza di malattia od infermità, è un fondamentale diritto dell'uomo e che il conseguimento del più alto livello possibile di salute è il più importante obiettivo sociale del mondo intero, la cui realizzazione richiede l'azione di molti atri settori sociali ed economici oltre al settore della salute” (AA.VV. 1978).

Carta di Ottawa del 1986: “ la promozione della salute è il processo che consente alla gente di esercitare maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarne la qualità. Per conseguire uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale l'individuo o gruppo deve poter individuare e realizzare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni e modificare l'ambiente o adattarvisi. La salute è, pertanto, vista come una risorsa per la vita quotidiana, non come obiettivo di vita. La salute è dunque un concetto positivo che insiste sulle risorse sociali e personali oltre che sulle capacità fisiche. Di conseguenza, la promozione della salute non è responsabilità esclusiva del settore sanitario, ma supera anche la mera proposta di modelli di vita più sani per aspirare al benessere” (WHO, 1986).

La prima cosa che si potrebbe notare sul concetto di salute espresso da questi tre eventi storici, è la compresenza su di uno stesso piano di tre sfere (biologica, psicologica, sociale) che permeano l'intera vita dell'individuo, cosa che implica l'impossibilità di definire il “benessere” in termini solo tecnico-sanitari, in quanto questa visione delle cose contemplerebbe esclusivamente un piano biologico-organico. In riferimento alle differenti definizioni di salute che si sono susseguite dal 1948 al 1986, è possibile osservare come esse non siano state escluse da tutti quelli che sono i processi socio-culturali e e conoscitivo-scientifici. Il livello di salute più alto può essere definito solamente in modo soggettivo, a seconda dei criteri sociali e culturali, in un contesto specifico.

Altra importante annotazione che è possibile fare riguardo a questi tre eventi, è l'introduzione di una nuova visione di quella che è la salute, ovvero una visione non più relegata all'immediatezza della cura, ma che abbracci una visione prospettica della vita, iniziando cosi a parlare di “promozione della salute”, individuandola come quel processo che consente all'individuo di controllare in prima persona la “propria salute” migliorandola. L'attività di promozione della salute proposta, pone l'individuo nelle condizioni di conseguire uno stato di “completo benessere fisico, mentale e sociale” individuando e realizzando le proprie aspirazioni personali; la persona deve, inoltre, poter soddisfare i propri bisogni e modificare l'ambiente a cui appartiene, per adattarvisi.

Quanto detto pone l'individuo in una prospettiva nuova, visto come “cittadino, esecutore del processo di promozione della propria ed altrui salute”, il tutto coordinata congiuntamente da parte di tutti i soggetti coinvolti: governi, settore sanitario, organizzazioni non governative, mezzi di comunicazione (WHO, 1986). L'OMS ha cercato così di enfatizzare il ruolo che la promozione della salute deve svolgere per aiutare le persone a sviluppare le “capacità personali” e “per individuare le risorse strategiche per migliorare la comunità” (Bennet, Murphy, 1997). In particolare l'OMS definisce la promozione della salute (1986) come “il processo mediante il quale si cerca di incrementare il controllo su, e di migliorare la salute delle persone” (Epp, 1986).

L'OMS ha cosi individuato gli strumenti d'azione atti a realizzare la promozione della salute che sono:

costruire una politica pubblica di salute;

creare ambienti favorevoli; dare forza all'azione della comunità, non prescindendo dalla sviluppo delle abilità personali;

riorentare i servizi sanitari verso l'attenzione sui bisogni complessivi dell'individuo.

LE DEFINIZIONI DA PARTE DI ALCUNI AUTORI DEL CONCETTO DI “SALUTE”

Nonostante sia stata fornita tale definizione, in cui vengono delineate le caratteristiche e le finalità della “promozione della salute”, non vi è un accordo unanime tra gli autori. La stessa viene di volta in volta considerata come una gamma di attività, o come filosofia secondo la quale il benessere e la salute sono una conquista individuale e collettiva, o altresì come campo di applicazione dove convergono più discipline, tra le quali la psicologia, o come concertazione di strategie politiche, sociali, ed educative che conducono alla “salute” ed al “benessere” (Aboud, 1998).

A fronte di ciò, grande impatto ebbe la concettualizzazione di promozione della salute che ne fece McDonald (1998), concependola come una sovrapposizione di tre tipi di attività, che andremo qui ad elencare:

in primo luogo, interventi di “educazione/comunicazione”, finalizzati all'educazione rispetto all'acquisizione di strategie comportamentali volte alla tutela della salute;

in secondo luogo, interventi di “prevenzione dalle malattie”, volti a ridurne i rischi di contrazione e di acquisizione di condizioni “non desiderabili”:

infine, in terzo luogo, McDonald riporta gli interventi definiti “protezione della salute”, che derivano dall'approccio più tradizionale della salute pubblica (misure legali, fiscali e politiche).

Per la definizione del nuovo ambito di studio e di ricerca è stata presa in adozione quella elaborata da Matarazzo (Matarazzo, 1980), il primo presidente della specifica sezione americana dell'Health Psychology, la Divisione 38 (1979), definizione grazie alla quale tuttora parte qualsiasi presentazione della disciplina: “La psicologia della salute è l'inseme dei contributi specifici (scientifici, professionali, formativi) della disciplina psicologica alla promozione ed al mantenimento della salute, alla prevenzione e trattamento della malattia e all'identificazione dei correlati eziologici, diagnostici della salute, della malattia e delle disfunzioni associate. Un ulteriore obiettivo consiste nell'analisi ed il miglioramento del sistema di cura della salute e nell'elaborazione delle politiche della salute”. Specifici ambiti di interesse della psicologia sociale vengono fatti propri dalla psicologia della salute, ampliandone il campo di influenza. Si tratta di ambiti di ricerca riguardanti la relazione medico paziente, l'adeguamento alle prescrizioni mediche, “l'ansia” connessa alle procedure mediche,il “burnout” connesso alle professioni d'aiuto. Cosi facendo, la psicologia della salute, incorporando tutti questi livelli di analisi, va a configurarsi come una disciplina in grado di occuparsi dell'analisi, della critica e del miglioramento del sistema sanitario. Dunque in riferimento alla definizione di “salute” proposta da Matarazzo, il binomio “salute-malattia” viene arricchito ed ampliato da altri elementi considerati come fattori correlati all'insorgenza delle malattie. Da un lato la “salute” risulta connessa all'insorgenza della malattia, dall'altro allo “stress”, al “coping”: l'ipotesi di fondo è che i fattori legati allo “stile di vita” e lo “stress psico-sociale” contribuiscano in maniera sostanziale alla morbilità ed alla mortalità nei Paesi industrializzati. Ecco perché proprio alla fine degli anni Settanta, lo sviluppo della “psicologia della salute” viene inteso come “campo integrato di conoscenze psicologiche che mirano al mantenimento della salute, alla prevenzione della malattia e all'indicazione di modalità di adattamento alla malattia stessa” (Stroebe, W., Stroebe, M., 1995). La linea di sviluppo della disciplina ha fatto si che si individuino come campi di azione:

la promozione dei “comportamenti di salute” (health behavior) e di stili di vita sani, da un lato;

la gestione della malattia e dei “problemi di salute“ dall'altro.

Tali campi d'azione vengono successivamente declinati in maniera differente a seconda dei diversi autori che si occupano di “psicologia della salute”. Ad esempio secondo Flick (1995), i compiti della psicologia sociale della salute sono individuabili nello “sviluppo di teorie, nella valutazione delle qualità, nello sviluppo di metodi adeguati e nella riflessione critica”.

Petrillo (ibidem) pone invece l'accento sull'ambito di pertinenza dell'intervento, sostenendo che la tradizione della psicologia della salute non si limita all'intervento individuale sulla singola persona, ma applica tale intervento anche al piano istituzionale, di comunità sociale e di “professionalizzazione delle scienze della salute”.

A “livello individuale”, la psicologia della salute opera in termini di psicologia sociale, nella misura in cui il concetto salute, viene assunto come analisi delle prospettive degli utenti e dei soggetti bersaglio delle campagne sanitarie, come oggetto degli sviluppi teorici. A livello operativo deve “analizzare le prospettive degli utenti e dei soggetti bersaglio delle campagne sanitarie, avvalersi dell'uso dei metodi qualitativi, quali interviste ed analisi del discorso, cogliere le discrepanze tra utenti ed operatori e focalizzarsi su tendenze emergenti” (Ibidem, p. 11).

A “livello istituzionale”, la psicologia della salute si occupa delle interconnessioni tra istituzione, cura e vita quotidiana, dell'efficienza e dell'efficacia delle istituzioni e dei servizi sanitari in relazione ai loro scopi, comparando costi e benefici; indaga l'entità delle prestazioni terapeutiche e ricostruisce “i profili di carriera” dei pazienti nel contesto sanitario; valuta il funzionamento delle istituzioni sanitarie e verifica l'impatto dei cambiamenti istituzionali sulle carriere dei pazienti.

Al “livello del funzionamento della società”, Petrillo sottolinea sempre che il compito della psicologia della salute consista nella re-interpretazione delle ricerche epidemiologiche nel quadro delle teorie psico-sociali della salute.

Infine, al “livello della professionalizzazione”, la psicologia della salute integra i diversi approcci disciplinari e valuta criticamente la specificità del proprio contributo all'interno delle scienze della salute (Ibidem, p. 12)

Tale specificità, secondo Braibanti (1996), riformulerebbe il concetto di salute verso un'accezione positiva del concetto stesso, nel senso di una visione che non si riduca alla semplicistica “prevenzione o cura della malattia”, ma che sia caratterizzata da una vera e propria “promozione della salute”.

Secondo l'autore, tale accezione positiva deve essere intesa come una vero e proprio movimento verso il “proprio benessere”, considerato nel suo valore soggettivo oltre che fisico: grazie a questo nuovo tipo di concezione di salute, la persona non sarebbe più limitata a mero oggetto passivo di eventi-malattia, ma sarebbe una persona auto-organizzatrice della propria salute. Diventa cosi possibile sviluppare l'obiettivo della psicologia della salute, andandolo a ricercare non solo nello sviluppo delle comunità o dei gruppi, ma anche all'interno dello stesso sviluppo della singola persona, all'interno di una visione sistemica in cui tutte le vicende di ogni singolo sistema sono prese in considerazione. Si evidenzia come la nascita e lo sviluppo della psicologia della salute, non siano mai svincolati da tutte le definizioni che sono state fatte nel corso degli anni, ma che esse abbiano di volta in volta specificato le differenti realtà della “salute”, delimitando ed ampliando differenti campi d'azione dei relativi interventi.

LO SVILUPPO DELLA PSICOLOGIA DELLA SALUTE NEL NOSTRO PAESE

In Europa tale ambito di ricerca fa per la prima volta la sua apparizione in veste ufficiale a Tilburg, nel 1986. Da allora, la Società europea di psicologia della salute (ESHP) ha ritenuto opportuno organizzare una conferenza, con cadenza annuale, in uno dei paesi facenti parte dell'Unione Europea.
In Italia tra le tappe più significative che hanno indirizzato il percorso di istituzionalizzazione della disciplina possiamo certamente ricordare l'anno 1987, anno in cui viene organizzato il “Congresso Internazionale” con sede a Roma, sul tema specifico “Il ruolo della psicologia della salute: riflessioni e proposte a confronto tra realtà europee”, il quale fu promosso dalla Società italiana di psicologia ed inoltre sostenuto anche dalla Divisione della salute mentale, facente parte dell' Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Il passo successivo è da rintracciare nell'istituzione di un corso di perfezionamento post-laurea di Psicologia della salute, presso l'Università di Roma, grazie proprio all'incredibile risonanza che ebbe il congresso tenutosi a Roma. Per quello che riguarda lo sviluppo dell'iter in ambito formativo, sia di tipo scientifico-accademico, sia di tipo personalizzante, ricordiamo l'istituzione di un dottorato di ricerca presso l'università di Firenze per il primo, e la Scuola di specializzazione quadriennale a Torino e Roma, per il secondo.

Nel giugno del 1997 si è istituita la Società Italiana di psicologia della salute, la quale ha redatto come sua finalità principale la “promozione e lo sviluppo in Italia della ricerca empirica e teorica, e delle applicazioni, in psicologia della salute, e lo scambio delle informazioni tra i suoi membri e quelli di altre associazioni nazionali ed internazionali”. La nascita di tale importante istituzione ha portato alla formalizzazione di una rivista specifica, “Psicologia della Salute”, nata l'anno seguente nel 1998, indirizzata ad incarnare il punto di riferimento qualificato per un aggiornamento sia su tematiche teoriche e di ricerca di base, sia su strumenti applicativi pratici. Oltre alla principale rivista italiana, occorre fare un cenno alle più importanti riviste internazionali che includono: l'Health Psychology, pubblicato con cadenza bimensile dall'APA, il Journal of Health Psychology, pubblicato la prima volta nel 1996, il British Journal of Health Psychology, e l'Applied Psychology: Health and Well-Being.

DAL MODELLO BIO-MEDICO AL MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE

Di importanza fondamentale sono però i quesiti che hanno portato questo specifico settore ad evolversi in così poco tempo. I recenti progressi nella psicologia, la ricerca medica, e fisiologica, hanno portato ad un nuovo modo di pensare la salute e la malattia. Con questa tipo di concettualizzazione, che verrà poi definito modello bio-psico-sociale, la salute e la malattia vengono viste come il prodotto di una combinazione di fattori, tra cui caratteristiche biologiche (ad esempio, la predisposizione genetica), fattori comportamentali (ad esempio lo stile di vita, lo stress, le credenze sulla salute), e le condizioni sociali (le influenze culturali, i rapporti familiari, il sostegno sociale).

E gli psicologi che cercano di capire e studiare i nessi che ci sono tra questi fattori poco fa elencati fanno parte della specifica branca della psicologia della salute.

È da capire però come sia stato possibile , o quali siano state le cause che abbiano favorito lo sviluppo di tale disciplina su scala mondiale.

Maes (1999), uno dei padri fondatori della psicologia della salute nell'area europea, ci ricorda tre possibili fattori:

Il primo è il cambiamento delle principali cause di mortalità: se agli inizi del 1900 le malattie infettive erano le principali cause della mortalità, oggi sono le malattie croniche, cioè malattie cardiache, disturbi cerebrovascolari, e situazioni che hanno la loro origine da comportamenti ritenuti non sani.

Il secondo fattore è riconducibile ad una differente situazione economica: se è stato indubbio lo sviluppo economico durante tutto il secolo, durante gli anni 70' ci si è iniziati a rendere conto che la spesa sanitaria era eccessiva per i risultati conseguiti, per cui vi fu un sostanziale cambiamento di filosofia, in quanto i fondi per la salute furono indirizzati verso una politica di prevenzione della malattia, progetto lungimirante in quanto fu riscontrata l'effettiva efficacia di tali progetti.

Infine il terzo fattore è da ricercare nello sviluppo stesso della psicologia, in quanto la psicologia moderna offre metodi di intervento più efficaci ed approcci scientifici che consentono l'applicazione di nuove conoscenze all'ambito della salute.

Da tutto ciò però si può evincere che questa nuova concezione della salute ha portato a smorzare quello che era il vecchio e riduzionista modello bio-medico, a fronte di “ una valorizzazione della complessità delle interdipendenze fra vari livelli di analisi, tra i quali anche quello psicologico che sta acquisendo spazi di responsabilità sempre più riconosciuti” (rivista numero 1 Psicologia della Salute). Dopo essere stata per molto tempo nell'orbita del modello bio-medico, la psicologia della salute ha ristrutturato il proprio statuto, andandosi ad attestare su di un'ottica completamente differente rispetto alla tradizionale psicologia medica. Infatti superando l'obsoleto modello bio-medico, che ha evidenziato tutti i suoi limiti sopratutto negli ultimi decenni (limiti causati principalmente dalla scarsa visione generale delle patologie, in quanto la malattia era identificata solo come deviazione dalla norma di determinate variabili biologiche misurabili), al nuovo modello bio-psico-sociale, di tipo altamente integrante, che fonda le sue basi sulla teoria generale dei sistemi.

CENNI STORICI SULLA TEORIA GENERALE DEI SISTEMI

Facciamo alcuni cenni introduttivi a tale teoria.

La teoria dei sistemi, più propriamente teoria del sistema generale (definizione originale di Bertalanffy) detta anche teoria generale dei sistemi e ancora generalizzata in sistemica, è un'area di studi interdisciplinari che si occupa della costituzione e proprietà di un sistema. Essa fu fondata negli studi da Ludwig von Bertalanffy (1968). La teoria generale dei sistemi ricorre al concetto matematico di funzione (relazione di interdipendenza tra variabili diverse) sulla base della quale essa esamina i rapporti che vengono a stabilirsi di fatto tra gli elementi diversi del sistema considerato. Col termine sistema si intende una realtà complessa i cui elementi interagiscono reciprocamente, secondo un modello di circolarità in base al quale ogni elemento condiziona l'altro ed è da esso a sua volta condizionato. Il significato di ogni singolo elemento non va pertanto ricercato nell'elemento stesso, quanto nel sistema di relazioni in cui esso è inserito. Va inoltre notato che, diversamente dalla prospettiva funzionalista, che considerava il sistema sociale come unità già data, nella teoria dei sistemi si ritiene che il sistema derivi da un processo di selezione messo in atto dall'osservatore che, in base ai propri interessi scientifici, prende in considerazione determinati elementi e non altri. Il sistema non va pertanto inteso come qualcosa che esiste nella realtà, quanto piuttosto come un'elaborazione teorica, sulla cui base è possibile rendere ragione di determinati fenomeni. La considerazione dei fenomeni nel loro reciproco rapportarsi fa sì che i sistemi non siano qualcosa di statico, ma in costante evoluzione (o involuzione) dinamica. Va notato che tale dinamica è particolarmente presente nei sistemi in cui sono più frequenti le relazioni con l'ambiente circostante (sistemi aperti). Le nuove istanze che via via si presentano nell'ambiente danno origine a variazioni dinamiche che tendono a riportare l'insieme a una situazione di nuovo equilibrio.

L'IMPORTANZA DEL MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE

Dopo questa breve descrizione della teoria dei sistemi, possiamo ritornare a quella del modello bio-medico e del modello bio-psico-sociale. In base al primo modello si istituisce la relazione che per ogni tipo differente di malattia debba esserci una causa biologica primaria, la quale può essere biologicamente identificabile. Dal discorso vengono completamente esclusi tutti quei fattori che concernono il comportamento e i problemi sociopsicologici, che non vengono valutati all'interno della diagnosi. In questo caso possiamo vedere come il paziente abbia una posizione completamente passiva a tutto ciò che poteva provocare la malattia. Engel (1977) chiarì con molta precisione questo tipo di prospettiva affermando che :”il modello biomedico non solo richiede che la malattia sia trattata come un'entità indipendente dal comportamento sociale, ma pretende anche che le deviazioni comportamentali siano spiegate sulla base di processi somatici (biochimici e neurofisiologici) disturbati. Così il modello biomedico abbraccia sia il riduzionismo – la prospettiva filosofica, dogmatica, in base alla quale i fenomeni complessi derivano in definitiva da un singolo principio primario – sia il dualismo mente-corpo - la dottrina che separa il mentale dal somatico”.

Da come possiamo notare, è un tipo di impostazione biologica che offre uno spazio esiguo a tutto ciò che concerne la prevenzione, la quale è principalmente volta a ridurre l'incidenza delle malattie croniche mediante cambiamenti nelle proprie credenze, negli atteggiamenti, e tutto ciò che potrebbe migliorare la propria singolare salute.

A differenza del modello bio-medico, il modello bio-psico-sociale è una strategia di approccio alla persona, sviluppato da Engel negli anni Ottanta sulla base

della concezione multidimensionale della salute descritta nel 1947 dal WHO (World Health Organization). Il modello pone l’individuo ammalato al centro di un ampio sistema influenzato da molteplici variabili.

Per comprendere e risolvere la malattia il medico deve occuparsi non solo dei problemi di funzioni e organi, ma deve rivolgere l’attenzione agli aspetti psicologici, sociali, familiari dell’individuo, fra loro interagenti e in grado di influenzare l’evoluzione della malattia. Il modello bio-psico-sociale si contrappone al modello bio-medico, secondo il quale la malattia è riconducibile a variabili biologiche che il medico deve identificare e correggere con interventi terapeutici mirati. Noto a tutti è ormai il concetto di salute del WHO che fa riferimento alle componenti fisiche (funzioni, organi strutture), mentali (stato

intellettivo e psicologico), sociali (vita domestica, lavorativa, economica, familiare, civile) e spirituali (valori), per identificare in esse le variabili collegate alle condizioni soggettive e oggettive di benessere (salute nella sua concezione positiva) e male-essere (malattia, problema, disagio, ovvero salute nella sua concezione negativa) di cui tenere globalmente conto nell’approccio alla persona.

Nella pratica però i vari professionisti, pur attribuendo valore all’approccio bio-psico-sociale, finiscono per focalizzare l’attenzione sull’aspetto che più attiene al proprio background culturale e professionale. Così coloro che si occupano di “salute fisica” (medici, infermieri, ecc.)

tendono a rilevare i problemi legati alle funzioni e alle strutture del corpo, i professionisti della “salute mentale” (psichiatri, psicologi, ecc.) attribuiscono rilevanza ai problemi delle funzioni intellettive, psicologiche, emozionali, mentre gli operatori della “salute sociale” (sociologi, assistenti sociali, educatori, ecc.) sono interessati ad affrontare i problemi dell’ambiente di vita del paziente.

D’altro canto le numerose competenze richieste per l’approccio olistico non possono essere concentrate in un unico, pur colto, professionista. Di conseguenza l’unica strategia per realizzare l’approccio bio-psico-sociale è quella che prevede attività di equipe multi-professionali interagenti al proprio interno e con il paziente. Ed è questa la strategia suggerita da WHO nel 1991. L’approccio bio-psico-sociale deve rientrare nella pratica clinica di ogni medico. Per questa finalità deve fare riferimento a metodi scientifici e a strumenti standardizzati. E poiché l’approccio bio-psico-sociale cerca di favorire l’integrazione del medico con altri professionisti sanitari e sociali, è necessario che i metodi e gli strumenti siano trasversali alle varie professioni. Il metodo su cui si basa l’approccio bio-psico-sociale è un ampliamento del tradizionale “metodo di diagnosi e cura della malattia” nel “metodo di assessment diagnostico dei bisogni multidimensionali” da cui far scaturire un “piano integrato di cura e assistenza alla persona”, curato anche nella sua organizzazione. Questo metodo può essere applicato solo se il medico lavora a stretto contatto con altri professionisti sanitari e sociali o, per lo meno, può accedere alle informazioni da loro raccolte ed è in grado di mettere in atto processi di “sintesi clinico-assistenziale-organizzativa”.

È proprio da questo tipo di modello che si può procedere all'approfondimento del livello psicologico, orientandosi verso la salute globale della persona nel suo ambiente. L'adozione effettiva del nuovo approccio nelle ricerche e nelle ipotesi esplicative si scontra con una serie di aspetti problematici, tra cui i più significativi sono una carenza delle metodologie adeguate, ed una scarsa chiarezza concettuale nell'articolazione tra i diversi livelli. Riguardo a tutto ciò Bertini (1999) espresse giudizi di valore positivo riguardo il modello bio-psico-sociale, in quanto il suo valore storico sta nell'aver focalizzato il problema della complessità della salute, dando voce ai tanti campi emergenti della psicologia e della sociologia. Tuttavia l'autore riconobbe che il quadro culturale ed operativo attuale è tutt'altro che in linea con le premesse di innovazione contenute nel modello.

Il concetto che però a noi sta più caro riguarda sopratutto che all'interno di un discorso di cura delle patologie, possa esistere uno spazio per lo “psico” molto rilevante. Appare importante sottolineare il concetto, che si sta costruendo all'interno di questo discorso, del termine-concetto di “sociale”. Nello stesso modello proposto da Engel (1977), gli aspetti sociali della salute sono intesi nel senso di specifiche norme sociali di comportamento, di pressioni a cambiare il proprio comportamento, di valore sociale della salute, di classe sociale, di appartenenza etnica. Viene chiamato in causa un contesto “sociale” che è considerato ancora come sfondo, in cui il sociale è ancorato alla considerazione di contesto esterno rispetto al soggetto. Non vi si riconosce alcuna partecipazione ai processi di costruzione della conoscenza, concezione che non va assolutamente di pari passo con il vero impatto che tutto il contesto sociale ha nella nostra individualità. Il ruolo del sociale deve essere attentamente considerato sia per l'importanza che può assumere nel determinare le modalità con cui il soggetto cerca di far fronte alla malattia, alla sofferenza, allo stress, sia anche sul piano eziologico, nella produzione stessa dello stress, e dell' eventuale patologia psichica e fisica. A tal proposito Marks (1996) nella sua presentazione all'articolo della rivista “Journal of Health Psychology”, ricordava quanto fosse importante inculcare il concetto di una “psicologia della salute” che sia situata “ nel proprio contesto”.

Inoltre viene sempre più utilizzata la concezione di una psicologia della salute non solo nel paradigma di una “salute malata”, ma in una prospettiva dove la salute sia integrata nel contesto sociale e culturale, cercando di collocarla in un più ampio contesto socio politico, andando ad analizzare cosi il concetto di “benessere” in sé.

UNA NUOVA VISIONE DEL DUOPOLIO “SALUTE-MALATTIA”

Di fatto, non esiste una definizione che sia univoca sui concetti di salute e malattia, ma un panorama di prospettive, ognuna facente parte del proprio ambito di ricerca. Tra le difficoltà però incontrate nella definizione di questi due concetti, vi è innanzitutto il dovere di depurare le definizioni da alcune aree di errore, che contribuiscono alla difficoltà e complessità di tali definizioni.

Tra queste aree possiamo evidenziarne almeno sei (Gochman 1988):

La prima area, comprende la coesistenza di definizioni e rappresentazioni scientifiche e profane, che rendono più difficile una concettualizzazione medica dei termini.

La seconda area, comprende la molteplicità di definizioni elaborate nell'ambito del mondo scientifico o professionale: ad esempio è difficile a volte trovare accordo su termini specifici che attraversano trasversalmente le più importanti materie che indagano nel grande campo delle scienze sociali applicate alla salute.

Una terza area è la frammentazione di prospettive, addirittura nella stessa prospettiva di una stessa disciplina e professione.

Una quarta area è quella costituita dalla consapevolezza di dover tenere presente, all'interno delle definizioni di salute e malattia, almeno tre diverse dimensioni che sono: l'assenza di sintomi o segni di malattia; un sentimento generale di benessere; la capacità di essere in grado di agire. In altri termini questa specifica area comprende le componenti biomediche, personali, socioculturali che possiamo trovare all'interno di una stessa persona. Inoltre la definizione di salute che l'Organizzazione Mondiale della Salute ha esplicato, riconosce l'esistenza di queste dimensioni: “uno stato di benessere fisico, mentale, e sociale e non solamente di assenza di malattia od infermità”.

Una quinta area può essere ricondotta alla varietà dei fenomeni che sono stati scelti come punti focali. Infatti le differenti definizioni di salute e malattia presentano diversi gradi di contrapposizione. I punti in discussione riguardano in particolare a quanto siano collocabili lungo un continuum i concetti di malattia e salute e se riflettano in sé una vera e propria dicotomia, ovvero se per salute si intenda semplicisticamente l'assenza di patologie o se sia uno stato autonomo in sé positivo.

Ultima area, ma non per importanza, riguarda le molteplici pratiche sanitarie, di come l'apparato di cure di una determinata società viene organizzato: la percezione quindi di come quella che viene codificata, secondo i diversi parametri, come “malattia”, viene influenzata dall'intreccio che ogni cultura tesse tra ciò che viene definita medicina “scientifica” e la medicina “primitiva/popolare”.

Comunque, ciò che emerge negli ultimi anni di ricerca, sottolinea quanto sia estremamente riduttivo dare una definizione che sia definitiva, e ciò non deve portarci a pensare ai concetti di salute e malattia come estremamente variabili e contestuali, ma deve insegnarci a non relegarli in una concezione che sia omogeneizzante ed omologante delle varie definizioni che vengono fatte in proposito, a dare una visione che sia giustamente complessa ma non confusionaria.

PRINCIPALI MODELLI TEORICI NELLA “PSICOLOGIA DELLA SALUTE”

All'interno di questo nuovo corso della psicologia della salute, in seguito all'adozione del modello bio-psico-sociale, è possibile rintracciare “tre gruppi di modelli” (modello inteso come riferimento che consente, in virtù di precise assunzioni teoriche, di individuare prassi operative coerenti con tali assunzioni), che si inseriscono nel quadro operazionale della psicologia della salute. Secondo Braibanti (2002) i tre modelli sono: i “modelli aspettativa-valore”, i “modelli processuali” ed i “modelli integrati”.

I “modelli aspettativa-valore” partono dall'assunzione teorica che i comportamenti di protezione che una persona assume, hanno la probabilità di essere direttamente proporzionali, da un lato, alla capacità di percepire una minaccia alla salute e la sua gravità e, dall'altro, alla percezione della propria capacità di eseguire un'azione in grado di ridurre la minaccia per la propria salute, purché quest'azione rientri in un'equazione con risultato positivo tra costi e benefici per intraprendere tale azione.

All'interno di questa prospettiva possiamo ricordare alcuni esempi teorici:

La “Teoria delle credenze di salute” di Becker e Maiman (1975): tale teoria dice che la percezione della minaccia di malattia è influenzata dalla misura in cui il soggetto si sente personalmente vulnerabile o a rischio nei confronti di una data malattia (percezione di vulnerabilità) e dalle credenze che la stessa ha circa la gravità delle conseguenze che possono insorgere a causa della malattia stessa (percezione di gravità). Oltre alla percezione di tale minaccia la probabilità che la persona adotti un particolare comportamento preventivo dipenderà anche da quanto la stessa ritenga che i benefici dell'azione stessa superino i costi per attuarla;

La “Teoria delle motivazioni a proteggersi” di Rippetoe e Rogers (1987): rappresenta una ridefinizione della teoria originaria sempre di Rogers (1983), la “Protection Motivation Theory”, la quale considera che la motivazione a proteggersi da una malattia è il prodotto della percezione della gravità della minaccia, della percezione della vulnerabilità personale e dell'efficacia della risposta di coping (il coping fu definito da Lazarus e Folkman, 1984, come “l'insieme di sforzi della persona sul piano cognitivo e comportamentale, per gestire, ridurre, attenuare, le richieste interne ed esterne poste dalle interrelazioni persona-ambiente che vengono valutate come eccedenti le risorse possedute) nel ridurre la minaccia stessa. La versione revisionata ha aggiunto ulteriori determinanti della motivazione a proteggersi, come il “coping response”, ossia la credenza della propria capacità di far fronte alla situazione, o come la motivazione ad eseguire la risposta di coping sia influenzata negativamente dai costi di tale risposta o positivamente dai potenziali benefici. Le assunzioni alla base di suddetta teoria sono: la motivazione di un individuo a proteggersi da una malattia è massima quando la minaccia per la salute è grave; quando l'individuo si sente vulnerabile; quando possiede la capacità di eseguire una risposta adattiva di coping; quando l'individuo nutre la fiducia nelle proprie capacità di riuscire a realizzare la risposta adattiva; le ricompense derivate dal comportamento disadattivo sono limitate e i costi associati alla risposta adattiva sono bassi (Zani, Cicognani, 2000). La teoria prevede inoltre una forte interazione tra la valutazione della minaccia della malattia e la valutazione della risposta di coping;

La “Teoria dell'azione ragionata” di Fishbein ed Ajzen (1975) : parte dal presupposto che l'attuazione di un determinato comportamento sia una funzione dell'intenzione di eseguirlo (Stroebe, W., Stroebe M., op. cit., 1997, p. 28) e che sia possibile prevedere tale “intenzione comportamentale”. Si assume che le decisioni rispetto ai comportamenti da mettere in atto siano la conseguenza di una valutazione ragionata circa le informazioni che una persona ha a disposizione. Inoltre, si parte dal presupposto che l'attuazione di un comportamento sia determinata dal proprio atteggiamento verso l'esecuzione del comportamento e dalle “norme soggettive”. A tal proposito i due autori introducono la distinzione tra “atteggiamento e comportamento” ovvero tra “l'intenzione” di mettere in atto un comportamento e “l'attuazione” del comportamento stesso, dove per “intenzione” si intende il prodotto degli “atteggiamenti” nei confronti del comportamento e di “norme soggettive”(Zani B., Cicognani E., op. cit., 2000, p. 48). L'intenzione di attuare un'azione quindi dipenderà da una serie di fattori personali quali le credenze delle conseguenze, la valutazione dei risultati, ed infine la motivazione a confrontarsi;

La “Teoria del comportamento pianificato” di Ajzen (1985): si sviluppa come riformulazione della precedente teoria appena descritta. Le critiche principali che hanno generato tale revisione riguardavano la scarsa attenzione che nella prima versione è stata data alla questione della “controllabilità dei comportamenti”. In questa nuova versione viene dunque inclusa come ulteriore componente di predizione comportamentale la “percezione del controllo” sul comportamento che vuole esser messo in atto, costrutto che si avvicina molto a quello di self-efficacy (auto-efficacia) elaborato da Bandura, nel 1986. In questa teoria si ipotizza che la percezione del controllo possa influenzare il comportamento indirettamente attraverso le “intenzioni”. I fattori che influenzano la percezione del controllo possono essere interni (come la conoscenza, le abilità), oppure esterni (come la presenza di altre persone e la loro dipendenza, le opportunità). Secondo tale teoria dunque, il controllo sul comportamento rilevante per la salute, viene spesso minato sia da fattori interni, indicati con espressione di senso comune come “forza di volontà”, che da fattori esterni. Secondo Ajzen l'inclusione della variabile “percezione del controllo”, ha migliorato la predizione sia delle intenzioni che del comportamento.

“I modelli processuali” invece partono dall'ipotesi dell'esistenza di processi dinamici che includono una successione di fasi, in senso temporale, ciascuna caratterizzata da “informazioni” specifiche. Le variabili che influenzerebbero le transizioni fra le varie fasi non sono necessariamente predittive della fase finale di esecuzione del comportamento; in questo senso, i modelli processuali si pongono in contrapposizione ai precedenti modelli, considerati “statici”.

Tra le più importanti teorie facenti parte di questo gruppo ricordiamo:

la “Teoria dell'azione rilevante per la salute” elaborata da Schwartzer (1992). questa teoria è stata elaborata con lo scopo di specificare lo status casuale delle credenze nell'efficacia personale rispetto alle altre variabili relative alla salute; la nozione base è che l'adozione, l'inizio ed il mantenimento dei comportamenti volti alla tutela della salute sono da considerare come un processo articolato in due fasi; la “fase motivazionale”, durante la quale le persone scelgono l'azione da attuare, e la “fase volitiva”, all'interno della quale intervengono le variabili che incidono sullo sforzo e la persistenza dell'azione stessa. Nella prima fase le persone si formano uno scopo comportamentale, subendo l'influenza di tre tipi di valutazione cognitive: la percezione del rischio, le aspettative sulla base del risultato e la percezione di efficacia personale. La seconda fase, ovvero quella dell'azione, è suddivisa in tre livelli: cognitivo, attraverso la formazione ed il controllo del piano di azione; comportamentale, ossia il livello proprio dell'azione; situazionale, rappresentato dalle situazioni esterne intese come risorse o come barriere. Anche qui viene ripreso il concetto di self-efficacy, che incide sia sulla fase motivazionale, che su quella comportamentale, includendo l'inizio ed il mantenimento dell'azione. La credenza di un'efficacia personale influenzerà, in primis, la costruzione cognitiva di specifici piani d'azione attraverso il ragionamento e la visualizzazione di quegli scenari che permettono il raggiungimento dello scopo evitando comportamenti impulsivi o casuali. La caratteristica peculiare delle cosiddette “teorie processuali”, è l'attenzione posta ai differenti stadi che si susseguono in una prospettiva temporale. Anche se gli stadi non sono gli stessi all'interno delle differenti teorie, si assume che “ci sia un passaggio da una fase di pre-contemplazione ad una di motivazione, ad un'altra di azione e mantenimento” (Stroebe W., Stroebe M., op. cit., 1997, p. 58) .

Infine troviamo i modelli “integrati”, che, come quelli processuali, si basano su presupposti teorici tesi alla spiegazione del “passaggio dall'intenzione all'azione”. Pongono quindi attenzione a dinamiche processuali, ma tengono conto delle componenti motivazionali e del ruolo delle emozioni. Viene così introdotto anche il concetto di “coping” e diviene centrale la “dimensione affettiva” del comportamento.

Tra i modelli che più hanno avuto risalto in questi specifico ambito ricordiamo:

quello elaborato da Rutter, Quine e Chesam (1993), che hanno proposto un modello “integrato” con lo scopo di unificare i risultati tradizionali e codificarli secondo il campo della psicologia della salute. Gli autori mirano a specificare le variabili di mediazione tra la situazione sociale (status, reddito, istruzione) e gli esiti in termini di salute. Secondo quanto da loro proposto, le variabili in interazione sono di due tipi: “variabili socio-emozionali”, quali ad esempio le relazioni affettive, il sostegno emotivo, gli eventi di vita, e le “variabili cognitive”, che comprendono le conoscenze, le informazioni che le persone posseggono, nonché le disposizioni cognitive (credenze, atteggiamenti, controllo personale). Tali variabili sono gestite dalle strategie di coping messe in atto dalle persone; al tempo stesso, le variabili possono influenzare le strategie di coping adottate, nonché il modo in cui tali strategie vengono selezionate e prescelte.

Ciò che emerge dalla descrizione appena terminata dei diversi modelli, è una visione di una concezione della salute non riconducibile semplicisticamente al solo ambito sanitario, piuttosto i modelli fanno riferimento ad una serie di elementi compresenti nella dizione di “salute”, ed ad un ventaglio di fattori che influenzerebbero la salute, non appartenenti all'ambito strettamente organico. Tale assunzione risulta coerente con la definizione di salute già espressa dall'OMS, che comprende le dimensioni psicologiche, sociali ed economiche accanto a quella biologica. Ecco perché oggi è stato abbracciato questo determinato tipo di modello di salute, che è quello “bio-psico-sociale”.

IL CONTRIBUTO DELLE SCIENZE PSICOLOGICHE

Grande importanza assumono all'interno di questa discussione, il rilevante contributo che le discipline psicologiche possono apportare nell'individuazione delle abitudini salutari e quelle dannose, nello sviluppare spiegazioni teoriche dell'impatto di tali abitudini sulla salute, nel promuovere cambiamenti a livello di opinioni, atteggiamenti, e comportamenti. Le aspettative ed i ruoli di genere posso mettere sotto grande pressione le persone, in modo tale da comportarsi ed agire in maniera particolare o diversa. Ma bisogna fare chiarezza sull'entità precisa di questi determinati comportamenti soggetti a varie pressioni. Per prima cosa bisogna inquadrare questi comportamenti con il concetto di “health behaviors”, comportamenti salutari. Tra le più importanti concettualizzazioni a riguardo possiamo ricordare la definizione operativa che fece Gochman (1988), il quale richiamò l'attenzione sul “comportamento” come azione consistente sia nell'abilità di fare ( come ad esempio seguire un regime di attività sportiva congruo al proprio stato di salute) o come azione consistente anche nell'abilità di non fare (come ad esempio evitare azioni dannose per il proprio organismo), ma sia anche eventi che rientrino nella sfera mentale e le sensazioni che si hanno. Tra gli elementi determinanti che possiamo collegare al mondo degli “health behaviors” troviamo in specifico elementi cognitivi (quali credenze, aspettative, motivazioni, valori, percezioni), caratteristiche di personalità (stati emotivi ed affettivi), patterns comportamentali (azioni abitudinarie ed azioni relative al mantenimento o miglioramento della salute), le influenze sociali (gruppo dei pari, relazioni familiari, determinanti sociali ed istituzionali). È di fondamentale importanza assumere questo tipo di prospettiva all'interno del discorso della salute, in quanto consente di superare una visione più ristretta, e riguarda tutte le determinanti della salute in generale.

Un'altra area molto importante del discorso psicologico della salute, è da ricercare nel concetto che ne fa tale materia della “malattia”, di come lo stato di malattia viene rappresentato dalle persone, quali comportamenti danno inizio a tale stato di infermità, e soprattutto quale tipo di strategia le persone sono capaci, o non capaci, di attuare all'insorgere di una malattia, facendo entrare all'interno di questa strategia anche la gestione del dolore, ed il conseguente adattamento ad essa. La rappresentazione mentale della malattia rappresenta il modo in cui le persone percepiscono l'entità del rischio riguardo la propria salute. I piani d'azione messi in atto per far fronte alle malattie sono condizionati da più fattori, legati alla specifica rappresentazione del sintomo: l'identità personale,la causa percepita, le aspettative temporali, le aspettative sull'esito, le cure possibili. Questi fattori portano alla formazione di prototipi cognitivi, che aiutano a comprendere le modalità attraverso le quali l'uomo organizza cognitivamente l'insorgere di una malattia. Attraverso questi prototipi si riesce a riconoscere e individuare un sintomo che viene mentalmente ricollegato ad una determinata malattia. Non tutti i fattori del prototipo devono coincidere alla perfezione: anche una leggera somiglianza può essere sufficiente per attivare la rete di collegamenti. Di conseguenza l'interpretazione della malattia avrà ripercussioni dirette sulle metodologie e sull'approccio alla malattia.

Si sta così delineando sempre più forte una correlazione che riesca ad integrare le caratteristiche sia individuali, che predispongono un soggetto ad una data malattia, sia i fattori legati all'ambiente sociale. Inoltre i recenti studi sottolineano con sempre più frequenza l'interazione persona-ambiente. Ha assunto un rilievo centrale, in questo discorso, non solo la semplice esposizione ad eventi di vita stressanti, ma anche la valutazione soggettiva che si fa di suddetti eventi (Baum e Posluszny 1999). Si tratta di contributi di ricerca che rivolgono l'attenzione al “fenomeno stress”, ipotizzando che i “fattori sociali rivestano un ruolo non solo nel determinare la natura stressante di molti eventi di vita, ma anche come mediatori della relazione stress-salute (Stroebe 1995). Tali contributi aggiungono al binomio salute-malattia, l'elemento stress come fattore correlato all'insorgenza della malattia. La salute vene così messa in relazione da un lato, con l'insorgenza della malattia stessa, dall'altro con i “fattori di stress”.

Nella gestione delle malattie, tra i concetti che ritroviamo in letteratura vi sono, oltre il ricorrente concetto si “stress”, quelli di:

il concetto di “coping”: termine che fa riferimento alle strategie con le quali le persone affrontano le situazioni potenzialmente dannose (le ricerche al riguardo hanno individuato diversi stili di coping adottati dai soggetti: centrato sul problema, tendente alla modificazione della situazione, centrato sulle emozioni, volto a ridurre le emozioni negative derivanti dallo stress, orientato all'evitamento, come impegnarsi in attività sostitutive);

il concetto di “compliance” (versus “non-compliance”): descrive la decisione dei pazienti di attenersi e di accondiscendere ai trattamenti medici consigliati;

il concetto di “empowerment”: (Rapaport 1981; Francescato, Leone e Moranti, 1993) deriva dall'integrazione di elementi di personalità, cognitivi, e motivazionali, esprimente la presa di potere e controllo da parte del singolo sulla propria vita e sul contesto sociale in cui è inserito, avente come obiettivo finale la collaborazione tra utente, che richiede una specifica prestazione, ed esperto, che è in grado di offrire tale prestazione.

CAPITOLO 2

L'IMPORTANZA DELLA PSICOLOGIA DELLA SALUTE SESSUALE

Nel corso degli ultimi venticinque anni il ramo della psicologia sociale che si occupa della salute sessuale è diventata una delle aree di interesse più importanti per quanto riguarda l'assistenza sanitaria in tutto il mondo. La pandemia globale di HIV, la rapida diffusione in tutto il mondo delle malattie sessualmente trasmissibili (MTS), e la crescente consapevolezza dei problemi di salute da parte del pubblico a livello mondiale hanno accresciuto enormemente l'esigenza, di coloro i quali si occupano di problemi di salute sessuale, ad avere accesso a nuove informazioni sulle teorie e sulla pratiche che possano aiutarli ad indirizzare i propri sforzi sulla risoluzione di tali problematiche. Centrale per la salute sessuale è la comprensione di vari aspetti della vita di una persona, quali il comportamento, il rapporto che hanno con il proprio partner sessuale, gli atteggiamenti, le iniziative che prendono per proteggersi contro i rischi per la propria salute sessuale, le credenze e le conoscenze riguardo a tutto ciò che può essere efficace a ridurre tali rischi sulle proprie vite. Per poter dare un senso a tutto quello che riguardano gli studi sulla psicologia della salute sessuale, c'è bisogno di impiantare il discorso sulle basi della psicologia accademica, la psicologia cognitivo-comportamentale, la medicina psicosociale e psicosessuale, e qualsiasi tipo di psicologia transculturale. Queste sono tutte aree dove si è registrato un aumento di interesse enorme nel corso degli ultimi anni. Interesse però sicuramente legato anche all'incredibile diffondersi dell'HIV su scala planetaria. Tutto questo interesse però ha portato ad enormi progressi nella comprensione della vasta gamma dei problemi di salute sessuale, ma nonostante i grandi passi in avanti, non si è ancora riusciti ad unificare sotto uno specifico aspetto l'incredibile mole di dati e di scoperte fatte in questo determinato ambito, in quanto non vi è ancora un costrutto unificante che possa riunire le diverse basi di conoscenze e pratiche cliniche in tutto quello che è il campo dello stato sanitario inerente la psicologia sessuale della salute, cosicché approcci psicologici per la salute sessuale sono sorti in una varietà di contesti differenti. Quindi idee e concetti teorici, non hanno seguito a volte lo stesso percorso di sviluppo all'interno di una stessa matrice accademica. Obiettivo quindi primario di una fondazione epistemologica di quella che è la psicologia sessuale della salute, è quello di unificare i differenti approcci psicologici nati nell'arco di questi ultimi venticinque anni, per poter guardare in che modo questi specifici approcci sono simili o differiscono tra loro. Vi è cosi l'ovvia possibilità di poter rendere vicendevolmente fertili i diversi campi di applicazione, con l'augurio che l'implicazione di tutto ciò possa portare verso l'integrazione delle varie influenze, in un unico approccio globale della psicologia sessuale della salute. Chiaramente siamo molto lontani da questa specifica meta, ma la spinta deve essere indirizzata verso questo scopo.

Storicamente una delle più importanti definizioni epistemologiche di tale campo di applicazione fu data dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (1975), definendo la salute sessuale come “l'integrazione degli aspetti fisici, emotivi ed intellettuali e sociali della natura sessuale in maniera tale che siano proficui allo sviluppo della personalità, della comunicazione e dell'amore”. Se vogliamo veramente seguire tale specifica definizione, facilmente ci accorgiamo di avere a che fare con molteplici aspetti, quali la salute genitale, la salute riproduttiva, la salute psicosociale ed emotiva, la libertà di poter scegliere la propria riproduttività, l'accesso completo ai vari livelli dell'educazione sessuale, completa assistenza sanitaria e completa facoltà di scelta, riconoscimento di ogni tipo di comportamento sessuale e con esso la liberazione da ogni fardello della stigmatizzazione sociale, la discriminazione e la repressione socio-politica.

Emerge così in maniera estremamente chiara il bisogno di indirizzare tutti questi problemi verso un unico scopo, ovvero quello di aiutare a far raggiungere un'ottimale salute sessuale alla popolazione mondiale.

STORIA E SVILUPPI DAL 1994

Concettualmente, la salute sessuale e la salute riproduttiva sono connessi sia direttamente che indirettamente. Dall'importante incontro ICPD (International Conference on Population and Development) nel 1994 al Cairo, il termine “salute sessuale e salute riproduttiva” è diventato uno standard in molte parti del mondo, anche se in alcune regioni ci sono sensibilità culturali e politiche che limitano l'uso del termine sulla salute sessuale, in cui viene reinterpretato il concetto generale di salute riproduttiva, reso operativo come un meta-concetto che include implicitamente le questioni sessuali legate alla propria salute. Negli ultimi anni la definizione emersa dall'incontro ICPD di salute sessuale, come sotto-componente della salute riproduttiva, è stata ampiamente messa in discussione, dal momento che è stato ampiamente riconosciuto che la salute sessuale comprende una gamma di comportamenti non limitabili alla sfera riproduttiva. Ciò sottolinea l'importanza di considerare la salute sessuale come una base a se stante, che sia però fondamentale per il raggiungimento anche di una salute riproduttiva, in quanto i rapporti sessuali e la sessualità tutta sono fondamentali per uno stato di benessere completo; importanza data anche dal fatto che ormai la salute riproduttiva non è più considerata come la meta finale della salute sessuale, ma che quest'ultima abbia una rilevanza considerevole in tutto l'arco della propria vita. La salute sessuale quindi, riconosce il desiderio degli individui e delle coppie di qualsiasi orientamento sessuale ad avere rapporti appaganti e piacevoli. Le preoccupazioni per la salute sessuale quindi vanno al di là del solo campo della fertilità e della riproduzione, affinché comprendano anche le disfunzioni sessuali e le disabilità, le malattie legate alla sessualità, le violenze legate alla sessualità stessa. Si può così facilmente notare come tutta questa gamma di aspetti cada fuori lo stretto interesse della sola salute riproduttiva. Affinché le persona raggiungano una sufficiente salute riproduttiva, esse devono essere in grado di esercitare il controllo sul proprio stato di salute sessuale, conferendo così alla sfera della sessualità e delle dinamiche relazionali una fondamentale importanza nella vita di ognuno, influenza che viene esercitata anche sulla diffusione o meno di comportamenti salutari quali: la diffusione dei contraccettivi, la prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili, la gestione delle gravidanze e degli aborti. Importanti questioni relative alla sessualità in genere sono anche la natura e la frequenza degli atti sessuali, le condizioni di scelta libera o coercitiva che motivano gli atti stessi, i significati associati loro, la percezione e l'esperienza del proprio desiderio sessuale ed il rapporto con il piacere, la scelta ed il numero di un determinato target sessuale, la formazione della complessità dell'identità sessuale di una persona (Dixon - Mueller 1993).

DEFINIZIONE DI SALUTE SESSUALE

Gli sforzi per definire la salute sessuale sono stati sostanzialmente influenzati dalla definizione di salute adottata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1948, dove la salute venne definita come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplicemente l'assenza di malattia od infermità. Nel campo della salute sessuale e riproduttiva, si tenne nel 1994 nella città del Cairo la “Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo” (ICPD). Questo consenso raggiunto su un concetto allargato di salute riproduttiva, che comprendeva come base la promozione della salute sessuale, ha sottolineato l'importanza dell'accesso a tutti di tale promozione.

Negli ultimi anni la definizione data dall'ICPD sulla salute sessuale come componente della più ampia salute riproduttiva è stata messa in discussione, in quanto è stato ampiamente riconosciuto che la salute sessuale è molto più che sa sola salute riproduttiva, e dovrebbe essere considerata addirittura un costrutto a se stante. La salute sessuale piuttosto che essere una semplice componente della salute riproduttiva, deve essere considerata la vera base (un prerequisito utile e necessario) al raggiungimento di essa, . La sessualità e tutta la sfera dei rapporti sessuali sono fondamentali per la salute riproduttiva, ma l'attività sessuale non deve essere considerata come direttamente associata alla sola riproduzione, ma che essa abbia una rilevanza maggiore all'interno di tutta la vita di una persona, ed ecco perché deve essere considerata come un concetto più ampio della sola salute riproduttiva. Ad esempio la salute sessuale riconosce il desiderio di individui e coppie, di qualsiasi orientamento sessuale e di qualsiasi background sociale, di avere un'appagante e piacevole vita sessuale, e le preoccupazioni di questo specifico ambito di applicazione non devono essere limitate al solo evento riproduttivo, ma a tutta una gamma di problemi, quali la fertilità, le disfunzioni e le disabilità sessuali, la violenza legata alla sessualità. Ecco come emergono dei problemi che stazionano fuori dall'orbita di un contesto che è esclusivamente dedicato alla salute riproduttiva. Ecco perché le discussioni che sono oggi in corso, per quanto riguarda i diritti umani internazionali e gli strumenti per la promozione della salute sessuale, sono sempre più utilizzati per sostenere e promuovere le rivendicazioni individuali e comunitarie ai governi nazionali nel garantire il rispetto, la tutela ed il rispetto dei loro diritti.

UNA DISCIPLINA MULTISETTORIALE

Determinate azioni volte al miglioramento della salute sessuale possono avvenire all'interno di una vasta gamma di impostazioni, compresi i programmi per la salute riproduttiva, attraverso cure sanitarie di base o di altri specifici settori, quali l'istruzione, il benessere sociale ed i programmi dedicati alla gioventù. Si delinea così la necessità di un approccio multi-settoriale e multi-prospettico in qualsiasi caso. I programmi che hanno portato a miglioramenti nel campo della salute sessuale devono il loro successo ad una serie di azioni che sono state attuate contemporaneamente in diversi settori, come ad esempio la lotta all'infezione da HIV od alle gravidanze indesiderate. C'è stato un grande dibattito sulle tipologie di intervento, se esse devono essere offerte come programmi integrati tra diversi settori, o come programmi verticali ed affiancati tra di loro, cosa che però non ha portato ad una definitiva soluzione, ma ha fatto emergere la necessità di una complementarità tra cinque diversi settori chiave o domini:

Leggi, diritti umani e politiche;

Educazione;

Società e cultura;

Economia;

Sistemi sanitari;

LEGGI, DIRITTI UMANI E POLITICHE

Programmi di promozioni politiche e giuridiche sono fondamentali per sostenere gli interventi esistenti per la salute sessuale o per l'introduzione di nuovi. I paesi possono utilizzare le leggi, le politiche ed altri meccanismi regolatori che sono sanciti nei trattati internazionali per garantire la protezione, la promozione e la fornitura di una sufficiente promozione della salute sessuale, come l'erogazione di servizi di assistenza sociale e legale, l'istituzione di linee telefoniche dedicate, o l'imposizione di sanzioni alle specifiche organizzazioni che non effettuano gli interventi sanitari richiesti dalla comunità internazionale o dalle leggi. Normative e politiche, che siano in grado di proteggere contro ogni forma di discriminazione e stigma i vari orientamenti sessuali, sono fondamentali per il mantenimento di una società sessualmente sana. È da notare purtroppo che in alcuni paesi le leggi e le politiche possono anche essere riduttive o addirittura ostruttive al benessere sessuale dell'individuo, diventa così importante riconoscere che l'esistenza di una determinata legge o politica sociale non significa direttamente il rispetto di esse. Il quadro che però emerge offre una visione di una società che dovrebbe essere regolata in base ai diritti dell'individuo, che cerca di integrare le norme, gli standard ed i principali accordi internazionali in materia di diritti umani nelle politiche e nei piani nazionali, al fine di promuovere la salute sessuale e lo sviluppo della salute e del benessere sessuale. Possiamo dire quindi che questo quadro si basa su dei principi di uguaglianza e partecipazione degli individui al diritto dell'istruzione, l'accesso alle informazioni sui problemi della propria salute sessuale, alla privacy, alla non discriminazione, all'autodeterminazione sessuale all'interno delle relazioni sociali, ed infine ad una completa assistenza sanitaria.

EDUCAZIONE

La correlazione tra il livello di istruzione e gli esiti per la salute sessuale è stata ormai da tempo ben documentata. Uno dei modi più efficaci per migliorare la salute sessuale a lungo termine, è l'impegno di garantire ad adolescenti e giovani affinché siano sufficientemente educati a prendere decisioni ottimali sulla loro vita sessuale, senza coercizioni ed imposizioni societarie. Accurate, basate sulle evidenze, ed appropriate informazioni e consulenze sulla salute sessuale, dovrebbero essere messe a disposizione di tutti i giovani, e dovrebbero essere prive di pregiudizi e discriminazioni di ogni genere. Tale tipo di istruzione può essere erogata tramite il principale strumento delle scuole, ma anche sul luogo di lavoro, dai fornitori di servizi sanitari della comunità, ma anche da comunità religiose e di pensiero.

SOCIETA' E CULTURA

Fattori sociali e culturali possono essere significativi nel determinare l'accesso delle persone ai servizi sanitari e d'informazione alla salute sessuale. L'influenza dei valori tradizionali, delle credenze e delle norme non devono essere sottovalutati, in quanto riguardano la famiglia, la comunità e la società di appartenenza, e svolgono un ruolo importante nel plasmare la vita delle persone. Mentre le determinanti socio-culturali variano nel tempo e da luogo a luogo, sembra che i gruppi sociali che godono di scarsa autonomia nella promozione della propria salute sessuale abbiano scarso accesso alle informazioni ed ai servizi sanitari. Inoltre l'influenza predominante del genere maschile sul genere femminile in moltissimi contesti culturali, avanzati e non, ha un effetto significativo sulla salute delle donne. Quindi gli interventi che con più probabilità sembrano avere maggior successo nel migliorare la salute sessuale sono quelli dove la comunità riflette – e si impegna a cambiare o rinnovare - sulle proprie tradizioni.

ECONOMIA

La povertà e la disuguaglianza economica è intrinsecamente legata alla povertà di risultati migliorativi per la salute sessuale e riproduttiva.

Questi collegamenti sono bidirezionali, in quanto le comunità povere avranno sicuramente una salute sessuale e riproduttiva peggiore delle comunità più ricche. Inoltre non è da sottovalutare che la necessità finanziaria è spesso la forza che guida moltissime persone, soprattutto donne, verso forme di comportamento sessuale ad altro rischio, quale la prostituzione. Interventi sanitari quindi non possono essere veramente efficaci sul medio e lungo termine, se non vengono compresi a fondo le relazioni che intercorrono tra bisogno economico e l'esito sulla salute.

SISTEMI SANITARI

Per il raggiungimento di una società che abbia a cuore una sufficiente salute sessuale è fondamentale un sistema sanitario che risulti accessibile, di buona qualità ed a prezzi che tutte le fasce sociali possano coprire. Gli interventi per mantenere e garantire la salute sessuale hanno dimostrato di funzionare meglio quando vi è la possibilità di poter offrire i servizi a persone di tutte le età, per tutta la durata della loro vita, a prescindere dal loro stato coniugale. È importante in particolare fare ulteriori sforzi per indirizzare i giovani verso questo nuovo atteggiamento di prevenzione sociale, a causa proprio della loro vulnerabilità sia sociale che biologica. Gli sforzi per prevenire e curare problemi di salute sessuale, continuano a mostrare l'importanza nel dover migliorare la comprensione circa i comportamenti sessuali, i desideri e le aspirazioni non solo della comunità tutta, ma anche dei singoli individui. Oltre a lavorare in questi specifici settori, la creazione di un programma riguardante la salute sessuale, richiede il potenziamento degli attuali servizi di salute ed il riconoscimento di determinanti della salute più ampie riguardo la sessualità ed il benessere. Il quadro che emerge offre quindi un approccio di pianificazione olistico multi-settoriale ed interdisciplinare, in quanto non solo si rivolge ai singoli fattori (come la sessualità ed i comportamenti correlati riguardo alla salute), ma anche a fattori sociali (come l'istruzione, le opportunità economiche, culturali e religiose), entrambe visioni influenzanti i risultati nelle specifiche aree di intervento. In definitiva si può notare un sostanziale cambiamento di prospettiva per quanto riguarda la comprensione dei concetti prevalenti sul comportamento sessuale, così come sui concetti di rischio e vulnerabilità, e l'importanza di una nuova visione basata sui diritti ed un nuovo approccio alla vita nella sua interezza. È di fondamentale importanza riconoscere, infine, che gli sforzi per poter modificare il comportamento di un individuo o di un determinato gruppo hanno scarsa probabilità di successo se tali sforzi non vengono condotti in sinergia tra i diversi settori dedicati alla promozione della salute sessuale.

Questo quadro sottolinea l'importanza di una programmazione per la salute sessuale in questi cinque diversi settori affinché, utilizzando un approccio multi-settoriale basato sui diritti di ogni singolo individuo, si possano delineare gli elementi che stiano alla base di una risposta da parte della società tutta per quanto riguarda la promozione della salute sessuale, fornendo informazioni e supporto ad un'educazione mirata della comunità su questi determinati punti salienti.

PORTATA DEL CONCETTO DI SALUTE SESSUALE

Gli sforzi per definire la salute sessuale sono stati sostanzialmente influenzati dalla definizione del termine salute adottata dall'organizzazione Mondiale della Sanità nel 1948. Questo concetto di salute viene visto come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non semplicemente l'assenza di malattia o infermità”. Quest' approccio positivo ed olistico e la visione globale della salute e del benessere, è stato ribadito successivamente in numerosi accordi internazionali e dichiarazioni. Nel campo della salute sessuale e riproduttiva, la Conferenza Internazionale sulla Popolazione e sullo Sviluppo (ICPD) tenutasi nella città del Cairo nel 1994, ha raggiunto un consenso unanime sul concetto di salute sessuale, di come possa incidere sulla stessa salute riproduttiva, sottolineando l'importanza che le persone giungano ad avere completo accesso ai servizi sanitari dedicati. Come è stato chiaramente osservato dagli studiosi, “i diritti umani forniscono un quadro giuridico internazionale entro il quale, i bisogni riguardanti la salute sessuale e riproduttiva e le aspirazioni di tutte le persone, possono essere considerati” (Gruskin 2005). Negli ultimi anni, gli strumenti internazionali in materia di diritti umani sono sempre più utilizzati per sostenere e far avanzare rivendicazioni legali da parte di individui ed intere comunità, in modo che i governi nazionali siano in grado di garantire la tutela e la realizzazione dei loro diritti alla salute sessuale e riproduttiva (Cook et. al. 2003). Le definizioni di lavoro ed il quadro per la programmazione prima esposto, si fondano su di un riconoscimento dei diritti individuali a livello internazionale. La chiave di lettura di tali elementi concettuali posso essere così brevemente esposti:

la salute sessuale rientra nel benessere generale, non soltanto l'assenza di una specifica malattia;

la salute sessuale comporta il rispetto, la sicurezza e la libertà dalla discriminazione e dalla violenza;

la salute sessuale dipende dal rispetto dei diritti umani internazionali;

la salute sessuale è rilevante per tutta la durata della vita dell'individuo, non solo durante gli anni della riproduzione, ma anche per i giovani e gli anziani;

la salute sessuale si esprime attraverso diverse forme di sessualità e diverse forme di espressione sessuale;

la salute sessuale è criticamente influenzata dalle normative di genere, i ruoli di genere, le aspettative e le dinamiche di potere che intercorrono tra i generi;

la salute sessuale deve essere compresa all'interno degli specifici contesti sociali, economici e politici.

DEFINIZIONI

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha iniziato il suo lavoro di ricerca nel campo della salute sessuale già nel 1974, quando le decisioni di un comitato di esperti ha portato alla pubblicazione di una relazione tecnica dal titolo “Educazione e trattamento alla salute sessuale umana” (OMS, 1975). Nel 2000 , la Pan American Health Organization (PAHO) e sempre l'OMS hanno convocato una serie di consultazioni tra esperti per analizzare la terminologia volta ad identificate uno programma definito tra varie opzioni. In uno di questi incontri sono così emerse una serie di preoccupazioni riguardanti la salute sessuale, affrontando diversi temi quali il rispetto dell'integrità del corpo, la sicurezza in ambito sessuale, l'erotismo, il sesso, il rispetto del proprio orientamento sessuale, l'attaccamento emotivo e la stessa riproduzione. Secondo la definizione corrente, la salute sessuale è “uno stato di benessere fisico, emozionale, mentale e sociale in relazione alla propria sessualità, non è semplicemente l'assenza di malattia, disfunzione od infermità. La salute sessuale e le relazioni sessuali, così come la possibilità di avere esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizioni, discriminazioni e violenze, richiede un approccio positivo e rispettoso nella sua totalità” (WHO, 2006a).

Salute sessuale che non può essere definita senza una considerazione di una vasta gamma di aspetti, infatti ciò che l'OMS ha tenuto a precisare all'interno di questi incontri internazionali è che la sessualità “ è un aspetto centrale della vita dell'essere umano, la quale comprende l'identità di genere ed i ruoli, l'orientamento sessuale, l'erotismo, il piacere, l'intimità ed anche la riproduzione. La sessualità viene vissuta quindi come un espressione di pensieri, fantasie, desideri, credenze, atteggiamenti, valori, comportamenti, pratiche, ruoli e relazioni. Mentre il concetto di sessualità può includere tutte queste dimensioni, non tutte di loro sono sempre espresse o sperimentate, in quanto la stessa sessualità, oltre ad influire sulla vita quotidiana, è influenzata dalla stessa, attraverso l'interazione dei piani biologico, psicologico, sociale, economico, politico, culturale,giuridico, storico, religioso e spirituale” (OMS 2006a). Vi è così un crescente consenso che la salute sessuale non possa essere raggiunta e mantenuta senza il rispetto e la tutela dei diritti umani, sociali e politici.

RIDEFINIZIONE DEL RAPPORTO TRA SALUTE SESSUALE E SALUTE RIPRODUTTIVA

L'ultimo decennio ha visto notevoli progressi nella definizione e nel consolidamento del campo della salute sessuale e riproduttiva. L'espansione delle politiche e dei programmi a livello globale, nazionale ma anche locale è stata sostenuta grazie ad agenzie internazionali, governi ed organizzazioni non governative (ONG). In particolare, hanno ricevuto ingenti investimenti soprattutto i programmi che hanno a che fare con la salute familiare ed infantile, la prevenzione dall'HIV, e la cura delle persone affette dallo stesso HIV. Un importante impulso per il consolidamento del lavoro sulla salute sessuale e riproduttiva è stato dato grazie alla conferenza ICPD tenutasi al Cairo nel 1994, che prevedeva investimenti per la salute pubblica in questi specifici campi, come contributo essenziale allo sviluppo sostenibile ed alla riduzione della povertà. Nel programma d'azione dell'ICPD (UNFPA 1994) 179 paesi hanno concordato un'estesa definizione riguardante la salute riproduttiva, in modo chiaro che potesse incorporare anche la salute sessuale nella frase “la salute riproduttiva, compresa la pianificazione familiare e la salute sessuale tutta”. Il programma d'azione avanza una visione positivistica della salute sessuale, affermando che il suo scopo è “il miglioramento della vita e delle relazioni personali, e non semplicemente la consulenza e l'assistenza connesse alla riproduzione e le malattie sessualmente trasmissibili”. La salute riproduttiva implica anche che “le persone debbano essere in grado di avere una vita sessuale sicura e soddisfacente ed avere la possibilità di decidere se, quando e quanto spesso di farlo”. Il programma d'azione ha continuato a descrivere due obiettivi primari che hanno rilevanza fondamentale per la salute sessuale: il primo riguarda la qualità del rapporto sessuale, sottolineando la necessità di “promuovere un adeguato sviluppo alla responsabilità sessuale, permettendo rapporti di equità e di rispetto reciproco tra i generi, che contribuisca al miglioramento della vita delle persone”; il secondo obiettivo riguarda l'accesso di una persona ai servizi dedicati alla salute sessuale ed a quella riproduttiva, compresa la pianificazione familiare, la protezione e l'esercizio dei diritti della persona. In particolare afferma la necessità di garantire che “le donne e gli uomini abbiano accesso alle informazioni, all'istruzione ed ai servizi necessari affinché si possa ottenere una buona salute sessuale, e l'esercizio dei propri diritti riproduttivi e le proprie responsabilità” (ICPD, 1994).

ELEMENTI CHIAVE DELLA SALUTE SESSUALE

I sistemi sanitari pubblici non possono necessariamente affrontare ogni problema legato alla salute sessuale, ma è possibile individuare degli elementi chiave che dovrebbero coprire le seguenti aree di interesse:

malattie sessualmente trasmissibili (compreso l'HIV);

gravidanze indesiderate e aborto in condizioni libere e sicure;

disfunzioni sessuali ed infertilità;

violenze legate al genere ed alla sessualità;

i giovani, la salute sessuale e l'educazione alla stessa;

il rispetto dell'orientamento sessuale e l'identità di genere:;

i problemi di salute legati alla salute sessuale;

l'impatto delle disabilità fisiche e delle malattie croniche sul benessere sessuale;

la promozione di esperienze sessuali sicure e soddisfacenti.

L'APPLICAZIONE DEGLI ELEMTI CHIAVE

Il quadro di programmi sulla salute sessuale appena esposto rappresenta un approccio olistico multi-settoriale, una pianificazione interdisciplinare di programmazione di servizi per la salute sessuale. Esso affronta i fattori che influenzano la salute sessuale, sia a livello individuale, ovvero la sessualità ed i comportamenti ad essa correlati, ed al livello sociale, come l'istruzione, le condizioni economiche e le determinanti culturali e religiose. È stato visto come strategie di intervento globali possono contribuire a migliorare l'assistenza sanitaria primaria, la sanità dedita alla riproduttività e la sanità dedita alla prevenzione, al trattamento ed alla cura. L'importanza del quadro delineato può essere maggiormente apprezzato considerando alcuni esempi di tipo pratico. Ovviamente non è possibile trattare tutti i temi riguardanti la salute sessuale, ma le descrizioni che seguiranno dimostreranno come il suddetto quadro possa applicarsi ad una serie di importanti problemi di salute sessuale.

INFEZIONI DEL TRATTO RIPRODUTTIVO E MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI (MTS), COMPRESO L'HIV

Le infezioni del tratto riproduttivo possono essere inserite nel quadro generale delle malattie sessualmente trasmissibili, e tra esse possiamo ricordarne alcune come le infezioni iatrogene associate a pratiche mediche non sicure al tratto riproduttivo (come l'esecuzione di aborti non sicuri), ed infezioni endogene come le vaginosi batteriche e le candidosi che si verificano a seguito di un'anormale interruzione della microflora vaginale. Le MTS sono da considerarsi come un problema della salute pubblica, le quali contribuiscono in maniera preponderante al carico globale di malattie degli adulti, sia per malattie di tipo acuto e per risultati a lungo termine come il dolore cronico, l'infertilità, esiti avversi della gravidanza (fra cui la mortalità neonatale e lo scarso peso alla nascita), ed infezioni cancerose al tratto riproduttivo (tra cui il cancro al collo dell'utero). Il tasso delle malattie sessualmente trasmissibili è molto alto nella popolazione mondiale, se si stima che ci sono circa 340 milioni di nuovi casi ogni anno, riguardanti le quattro più comuni malattie curabili a trasmissione sessuale, la clamidia, la sifilide, la gonorrea e la tricomoniasi. (WHO 2006b).

L'impatto di HIV ed AIDS sugli individui, le famiglie, le comunità e le istituzioni nazionali, tra cui quelle riguardanti la salute e l'educazione, è davvero enorme in molte parti del mondo. Si stima che potrebbero esserci tra le 31 e le 36 milioni di persone affette, la maggior parte dei quali ha contratto l'infezione sessualmente, ma vi è sempre una generale riluttanza nell'affrontare questioni così delicate legate alla sessualità, cosa che ha contribuito ad una lenta risposta all'epidemia in più parti del mondo. Emerge così la certezza che una buona gestione e prevenzione delle MTS sono cruciali per controllare la trasmissione dell'HIV nelle popolazioni affette (Grosskurth et al. 2000). Il controllo delle malattie sessualmente trasmissibili richiedono, in particolare, un impegno per la salute sessuale nel senso più ampio del termine. Un focus quindi troppo ristretto sul tema del controllo delle malattie infettive avrà, con molta probabilità, un insuccesso se non si tiene conto dei molteplici fattori che aumentano il rischio e la vulnerabilità degli specifici individui o gruppi. Un quadro d'azione che pone il controllo delle malattie trasmissibili sessualmente in un contesto più ampio, avrà più probabilità di avere successo nel lungo termine, purché si tenga conto sia dei cofattori di trasmissione sia dei fattori sociali che aumentano la vulnerabilità dell'individuo. L'applicazione del quadro di riferimento per la salute sessuale implica il riconoscimento che alcune sezioni della popolazione possano essere vulnerabili a questo tipo di infezioni, tra le quali possiamo certamente individuare i giovani, le persone che operano nella tratta commerciale del sesso, e le persone che sono vittime di abusi sessuali o a rischio di violenza sessuale all'interno delle loro relazioni sociali. I bisogni specifici della salute sessuale di queste persone vanno al di là del fornire la sola adeguata assistenza clinica, includendo una consulenza che sia vicina alla sfera della sessualità, facendo riferimenti che hanno a che fare con la violenza, le sue conseguenza, e l'assistenza nella conoscenza ed uso dei vari contraccettivi.

GRAVIDANZE INDESIDERATE ED ABORTO

L'aborto non sicuro è “una procedura per terminare una gravidanza indesiderata, o da persone che sono prive delle competenze necessarie, o che sono in un ambiente privo degli standard minimi medici, od entrambi” (WHO, 199). È stato stimato che circa 20 milioni di donne ogni anno ricevono un aborto non sicuro, di cui circa 19,2 milioni sono eseguiti in paesi in via di sviluppo. La maggior parte (59%) degli aborti non sicuri, vengono eseguiti su giovani donne di età compresa tra i 15-24 anni (WHO, 2004). Gli aborti non sicuri rappresentano circa il 13% di tutte le morti materne in tutto il mondo, ed inoltre si stima che circa 66,500 donne siano morte, per complicazioni susseguenti l'aborto non sicuro, nel solo 2003. (WHO, 2007). Il quadro della salute sessuale applicata alle gravidanze indesiderate cerca di spiegare come sia stato possibile che questi problemi, anche se ormai esistono e sono conosciuti metodi contraccettivi e pratiche abortive sicure, continuino da ormai troppi anni. Sempre attraverso i cinque domini, già prima descritti, sulla salute sessuale, è possibile evidenziare un certo numero di fattori che influenzano l'incidenza delle gravidanze indesiderate e degli aborti rischiosi sull'ambiente, tra i quali è possibile individuare:

l'accesso delle giovani donne e dei giovani alle informative riguardo la contraccezione;

la legittimità di fornire dei contraccettivi per i giovani;

una legittimità legislativa dell'aborto;

norme socio-culturali e pratiche educative riguardanti il sesso sicuro;

il trattamento delle gravidanze indesiderate e la fornitura che eroghino un servizio di aborto sicuro;

lo studio sulle influenze di genere, le relazioni di potere all'interno delle stesse relazioni e la capacità di uomini e donne nel saper utilizzare metodi contraccettivi sicuri;

Un quadro sulla salute sessuale così applicato all'aborto in generale, avrebbe così cercato di agire in una vasta gamma di domini, con l'intenzione non solo di assicurare metodi abortivi sicuri, ma quella di ridurre in primo luogo la necessità di un aborto, ed anche della corretta prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili.

LE DISFUNZIONI SESSUALI

Le preoccupazioni relative al proprio funzionamento sessuale sono universali, ma hanno forme culturali ben specifiche. Generalmente, si stima che tra 8% ed il 33% della popolazione adulta nei paesi sviluppati possa soffrire di determinati tipi di disfunzioni sessuali nel corso della propria vita, anche se alcuni studi suggeriscono che la cifra reale possa essere addirittura superiore (Laumann et al. 1999). I problemi legati all'ambito sessuale sono da ricondurre al calo del desiderio sessuale, alla disfunzione erettile maschile, all'incapacità di raggiungere l'orgasmo, l'eiaculazione precoce, al dolore durante i rapporti, ed il vaginismo. Queste preoccupazioni sono relativamente comuni, ma raramente sono diagnosticate o trattate nei servizi del settore pubblico. Solo di recente i fattori epidemiologici ed eziologici sono stati studiati in maniera approfondita, ed è stato notato come la maggior parte di uomini e donne ricerchino le cure all'interno del settore sanitario privato, in quanto i servizi pubblici offerti non sono relativamente comuni e di facile raggiungimento. Tuttavia, nel quadro della salute sessuale, l'importanza di affrontare il tema della disfunzione sessuale maschile e femminile è estremamente chiaro. Gli studi in tutto il mondo hanno ampiamente dimostrato che esista una forte correlazione delle disfunzioni sessuali con i comuni disturbi mentali, compresa la depressione, la bassa qualità della vita. La propria funzione sessuale inoltre è anche strettamente legata alle aspettative dominanti della propria società di appartenenza in quel particolare momento (ad esempio su ciò che significa essere uomini o donne in quell'epoca e luogo), così come ai costumi sociali, culturali e credenziali. La disfunzione sessuale, se non adeguatamente trattata, può causare una alto grado di sofferenza, danneggiando la capacità di formare una persona completa nel corpo e nello spirito, e che sia in grado di relazionarsi ad una relazione intima. In senso lato, il disagio con la propria sessualità, può ridurre le possibilità di una persona nell'impostare adeguati limiti comportamentali, per se stesso o all'interno del rapporto con la società tutta (Robinette et al., 2002). Il quadro della salute sessuale riconosce quindi il ruolo fondamentale che la funzione sessuale ha nel riprodurre positivi rapporti sessuali, ed un positivo approccio alla propria persona.

LA VIOLENZA LEGATA AL GENERE ED ALLA SESSUALITA'

La violenza legata al genere sia alla sessualità è ormai considerata a livello internazionale, o quasi, una violazione dei diritti umani ed un gravissimo problema di salute pubblica. Tra le forme che contraddistinguono tale tipo di violenza è possibile registrare: lo stupro, abusi sessuali su minori, atti sessuali coercitivi, forme di violenza domestica, le mutilazioni genitali femminili, i cosiddetti delitti “d'onore”, e la costrizione alla prostituzione. La violenza sessuale può essere diretta non solo alle donne, ma anche a ragazze e ragazzi e comunque ad ogni gruppo che sia in una posizione di particolare vulnerabilità. La violenza sessuale può assumere molte forme, la più diffusa è la violenza nei confronti delle donne da parte degli uomini legate a loro da qualche tipo di relazione, e stiamo parlando dei loro partner o dei loro mariti, ma anche altri membri della famiglia di appartenenza. “Le violenze intime del partner” comprendono atti di pura aggressione fisica, abusi psicologici, e la coercizione sessuale (WHO, 2005). Questi atti sono spesso interconnessi con vari tipi di abuso sorti nel medesimo rapporto anche a distanza ti tempo. Considerando tutto ciò, è possibile ricondurre queste violenze al quadro generale della salute sessuale, in quanto tali violenze posso essere causa di gravidanze indesiderate, acquisizione di malattie sessualmente trasmissibili, e menomazioni sessuali. Inoltre molti studi dimostrano che l'abuso sessuale in età precoce è causa di un aumento di problemi psico-fisici durante l'età adulta. Vivere una violenza sessuale può diventare un grosso ostacolo al raggiungimento di una buona salute sessuale nei modi più disparati, in quanto quando una donna che subisce una ridotta autonomia sessuale all'interno di un rapporto iniquo e coercitivo, limita anche la sua capacità di fare delle buone scelte in ambito della sua sessualità (Jejeebhoy et al. 2003). Nel promuovere la salute sessuale è importante quindi affrontare sia le determinanti di fondo della violenza sessuale, attraverso un'istruzione di elevata qualità sul sesso e le relazioni per i giovani ed un sostegno esteso alla salute mentale di tutti quegli individui che hanno subito abusi sessuali, affinché si possa ridurre il rischio di una perpetrazione della violenza, ed anche attraverso un'assistenza sanitaria che possa coprire bisogni non solo di tipo psicologico, ma anche di tipo economico. L'utilizzo di un quadro sessuale della sanità comporta l'educare la comunità più ampia circa l'impatto della violenza sessuale, focalizzandosi sulla rimozione delle barriere legali e politiche affinché ci sia non solo una certezza della pena nei confronti del soggetto violento, ma che ci sia anche una certezza di protezione della dignità e della riservatezza delle vittime. Oltre a rappresentare un vero e proprio assalto al diritto fondamentale della persona alla vita ed all'integrità fisica, la violenza può essere sia un segno che una conseguenza della discriminazione di genere. La violenza sessuale contro donne e ragazze riduce la loro libertà di movimento, di associazione ed anche di parola. Inoltre limita l'accesso all'istruzione, al lavoro ed alla vita fuori di casa. La violenza sessuale rafforza ( e deriva da) altre forme di disuguaglianza come lo status economico, che serve a rinforzare gerarchie di potere in base alla classe, alla razza, all'etnia, o di altre importanti divisioni sociali. La violenza sessuale risulta così come una forma “extra-legale” (al di fuori del sistema giuridico ma anche sociale) della punizione e del controllo, che sono spesso destinate ad indurre vergogna ed a diminuire la reputazione della vittima stessa.

L'IMPATTO DELLE DISABILITA' FISICHE E DELLE MALATTIE CRONICHE SUL BENESSERE SESSUALE

Una varietà di disabilità possono influenzare il funzionamento sessuale ed avere un impatto negativo sul benessere sessuale, attraverso il profondo effetto che hanno sulle relazioni interpersonali, l'autostima e l'immagine corporea (Drench 1992). Queste disabilità fisiche comprendono disabilità neurologiche, come ad esempio lesioni del midollo spinale, ictus, sclerosi multipla, traumi cerebrali e paralisi cerebrali. Le esigenze e le espressioni sessuali delle persone con questi disturbi sono spesso ignorate, perché vi è una percezione di esse come persone non sessualmente attive. Alcune malattie croniche hanno un impatto negativo sulla salute sessuale, alcuni tipi di cancro, in particolare quelli legati al sistema riproduttivo, combinati spesso col trattamento ad essi correlati, possono influenzare pesantemente la percezione di una persona sul proprio corretto funzionamento sessuale (Kaplan 1992). Altre malattie croniche, tra cui l'artrite, malattie cardiovascolari, diabete e depressione, ma anche alcuni tipi di farmaci, sono tutte cause scatenanti disfunzioni sessuali. Da tutto ciò emerge un quadro sulla salute sessuale che dovrebbe includere una creazione di politiche volte ad aumentare l'accessibilità e l'accettabilità sociale dell'espressione sessuale da parte di questa porzione di popolazione. Si potrebbe inoltre rivedere la fornitura tutta di informazioni e formazione per quanto riguarda alcuni effetti collaterali dei farmaci utilizzati da persone con malattie croniche, così da predisporre la persona ad una accettazione del suo stato, temporaneo o permanente, di malattia.

SERVIZI INTEGRATI SULLA SALUTE SESSUALE E RIPRODUTTIVA

L'integrazione dei servizi può essere intesa come l'unione di diversi componenti di assistenza sessuale ed alla salute riproduttiva, stabilendo forti legami con altri sistemi sanitari ed i relativi servizi sociali. Gli obiettivi di questa integrazione sono quelli di aumentare l'efficacia e l'efficienza del sistema sanitario, e per soddisfare le esigenze delle persone per una completa, accettabile, accessibile,conveniente cura centrata sul cliente (WHO, 2006c). Per integrazione però non s'intende che tutti gli elementi fondativi dell'assistenza sanitaria per il benessere sessuale e riproduttivi debbano essere forniti da un unico sito, ma significa che i fornitori dell'assistenza sanitaria debbano avere le conoscenze e le competenze per fornire una vasta gamma di servizi adeguati per tutti i tipi di pazienti (WHO, 2006c). Tuttavia, sebbene vi sia consenso unanime circa l'importanza di quest'integrazione, la situazione rimane altamente frammentata, con un'impostazione verticale dei programmi per le prestazioni dei servizi in molti paesi (Askew et al. 2003).

UNA PROSPETTIVA “ESTESA”

La sessualità, l'esperienza sessuale e la lotta per il mantenimento della salute sono ormai riconosciuti come processi che si estendono per tutta la durata della vita di ognuno, con importanti implicazioni. Per queste ragioni, un punto di vista che si estende per tutta la durata della vita, viene sempre più integrato all'interno di ogni tipo di programmazione. La sessualità di una persona viene vissuta in modi diversi nelle varie fasi della sua vita, così come le espressioni sessuali hanno una diversi modi di concepire il benessere sessuale. Questo tipo di prospettiva inizia prima della nascita, perché già dalla gravidanza, lo stato di salute di una donna non si riferisce solo alla propria, ma anche a quella del nascituro. Negli anni dell'infanzia, il bambino sperimenterà le sue prime esperienze con gli impulsi sessuali – sia positive che negative. Quindi il bambino crescendo, formerà le sue aspettative ed i suoi comportamenti nelle relazioni sessuali in base alle informazioni provenienti dalla famiglia, dagli amici, dai media, dalla scuola e dalla sua comunità di appartenenza. Queste influenze avranno un impatto sia sul rischio che sulla vulnerabilità ai problemi di salute sessuale. Durante l'adolescenza, le influenze delle norme familiari e comunitarie in materia di relazioni comportamentali nell'ambito della sessualità, la gravidanza, il matrimonio ed il sesso, determineranno come e quando l'adolescente avrà accesso a ricevere informazione riguardante tutto ciò. Poiché la vita media degli esseri umani continua ad allungarsi, soprattutto negli stati sviluppati economicamente, si sta guardando con sempre più attenzione non solo alle fasi precoci della sessualità, ma anche a quelle tardive, ovvero nell'età anziana dell'individuo. Infatti i problemi che si creano nella vita di quest'ultimi, possono destare serie preoccupazioni in quanto sono pericolose per la vita, avendo a che fare con malattie quali il cancro del tratto riproduttivo, disfunzioni sessuali, malattie cardiovascolari. I cambiamenti ormonali possono avere un impatto negativo sul corretto funzionamento della salute sessuale, ma il cambiamento delle norme sociali e lo sviluppo tecnologico in campo medico ha permesso a molte persone anziane di continuare a godere di un sufficiente benessere sessuale.

GIOVANI

L'importanza di concentrarsi sui giovani nella promozione della salute sessuale è chiaro. Quasi metà della popolazione mondiale ha meno di 25 anni di età – la più grande generazione giovanile nella storia dell'umanità (UNFPA, 2003a). Gli adolescenti ed i giovani hanno dimostrato di essere particolarmente vulnerabili ai problemi di salute sessuale in tutti i paesi del mondo, in quanto tale vulnerabilità si basa sia su fattori sociali che biologici. Essi sono più propensi ad acquisire le malattie sessualmente trasmissibili e sono particolarmente vulnerabili all'HIV, si registrano inoltre proprio in quest'età il maggior numero di casi di gravidanze indesiderate e di aborti non sicuri e molto spesso non ricevono un'adeguata, o addirittura mancante, educazione sessuale. Ma l'HIV e le MST non sono gli unici aspetti della salute sessuale giovanile: è stato notato come negli ultimi 100 anni l'età del menarca e la pubertà in generale abbiano abbassato gradualmente l'età del loro esordio, probabilmente grazie ad una migliore alimentazione ed una migliore salute generale. Infine è stato anche registrato un aumento a livello globale di rapporti pre-matrimoniali, cosa che ha ulteriormente abbassato l'età di esordio sessuale nei giovani.

DA UNA CATTIVA GESTIONE DELLA SALUTE SESSUALE, ALLA GESTIONE DEL BENESSERE E DEL PIACERE

Nonostante le richieste fatte dall' ICPD affinché i servizi promuovano scelte positive per la salute sessuale ed il benessere, gli interventi sanitari sono quasi sempre limitati alla prevenzione, al trattamento ed alla cura dei principali problemi di salute sessuale. Ma altri problemi di salute sessuale stanno emergendo nell'arco degli ultimi anni, cosa che ha portato alla necessità di una maggiore comprensione del comportamento sessuale, i desideri e le aspirazioni degli individui e delle comunità. Tutto ciò ha portato ad una nuova consapevolezza del legame tra il piacere sessuale, i problemi di natura sessuale e la soddisfazione di un generale benessere dello stato di salute. Ha cosi avuto luogo lo spostamento dei programmi da un focus prettamente basato alla prevenzione e cura dei problemi, ad un focus centrato sulla comprensione di concetti più generali di benessere, che ha portato ad un maggiore impegno verso la promozione dei diversi approcci volti a creare o mantenere un sano stile di vita sessuale. Tra questi nuovi programmi possiamo ricordare messaggi promozionali che vanno dall'astinenza sessuale come il programma ABC (Abstain, Be faithful, Use a condom), oppure quelli per la promozione di alternative al sesso fra giovani (Rutgers University, 2006). Chiaramente, questo spostamento di focus, dipenderà molto da come i programmi si relazioneranno con le norme sociali e culturali del paese specifico o comunità d' intervento, cercando però di far affermare l'idea di un maggiore riconoscimento, di una maggiore comprensione ed accettazione del fondamentale ruolo della sessualità che c'è all'interno delle nostre vite. Solo grazie a ciò si può davvero puntare ad un generale miglioramento dello stato di salute, ed uno specifico miglioramento di quello sessuale, offrendo così la possibilità di un migliore godimento della propria sessualità, in coppia o individualmente.

VERSO UN'EDUCAZIONE ALLA SESSUALITA'

Ci sono molti punti focali su cui concentrarsi per la promozione della salute sessuale, tra qui ricordiamo:

un'educazione completa ed obiettiva sulla salute sessuale per i giovani nelle scuole;

una formazione sempre aggiornata per gli operatori sanitari, gli insegnanti, gli assistenti sociali ed operatori giovanili;

una serie di strategie sulla comunità per poter soddisfare le esigenze dei giovani che non frequentano la scuola.

All'interno delle scuole, c'è ormai una forte evidenza sul bisogno di promuovere la salute sessuale attraverso una completa formazione sulla sessualità, le relazioni ed il sesso. Mentre la terminologia sul caso può variare da paese a paese, e da cultura a cultura, è possibile rintracciare dei concetti inequivocabili per un approccio globale alla salute sessuale, ovvero:

informazioni sulla prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili e l'HIV, la contraccezione, e la meccanica della fertilità e della riproduzione;

informazioni complete ed esaustive sul ruolo del piacere, dell'erotismo e della soddisfazione;

discussioni sulle differenze di genere e disuguaglianze e dei diritti umani, circa gli effetti negativi o positivi delle norme che regolano le differenze di genere;

informazioni sull'importanza della responsabilità di decisioni congiunte;

informazioni non parziali sulla propria identità sessuale e di genere, e la propria scelta sessuale.

Inoltre è stato dimostrato come questi programmi educativi abbiano maggior successo quando sono completi, utilizzati con metodi di insegnamento che comportano l'affrontare le pressioni sociali da parte degli studenti, e quando sono iniziati quanto prima nelle scuole. Per i giovani che non frequentano la scuola è necessaria un'azione urgente per fornire tale tipo di istruzione in maniera flessibile ed innovativa, ad esempio per mezzo di comunità di recupero, o di formazione a distanza, come la radio, la televisione, o messaggi virali all'interno del web (UNESCO, 2008b).

Il target di una nuova educazione alla salute sessuale non riguarda solo i giovani, ma anche la formazione ed il sostegno per i professionisti del settore. Una buona consulenza richiede che chi fornisce la prestazione, abbia informazioni corrette per l'età ed il sesso sulla quale si accinge ad operare, condividendo le informazioni in maniera non giudicante e stigmatizzante, in quanto gli individui hanno il diritto di ricevere un'informazione equilibrata e completa per la loro salute, i loro corpi e le loro opzioni di scelta, in modo che possano prendere decisioni informate su come prevenire o curare problemi di salute connessi alla propria sessualità. È importante inoltre che gli investimenti di settore non si limitino al solo settore privato, che sicuramente sarà più specializzato di quello pubblico, ma non è raggiungibile da gran parte della popolazione target. Dopo aver mostrato ciò, insegnanti e operatori socio-educativi e di comunità hanno così l'opportunità di discutere le questioni legate alla salute dei bambini, degli adolescenti e della popolazione tutta, aumentando le loro capacità operative grazie ad una maggiore informazione e consulenza diretta ai giovani, e non solo, su tutto ciò che concerne la salute sessuale.

ASPETTI PSICOLOGICI CONNESSI AI COMPORTAMENTI SESSUALI A RISCHIO

Nell'ambito della letteratura nazione d internazionale sui comportamenti sessuali a rischio, sono state condotte numerose ricerche nel tentativo di dare una spiegazione a tali comportamenti. Tali studi, hanno esaminato una moltitudine di variabili potenzialmente atte ad influenzare i comportamenti sessuali a rischio tra i quali:

la gestione delle informazioni;

gli atteggiamenti;

le credenze;

la percezione del rischio;

le caratteristiche di personalità;

le abilità sociali ed individuali;

L'AUTOEFFICACIA NELLA GESTIONE DELLA SALUTE SESSUALE

Abbiamo visto come le teorie del cambiamento dei comportamenti rilevanti per la salute, già discusse nel primo capitolo, mettono in rilievo varie cognizioni che influiscono direttamente o indirettamente sui comportamenti rilevanti per la salute sessuale. L'elemento comune in tutti questi modelli possiamo rintracciarlo nel costrutto dell'auto-efficacia, che rappresenta un predittore prossimale e diretto dell'intenzione e del comportamento (Schwarzer, Luszczynska, 2007). L'auto-efficacia rappresenta la convinzione di avere la capacità di modificare i propri comportamenti a rischio per la salute attraverso un'azione personale. La modificazione di un comportamento viene vista come dipendente dal senso della propria capacità di fronteggiare lo stressor e di mettere in moto le proprie risorse, i corsi d'azione necessari a rispondere alle richieste situazionali (Bandura, 1997). Le abilità di autoregolazione sono parte integrante anche della gestione della sessualità in adolescenza. Da esse dipendono in parte le situazioni sociali in cui le persone si trovano ad agire, come riescono ad affrontarle, come riescono a resistere all'invito ad avere comportamenti sessuali rischiosi, in quanto è più facile esercitare un controllo sul comportamento di scelta preliminare che può indurre in situazioni sociali difficili, piuttosto che cercare di districarsi da tali situazioni una volta che si è coinvolti. L'auto-efficacia può essere semplicemente divisa in 2 fasi distinte, ma correlate: una prima fase iniziale, di carattere motivazionale, detta anticipatoria, che comprende elementi manipolabili sotto l'aspetto cognitivo; una seconda fase di carattere sociale, detta di coinvolgimento, dove si è sospinti proprio da pressioni e stimoli sociali difficili da gestire, che potrebbero indurre in un comportamento sessuale rischioso. È questa la fase più difficile, in quanto elementi di carattere protettivo a livello cognitivo, si scontrano con gli elementi stressanti del momento, quali le pressioni sentimentali e quelle interpersonali. In tali situazioni, il potere dell'eccitamento, della seduzione, del desiderio sessuale, possono superare l'influenza di ogni ragionevole informazione e di ogni ragionevole buon senso. Ciò che influisce maggiormente sul comportamento rischioso è che più è debole la convinzione di poter esercitare un controllo personale sul momento, più questi fattore sociali ed emozionali possono aumentare la probabilità di comportamenti sessuali prematuri o rischiosi (Bandura, 2007). Infatti volendo tracciare quello che può essere un profilo adolescenziale in relazione a comportamenti sessuali a rischio, possiamo individuare: ridotto senso di efficacia per l'esercizio di autocontrollo protettivo nei rapporti sessuali, frequentazione di cerchie sociali che approvano tali comportamenti a rischio, idee errate per quanto riguarda il corretto benessere sessuale per se e per i propri coetanei. (Walter et al. 1992). Questa combinazione di elementi psicosociali prevale sulle convinzioni riguardo la propria vulnerabilità alle malattie a trasmissione sessuale ed alla loro gravità. Inoltre, numerosi studi hanno evidenziato il ruolo svolto dalle convinzioni di auto-efficacia nella gestione della sessualità, e tali studi hanno riguardato : la contraccezione (atta ad evitare sia le gravidanze indesiderate, sia le malattie sessualmente trasmissibili), le modalità comunicative per l'utilizzo dello stesso e programmi di promozione del benessere nella sfera sessuale.

Ma andiamo ad indagare alcuni aspetti specifici dell'auto-efficacia in relazione all'uso dei contraccettivi, alle capacità comunicative di negoziazione e riguardo ai programmi di promozione del benessere sessuale:

nel primo punto, ovvero l'auto-efficacia in relazione all'uso dei contraccettivi, alcuni studi documento l'importanza delle convinzioni di efficacia nella gestione delle attività sessuali in relazione all'uso dei contraccettivi, in relazione ai ragazzi ed alle ragazze adolescenti, che hanno un elevato rischio di incorrere in gravidanze indesiderate a seguito di rapporti sessuali non protetti (Kasen et al. 1992) (Longmore at al. 2003) (Wang et al. 2003). Queste ricerche dimostrano che l'efficacia percepita per la gestione delle relazioni sessuali è correlata con l'uso più efficace dei contraccettivi. Un atteggiamento favorevole verso metodi contraccettivi aumenta le intenzioni di usarli, ma la probabilità che tali intenzioni vengano applicate, dipendono dalle convinzioni di efficacia (Basen-Engquist 1992). Alcune ricerche si concentrano invece specificamente sull'utilizzo del preservativo come metodo per prevenire le gravidanze e le malattie a trasmissione sessuale, dove viene argomentato che per una corretta prevenzione da tali disturbi vi è solo se si ha una buona capacità nell'usarlo in maniera corretta. Questa capacità è considerata un predittore diretto delle pratiche sessuali sicure (Kalichman et al. 2002). Tuttavia alcuni studi hanno evidenziato che le abilità di applicazione del profilattico non sono correlate con il comportamento sessuale a rischio, e quest'assenza di correlazione può essere dovuta ad un cosiddetto effetto “tetto”, ossia risposte orientate troppo sul versante positivo, per quanto riguarda un corretto utilizzo del contraccettivo specifico.

Nel secondo punto, l'auto-efficacia correlata alle capacità comunicative, dagli studi nella prevenzione delle MTS, viene sottolineata l'importanza della comunicazione nel negoziare l'uso del preservativo. Secondo questi studi, i ragazzi che usano regolarmente i contraccettivi e che riferiscono di aver avuto un minor numero di partner sessuali, hanno convinzioni ottimistiche per quanto riguarda la loro capacità di negoziare l'uso del preservativo. Si sottolinea un effetto bidirezionale dell'auto-efficacia: da un lato essa aumenta per effetto delle esperienze di padroneggiamento passate, dall'altro un'elevata auto-efficacia permette di agire in maniera efficace, riuscendo così in un'ottimale negoziazione per l'uso del preservativo (Holschneider et al. 2003).

Nel terzo punto, ovvero l'auto-efficacia correlata ai programmi di promozione, gli studi hanno determinato che l'introduzione del concetto di auto-efficacia ha determinato una svolta nell'impostazione dei programmi di promozione della salute, poiché ha permesso il superamento del modello meramente informativo, che ha dominato a lungo nell'educazione alla salute sessuale, a favore invece di un modello propriamente formativo. In questo tipo di intervento infatti, l'informazione costituisce solo il punto di partenza, mentre lo sviluppo di abilità autoregolatorie e la costruzione di un forte senso di auto-efficacia ne sono il centro, e la ricerca di sostegno sociale ne è la fase finale, importante nel determinare il mantenimento delle modificazioni avvenute (Majiani, 1999). Il miscelamento di abilità personali e sostegno sociale comprende, oltre alle strategie per resistere alle pressioni coercitive verso l'adozione di comportamenti dannosi, le abilità di problem solving, del comportamento decisionale, dell'autogoverno e della gestione dello stress. La sfida maggiore che tali studi si pongono è quella di non voler offrire agli adolescenti una regola d'oro da applicare in ogni situazione, ma nel fornire loro le abilità necessarie per tradurre in pratica le indicazioni ottimali per il mantenimento del proprio benessere sessuale.

LA PERCEZIONE DEL RISCHIO LEGATA AI COMPORTAMENTI SESSUALI NEGLI ADOLESCENTI

L'assunzione dei rischi durante l'adolescenza viene ormai considerata un comportamento naturale e quasi inevitabile che svolge molte funzioni. In particolare i comportamenti sessuali a rischio in adolescenza, assolvono essenzialmente a tre grandi funzioni nel percorso di sviluppo adolescenziale: il bisogno esasperato di un senso di adultità; il trasgredire, l'esplorare, l'emulazione. Riguardo al bisogno di adultità, esso viene espresso dall'adolescente quando cerca di acquisire i vari comportamenti tipici della personalità adulta: in questo modo promuove la sua autonomia personale alla quale associa una migliore percezione di sé. Il sesso rappresenta la soglia da varcare per sentirsi grandi ed è per questo che molti adolescenti cercano di collezionare un numero sempre maggiore di partner ed esperienze sessuali, credendo che la maturità sessuale si limiti al solo atto, e che non necessiti di altre forme di maturità prettamente di tipo cognitivo e relazionale, che solo con il tempo e con l'esperienza emotiva si possono acquisire. Infatti, non sempre un'intensa attività sessuale è sinonimo di benessere psicologico. Il fatto che una transizione avvenga nei tempi giusti permette all'individuo di sentirsi più adeguato rispetto ai propri coetanei e gli garantisce maggiore appoggio ed accettazione sociale. È dunque così spiegato il malessere di tanti ragazzi che praticano comportamenti che essi per primi ritengono inappropriati ma che non possono fare a meno di esibire. Inversamente, altrettanti adolescenti che non hanno ancora avuto le prime esperienze sessuali, soffrono nel subire il paragone con i coetanei che già hanno avuto determinate esperienze sessuali. Si crea così un circolo vizioso dove gli adolescenti, non avendo alcun parametro per misurare la propria maturità, si rapportano al gruppo dei pari per confrontarsi ed emularsi a vicenda. Avviene così la mistificazione che un rapporto sessuale precoce, senza la dovuta maturità intellettuale ed emozionale, abbia le qualità a realizzare questo bisogno impellente di adultità, cosa che di fatto può portare ad un blocco nella realizzazione di altri compiti di sviluppo correlati all'adolescenza ed alla vita in generale. Ciò significa che quest'ansia può determinare scelte che nel tempo possano produrre esiti negativi. Un discorso a parte va fatto per le adolescenti, per le quali l'integrazione della sessualità nella propria identità può risultare conflittuale. È probabile che le problematiche connesse all'accettazione della sessualità femminile ed il pericolo di una gravidanza indesiderata, rendano le ragazze più predisposte a percepire il sesso in maniera negativa. Esse inoltre tendono a realizzare relazioni stabili, durature e ad alta fedeltà, assumendosi in maniera diametralmente opposta agli adolescenti maschi le responsabilità di un rapporto impegnativo e difficile da gestire nel presente. L'implicazione nella sessualità, quindi, da una parte avvicina l'adolescente alla condizione adulta, dall'altra può allontanarlo dalla realizzazione di importantissimi compiti di sviluppo, forse ancora più urgenti e fondamentali del primo, quali lo sviluppo di quelle competenze e capacità acquisibili nel contesto scolastico e sociale, che potrebbero rilevarsi utili nel futuro e nella concretizzazione del loro futuro. Il comportamento sessuale degli adolescenti può soddisfare anche il bisogno di trasgredire, e questo vale soprattutto per i più giovani che tendono ad associarlo ad altri comportamenti devianti come l'assunzione di droghe, l'abuso di alcol, comportamenti pericolosi. Tali comportamenti vengono assunti soprattutto da coloro che meno si riconoscono nei valori principali della società di appartenenza. Il legame con la violazione delle norme indica come attraverso il comportamento sessuale sia possibile assolvere anche al bisogno di esplorare nuove sensazioni, mettendosi alla prova e testando i propri limiti e capacità. Un ulteriore significato del comportamento sessuale deviante è costituito dalla fuga dalla realtà, ovvero dalle responsabilità riferite al proprio ambiente societario, avvertito quindi come ostile. Il timore di un fallimento che non potrebbe essere sopportato, viene eluso con la fuga, in quanto il disagio vissuto nel presente non lascia avvertire una possibile realizzazione di sé in futuro, andando così a delineare un coping di tipo disfunzionale. (Cattelino, 1999). Infine l'attività sessuale può essere uno strumento per dimostrare a se stessi ed agli amici che la condizione infantile è stata superata (rituale in funzione del passaggio). I ragazzi tendono a raggrupparsi a seconda del grado d'accordo sul modo di concepire il comportamento sessuale, essi sono alla ricerca di coetanei

che possano condividere ed ammirare il comportamento reciproco al punto di emularsi a vicenda, come in una competizione senza mai fine. Così l'adolescente può sì senza dubbio entrare a far parte di quel gruppo tanto desiderato, ma a grave scapito di legami profondi e maturi. La relazione tra comportamento dell'adolescente e quello degli amici è il risultato di processi di selezione ed influenza reciproca, in quanto l'adolescente non è semplicemente invogliato ad attuare alcuni comportamenti perché sono diffusi all'interno del gruppo di appartenenza, ma seleziona come amici proprio quei coetanei che possano corrispondere a questi determinati bisogni, nei termini di condivisione di ideali ed attività (Engels, 1998).

L'OTTIMISMO IRREALISTICO

Un processo imperfetto di valutazione cognitiva dei rischi, ovvero un bias a favore del sé, spinge gli adolescenti a valutare comparativamente il rischio personale ed il rischio degli altri, sottovalutandone il primo. Alcune ricerche affrontano questo tipo di fenomeno, definito ottimismo irrealistico, in relazione alla percezione del rischio connesso ai comportamenti sessuali non protetti, dove per rischio si fa riferimento alla probabilità di gravidanze indesiderate, alle malattie sessualmente trasmissibili ed a tutti quei comportamenti che mettono a rischio il proprio benessere sessuale (Weinstein, 1980). Gli studi sul caso evidenziano una particolare sopravvalutazione del rischio a livello generale per la società e per i giovani, a fronte di valutazioni del rischio personale che risultano molto inferiori.

STRATEGIE DI COPING IN RELAZIONE AL BENESSERE SESSUALE

Diverse sono le teorie che cercano di spiegare la propensione al rischio in adolescenza, considerando molteplici fattori, quali l'incapacità degli adolescenti di riconoscere e valutare la rischiosità di particolare eventi, la difficoltà cognitiva di percepire la propria vulnerabilità di fronte a tali rischio, la tendenza a sottovalutare la probabilità che eventi negativi possano accadere proprio a loro (Zani, Cicognani , 1999). Si sostiene che accanto a fattori cognitivi sono presenti anche variabili motivazionali, quali le modalità di coping difensivo, finalizzate a ridurre l'ansia di fronte ai rischi ed a rafforzare l'autostima, attraverso confronti sociali con persone percepite come inferiori a sé su particolari dimensioni. Le autrici Zani e Cicognani (1995) a tal proposito, hanno indagato quali sono le strategie di coping che gli adolescenti utilizzano di fronte ai rischi più gravi, come ad esempio contrarre l'HIV. L'obiettivo della ricerca era quello di esaminare la relazione tra l'adozione di diverse strategie di coping ed alcune variabili, quali le opinioni e gli atteggiamenti dei soggetti sull'Aids e come evitarne la contrazione. Le autrici volevano verificare l'ipotesi di differenze significative negli stili di coping in base al sesso, alle credenze religiose, all'esperienza sessuale ed al livello di controllo percepito sugli eventi esterni. I risultati evidenziavano l'esistenza di tre stili di coping, corrispondenti a quelli esistenti in letteratura: attivo, emotivo e di evitamento.

Il coping attivo risulta più usato dalle femmine e dai soggetti non cattolici o indifferenti alla religione;

il coping emotivo è uno stile tipico di quei soggetti che hanno la tendenza a considerare eventi rischiosi per la salute sessuale come una colpa, hanno un locus of control esterno ed hanno avuto minori esperienze sessuali. È da evidenziare la possibilità di un'incapacità di gestire la situazione in queste persone, legato al fatto che hanno avuto scarse esperienze per poter affrontare effettivamente il problema con adeguate contromisure;

infine il coping di evitamento, definito come la tendenza a negare il problema o ad evitare di prenderlo in seria considerazione, è uno stile di risposta adottato più dai maschi. Tale strategia è utilizzata da chi possiede più un locus of control esterno, ma nutre atteggiamenti fatalistici circa l'efficacia delle precauzioni.

Il presente paragrafo si conclude facendo riferimento alle cosiddette “aspettative di risultato”, sempre correlate al benessere sessuale, che le ritroviamo tra i fattori socio-cognitivi che influenzano l'intenzione di mettere in atto un comportamento salutare. Esse sono definibili come le convinzioni che gli individui hanno circa la probabilità che a determinati comportamenti seguiranno determinati risultati. Da molti studi è possibile evincere una correlazione positiva tra le presenti aspettative di risultato e la percezione del rischio.

GLI ASPETTI SOCIALI COLLEGATI AI COMPORTAMENTI SESSUALI A RISCHIO

Con il conseguimento della maturità riproduttiva gli adolescenti devono imparare a gestire la loro sessualità molto prima di essere pronti ad assumere le funzioni genitoriali, o comunque quelle che più si addicono ad un adulto nel suo contesto specifico. A differenza di quel che succede nelle altre attività, la mancanza di preparazione in campo sessuale non dissuade dall'avere avventure sessuali. Troppo spesso a causa di ciò si assiste alla trasmissione di malattie sessuali, gravidanze indesiderate, aborti o a tipi di genitorialità non adatte alla maturità socio-emotiva. Tra gli aspetti sociali di maggiore influenza sul mondo adolescenziale ricordiamo in primis l'influenza che esercitano i mass-media. Gli studi evidenziano che la frequenza e la consistenza di contenuti sessuali veicolati dai media fanno si che essi siano degli importanti educatori (ovviamente di qualità scadente) sessuali. A tal proposito molti studi hanno cercato di trovare una correlazione tra i messaggi veicolati dai media ed il comportamento sessuale degli adolescenti, dove è emerso senza dubbio la volontà dell'adolescente di voler sapere di più circa il “piacere” che deriva dalla relazione sessuale, ma gli educatori “istituzionali” molto spesso trascurano questi aspetti per concentrarsi sulla contraccezione e sulla prevenzione delle malattie sessuali. Gli educatori dovrebbero quindi giungere ad una ridefinizione del concetto di sessualità che tenga presente anche questa dimensione, una dimensione che sta particolarmente a cuore a chiunque lavori nell'ambito del benessere e della salute sessuale, la quale, ricordiamo, comprende tre elementi principali: essere capace di gioire, avendone la piena padronanza, di un comportamento sessuale e riproduttivo in armonia con un'etica sociale e personale; essere esenti da sentimenti di odio, vergogna, di colpevolezza, false credenze, ed altri fattori psicologici che inibiscono la risposta sessuale e turbano la relazione sessuale, ed essere esenti da turbe, malattie e deficienze organiche che possano interferire con le normali funzioni sessuali. Incidere per educare e prevenire è possibile, adottando una strategia di maggiore avvicinamento al mondo ed al linguaggio giovanile.

IL RUOLO DELLA TV NEI COMPORTAMENTI SESSUALI

In una recente ricerca condotta negli Stati Uniti si indaga sulla relazione tra la visione dei programmi televisivi per adolescenti, ed i loro comportamenti sessuali (Tolman et al. 2007). Tale studio parte dal presupposto che esistano degli script legati ai ruoli sessuali, inerenti la società di appartenenza, che vengono proposti nelle trasmissioni televisive. Questi script definiscono i comportamenti sessualmente appropriati, facendo una distinzione in base al sesso di appartenenza, dando vita così alla cosiddetta doppia morale: per i ragazzi è normale desiderare di accumulare numerose esperienze sessuali più che le ragazze; anche le strategie di corteggiamento risultano diverse, con i ragazzi più attivi e le ragazze più sottomesse, generalmente; infine anche l'impegno nella relazione è differente, dove i ragazzi non si dedicano a relazioni fisse o monotone, mentre le ragazze cercano relazioni basate sull'impegno ed una maggior integrazione tra sessualità e romanticismo. Lo scopo di questa ricerca è proprio quello di verificare come questi script comportamentali proposti nei palinsesti possano incidere sul comportamento sessuale. I risultati hanno evidenziato che non sussiste una correlazione particolare con questo comportamento, la percezione di essere agenti attivi nelle scelte connesse ai comportamenti sessuali, e l'esposizione a programmi televisivi in cui si parla o si mostrano scene di sesso. C'è invece una forte correlazione con gli stessi script culturali legati al sesso. In particolare si è notato come vi fossero delle notevoli differenze tra maschi e femmine riguardo alla visione di tali scene di sesso, ed il loro background educativo: si è visto che le ragazze orientate a non sottostare sempre a comunque alle richieste maschili, si sentano non a loro agio con una visione della donna sempre disponibile e mero oggetto dell'uomo; nei maschi invece si è riscontrata una forte correlazione positiva in questa visione dell'uomo che propone attivamente e con forza la propria sessualità, in modo incisivo. In conclusione, la relazione tra la visione di determinati programmi televisivi in adolescenza, le esperienze sessuali e la percezione di essere agenti attivi in tali situazioni, dipende dal tipo di comunicazioni a cui si è stati esposti ed al proprio background socio-educativo.

IL RAPPORTO DELLA SESSUALITA' CON INTERNET

Mentre le percentuali di Mts sono sempre più altre fra gli adolescenti, le informazioni di cui loro hanno bisogno per proteggersi da infezioni e gravidanze indesiderate non sono sempre facilmente disponibili. Internet risulta essere una fonte preziosa ed accessibile di informazioni sulla salute sessuale per gli adolescenti, e così si sono sviluppati alcuni studi per poter esplicare in che modo gli adolescenti cercano queste informazioni sul web. Uno studio pilota (Gilbert et al. 2004) condotto negli Stati Uniti ha evidenziato attraverso un'analisi del contenuto, le principali tematiche ricercate dagli adolescenti. La maggior parte accede ad internet da casa, e le tematiche più frequentemente selezionate dai visitatori erano: le espressioni sessuali, le informazioni sulla sessualità degli adolescenti, la verginità, le relazioni interpersonali, la contraccezione, la gestione delle gravidanze, le informazioni sulle malattie a trasmissione sessuale. I dati raccolti evidenziano l'enorme potenziale di Internet come metodo economico e facilmente accessibile per istruire gli adolescenti e quelli che si prendono cura di loro (genitori, insegnanti, figure professionali) sulla sessualità ed in particolare sulla prevenzione del benessere sessuale. Di contro però internet nasconde anche tante insidie legate alla possibilità di riuscire a collegarsi con un semplice click ai siti non protetti, dove le informazioni potrebbero essere non corrette perché non fornite da esperti del settore. Internet dunque è un potenziale strumento di informazione da utilizzare però con criterio, selezionando i siti da visitare. Per questo motivo il ministero delle Comunicazioni in collaborazione con l'associazione “Save the children” ha creato un sito (www.tiseiconnesso.it) che offre spunti di riflessione ed informazioni necessarie ad una navigazione sicura, sia mettendo a disposizione strumenti tecnici per proteggere i computer, ma anche e sopratutto facendo leva sulla consapevolezza di chi usa le nuove tecnologie rispetto alle proprie modalità e motivazioni di utilizzo.

L'INFLUENZA DELLA PORNOGRAFIA SULLA GESTIONE DELLA SESSUALITA'

Gli attuali mezzi di informazione e comunicazione di massa presentano, sempre più di frequente, immagini e messaggi a sfondo sessuale, cosa che è stata definita da alcuni studiosi come una sorta di “sessualizzazione” della società occidentale tutta (Kelly, 1992). Per gli adolescenti che stanno costruendo la propria identità ed i propri valori personali, tali immagini e modelli costituiscono dei punti di riferimento molto significativi. I ruoli e le attese proposti dal contesto sociale, le norme ed i valori, risultano essere elementi di particolare importanza per gli adolescenti, sopratutto in contesti come quelli italiani che stanno mutando la loro visione della gestione della sessualità: si è infatti notato come ci si aspetti dalle donne una maggiore disponibilità rispetto al passato, mentre continua ad essere sempre diffusa, specie tra gli uomini, la considerazione negativa verso il comportamento sessuale femminile promiscuo o infedele. Le contraddizioni permangono. Nell'ambito di queste modifiche del contesto sociale, particolare attenzione merita l'esposizione alla pornografia. Riguardo al consumo di pornografia in età adolescenziale, alcuni autori hanno sottolineato il ruolo che essa ha svolto nella società occidentale, nel processo di educazione sessuale: tali ricerche hanno confermato il nesso tra pornografia e violenza sessuale, evidenziando una forte differenza di comportamento tra maschi e femmine (Check, 1996). Il consumo di pornografia, così come la violenza, è maggiore nei maschi. Probabilmente ciò accade perché la pornografia privilegia una forma di sessualità strutturata su relazioni di potere tra i partner, all'interno delle quali la coercizione e la forza riducono la figura del partner femminile ad oggetto di puro desiderio fisico, sempre disponibile e completamente sotto il controllo maschile (McNair, 1996). Emerge una precisa relazione tra il consumo di pornografia e le molestie legate alle violenze sessuali. In entrambi i generi si osserva che le diverse forme di abuso nel comportamento sessuale appaiono significativamente legate al consumo di pornografia. Si riscontrano, tuttavia, delle differenze tra i maschi e le femmine in quanto il materiale stampato produce nelle ragazze un incremento della violenza subita ed agita, mentre nei maschi emerge soltanto quest'ultima; invece l'uso di materiale video sembra indurre nelle ragazze un maggiore coinvolgimento tanto nelle forme passive di molestia e violenze, tanto in quelle attive, mentre nei ragazzi una tale esposizione sembra stimolare una duplice e contrastante reazione: da un lato il subire molestie e dall'altro arrecare violenza. Le ragazze sembrano insomma essere maggiormente sensibili all'uso della pornografia, a cui si collega un comportamento di maggiore aggressività sessuale e di maggiore vittimizzazione sessuale. Tali risultati sono in linea con la letteratura, che vede la pornografia come mezzo per ridurre la resistenza delle vittime e, più in generale, come la banalizzazione ed accettazione di atteggiamenti di prevaricazione sessuale che la pornografia comporterebbe.

IL BENESSERE SESSUALE DEGLI ADOLESCENTI E LE INFLUENZE DELLA FAMIGLIA E DEL GRUPPO DEI PARI

La sessualità è l'argomento sul quale le comunicazioni in famiglia sono limitate o addirittura assenti, e le difficoltà ad affrontare questo tema aumentano col crescere dell'età dei figli. I genitori in genere riferiscono di aver dato informazioni ai figli sulla sessualità, anche se sottolineano la difficoltà di riuscire a stabilire un dialogo su argomenti più intimi, difficoltà spesso provocata dalla poca padronanza di un lessico adeguato e dalla poca dimestichezza a verbalizzare sensazioni ed emozioni. È difficile affrontare contemporaneamente gli aspetti “scientifici” dell'educazione sessuale e quelli affettivi e relazionali. La scelta del momento in cui affrontare questi argomenti viene in genere scandita dalle tappe di maturazione dell'adolescente, ed i segnali dello sviluppo fisico generalmente costituiscono la molla per iniziare il discorso ufficiale. Hepburn (1983) ha evidenziato tre livelli di comunicazione tra le coppie genitoriali ed i figli e e le figlie adolescenti: al primo livello, definito il “grande discorso” rappresenta la prima e vera conversazione sulla sessualità. Durante tale conversazione (avviene sopratutto tra madre e figlia), vengono spiegate cosa sono le mestruazioni, la riproduzione ed il rapporto sessuale, e generalmente questa comunicazione può avvenire tra gli 8 ed i 12 anni, di norma a seguito della comparsa del menarca, ma questo primo livello non può ritenersi esaustivo; il secondo livello, definito dall'autrice “tea talk”, si instaura quando la ragazzina più grande vuole condividere e discutere con la madre informazioni apprese a scuola o nel proprio contesto sociale. In questo livello si passa da conversazioni di carattere privato a conversazioni sempre più generali, riferiti a comportamenti di altre persone o comportamenti generali della popolazione in sé; l'ultimo livello è rappresentato invece sulle più grandi discussioni sociali, dove gli scambi non sono più interpersonali ma coinvolgono l'intera famiglia. Questo è un livello presente in quasi tutte le famiglie: infatti si è riscontrato che se pure non tutte le famiglie forniscono informazioni adeguate sulla sessualità, in tutte hanno luogo discussioni generali su tematiche socio-sessuali, che spesso sono una strategia per trasmettere i valori dei genitori in tema di sessualità. Attraverso queste conversazioni gli adolescenti diventano consapevoli di come i genitori reagirebbero se gli eventi discussi coinvolgessero i componenti della famiglia.

Ma ora passiamo all'influenza del gruppo dei pari.

È diffusa la convinzione che le informazioni sui temi della sessualità vengano sopratutto dal gruppo degli amici. Il ruolo svolto dal gruppo dei pari è determinante quando si analizzano le motivazioni che spingono gli adolescenti ad avere rapporti sessuali: è emerso che la principale motivazione ad intraprendere rapporti sessuali dagli adolescenti, è il rafforzamento all'appartenenza al proprio gruppo, in quanto tale dato conferma come l'emulazione ed il racconto fatto agli amici, potrebbero essere visti come valide ragioni per provare ad affrontare un rapporto sessuale. Una sorta di conformismo nei confronti di quelle che l'adolescente ritiene essere le scelte del gruppo. Un dato interessante riguarda la motivazione ad utilizzare contraccettivi: dalle risposte emerge come la difficoltà maggiore a ricorrere con regolarità a metodi contraccettivi sia comunicativa, in particolare quando i rapporti sessuali avvengono al di fuori di una relazione stabile; le principali motivazioni riportate dai giovani, infatti, riguardano l'imbarazzo che l'altro pensi che si è malati e la mancanza di tempo per concordarne l'impiego. In coda seguono le motivazioni secondo cui l'uso del preservativo dipende principalmente dal ragazzo, dalla mancanza di riflessione sui rischi ed infine, dall'incapacità di sapersi fermare.

CONCLUSIONI

La salute sessuale è una vasta area che comprende molti problemi legati tra loro. I problemi e le preoccupazioni chiave sono i diritti umani relativi alla salute sessuale, il piacere sessuale, l'erotismo, la prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili e l'HIV, la gestione della gravidanza, le disfunzioni sessuali e le malattie mentali legate alla salute sessuale. Questa dissertazione tenta di descrivere la storia dei processi sottostanti la nostra comprensione sull'evoluzione della salute sessuale, e discute sul perché la salute sessuale sta diventando una questione di vitale importanza nelle società moderne, in quanto tutto ciò che riguarda tale settore, sconfina indubitabilmente in quello che è il mondo delle leggi, delle politiche, dei sistemi economici, dei diritti umani, della salute e dell'istruzione, delle questioni sociali e culturali.

Notevoli progressi sono stati fatti negli ultimi vent'anni, ma si auspica che tali progressi non si esauriscano e che proseguano su dei principi chiave che possiamo brevemente qui esporre:

mantenere la consapevolezza dell'importanza delle dinamiche di potere e di genere nell'influenzare la salute sessuale;

riconoscere e rispettare le diversità sessuali;

promuovere il rispetto ed i diritti umani di ogni persona;

assicurare la partecipazione di tutti, compresi i più vulnerabili ed emarginati;

mantenere la consapevolezza della necessità di affrontare sia il rischio che la vulnerabilità che c'è in questo settore;

lavorare positivamente con tutto il mondo delle norme sociali, giuridiche e comunitarie.

CAPITOLO 3

L'IMPATTO DEL MONDO VIRTUALE SUL BENESSERE PSICOSESSUALE

Il corpo della ricerca empirica sulla sessualità in Internet è cresciuto costantemente dal 1993 a oggi. Il seguente capitolo cercherà di fornire una panoramica dello stato attuale della ricerca in questo determinato campo in tutta la sua ampiezza tematica, affrontando sei specifiche aree della sessualità online: la pornografia, i sexy shop, il “sex-work” tramite il web, l'educazione sessuale, la ricerca da parte degli utenti dei cosiddetti “contatti sessuali”, ed infine le sottoculture sessuali esistenti in rete. Questo capitolo cerca di mostrare come ormai le attività online correlate al sesso siano diventate alquanto comuni, ed addirittura abitudinarie per ampi segmenti della popolazione nel mondo occidentale. L'utilizzo di Internet correlato alla propria sfera sessuale, assume contorni abbastanza differenti in base all'età, del sesso, dell'orientamento sessuale dell'individuo. Gli studi accademici fino ad ora si sono concentrati prevalentemente sui possibili effetti negativi della sessualità su Internet, al contrario davvero poca ricerca è stata condotta sui potenziali benefici, rimasti ancora per la maggior parte inespressi, benefici che hanno sottolineato le incredibili lacune di conoscenza che si hanno su questo enorme settore della sessualità.

INTRODUZIONE

Negli ultimi 15 anni si è registrata una sempre maggior crescita di contenuti online e di attività internet a carattere sessuale. Questa prevalenza quantitativa della sessualità su internet non è l'unica ragione per cui si tratta di un importante tema di studio. Su di un livello qualitativo invece vi è spesso una sostanziale divergenza tra le forme di sessualità espresse su Internet e quelle espresse in altri contesti. Chiaramente, è assolutamente errato considerare Internet come solo un nuovo canale di distribuzione per le forme standard di pornografia commerciale. A livello generale, la ricerca attuale dimostra come la sessualità su Internet non debba essere descritta come una forma di “virtuale pseudo - sessualità” in accostamento al sesso “reale”. Conseguenze negative o positive possono avvenire a seconda dell'utilizzo che ne viene fatto, a seconda dei diversi contesti sociali, in quanto la sessualità su Internet può avere un impatto enorme sugli atteggiamenti sessuali e sull'identità di genere, la socializzazione sessuale degli adolescenti e degli adulti, le relazioni di genere, la posizione sociale, l'attivismo politico delle minoranze sessuali, l'inclusione delle persone portatrici di disabilità sessuali, la prevenzione, grazie all'informazione, delle malattie sessualmente trasmissibili, la soddisfazione sessuale nelle relazioni di coppia, la promozione della salute sessuale tutta, ma anche lo sviluppo di disturbi sessuali ed il verificarsi della vittimizzazione sessuale. Il seme della sessualità online come vera e propria forza sociale, è stato impiantato da più di due decenni di sviluppo tecnologico, con il rilascio dei “desktop computer” prima, ed i “personal computer” a metà anni 80'. I primi studi empirici sul campo sono stati pubblicati nella metà degli anni 90' con la vera e propria affermazione di Internet: infatti da qui in poi il volume delle pubblicazioni accademiche sulla sessualità in Internet ha visto crescere la sua mole in modo significativo ogni anno. Eppure ancora oggi c'è ancora tanto da domandarsi su cosa davvero conosciamo sulla sessualità in Internet, circa i suoi effetti e le sue manifestazioni, e su tutto ciò che ancora non sappiamo.

DEFINIZIONE DELLA SESSUALITA' IN INTERNET

Il termine “sessualità in Internet” (dall'acronimo inglese OSA - Online Sexual Activies - attività sessuale online) si riferisce ai contenuti sessuali correlati ad attività osservabili grazie ad Internet (Adams et al. 2003); (Cooper et al. 2000); (Leiblum et al. 2002). Tale termine designa una varietà di fenomeni sessuali (come la pornografia, l'educazione sessuale) relativa ad un ampio spettro di servizi online ed applicazioni (come siti web, chat online). Se si considera invece una gamma ancora più ampia di reti di computer – come sistemi di banche dati elettroniche - si parla addirittura di una vera e propria “cyber-sessualità”.

Considerando lo stato della ricerca sulla sessualità in Internet, ad oggi, non esistono ancora articoli di revisione completa in questo campo, in grado di fornire una visione sistematica dell'attuale corpus di conoscenze. Le opere sul tema sono raggruppate in base al tipo di pubblicazione e non in base al loro vero contenuto. Altre recensioni informative sono interessate ad un ristretto gruppo target, come gli adolescenti (Boies et al. 2004), oppure singoli fenomeni, come l'infedeltà su Internet (Hertlein et al. 2006), o come le molestie sessuali su Internet (Barak 2005), la prevenzione dell'HIV (Rietmeijer, et al. 2007), o l'influenza del mondo pornografico sulla sfera matrimoniale e quella familiare (Manning, 2006). Al momento solo una meta-analisi quantitativa è stata pubblicata nel settore, interessata però anch'essa ad una particolare problematica, ovvero la prevalenza di comportamenti sessuali a rischio tra uomini che cercano partner sessuali di genere maschile su Internet (Liau et al. 2006). In questo contesto, l'obiettivo che più dovrebbe stare a cuore ai prossimi studi è quello di presentare una panoramica strutturata dello stato attuale della ricerca in questo campo, per tutta la sua ampiezza tematica.

QUADRO CONCETTUALE DELLO STATO ATTUALE DI RICERCA

La classificazione e la valutazione dello stato attuale di ricerca, che qui ci impegniamo di fare, considerano la sessualità in Internet dal punto di vista degli utenti finali ed i loro rispettivi modelli di attività su Internet. La questione centrale riguarda ciò che gli individui stanno ricercando nelle attività sessualmente connesse ad Internet, e quali sono le conseguenze di tali attività. A questo proposito sono state designate sei distinte aree sulla sessualità in tale campo. Queste aree sono state già stabilite e già sono state studiate come separate aree di ricerca, ma le stesse potenzialità del web offre nuove configurazione e possibilità di coniugare tali aree, che elencheremo:

La pornografia su internet: gli utenti possono accedere alla pornografia commerciale sul web, discutere e commercializzare loro stessi tali materiali;

“Sexy shop” su Internet: gli utenti del web possono ottenere informazioni per quanto riguarda materiale ausiliario al desiderio sessuale, ed a differenza della pornografia commerciale, che si occupa più di beni digitali, i “sexy shop” online si occupano in generale si concentrano sulla commercializzazione di beni materiali, quali preservativi, lingerie, riviste erotiche, oggetti afrodisiaci;

“Lavoro sessuale online”: Internet costituisce da un lato, la commercializzazione delle tradizionali offerte lavorative (come pubblicità per “case d'appuntamento”, servizi di “accompagnamento”, organizzazioni per il turismo sessuale), dall'altro consente nuove forme di lavoro sessuale online (come ad esempio la trasmissione via webcam di spettacoli erotici). In tal modo gli utenti hanno maggiori opportunità di ottenere servizi a sfondo sessuale. A differenza della classica commercializzazione pornografica, queste nuove forme di lavoro online consente un tipo di contatto interpersonale in tempo reale tra cliente ed il servizio erogatore, contatto grazie alla quale è possibile indagare numerosi aspetti dell'identità personale, sia del cliente che dei “sex-workers”;

L'educazione sessuale: Internet offre una grandissima varietà di informazioni e consigli che possono essere ottenuti in forma assolutamente discreta ed anonima. Tale processo d’informazione online può essere la diretta causa di cambiamento della propria consapevolezza sessuale e i propri comportamenti ed atteggiamenti sessuali, così come può indurre, grazie anche ad ottime capacità di buona ricerca, ad una buona promozione del benessere sessuale. Gli utenti che entrano nel mondo di Internet, possono cercare ed accedere alle informazioni che ritengono più utili, a seconda dei loro più svariati interessi, da una vasta gamma di informazioni. Inoltre, possono diventare partecipanti attivi nella diffusione delle informazioni, che possono, ad esempio, consigliare agli altri utenti di Internet, per quanto riguarda i loro problemi. Materiali convenzionali per l'educazione sessuale - come le brochure – sono ampiamente disponibili sulla rete, ma ci sono anche nuovi formati e contenuti, come moduli di apprendimento multimediale, consigli di personale specializzato nei forum online dedicati, e diari cronologici di relazioni in campo sessuale.

“Contatti” sessuali: ci sono due forme differenti di contatto sessuale su Internet: i contatti avviati esclusivamente per computer medianti scambi sessuali (che rientrano quindi nel cybersex) e contatti che non si fermano alla sola corrispondenza digitale, ma che portano anche a veri e propri incontri sessuali. In contrasto con il lavoro sessuale a scopo commerciale, questi incontri sessuali possono avvenire anche senza alcun tipo di scambio finanziario. Il contatto sessuale online può consistere in impegni fugaci, relazioni che hanno come scopo il solo incontro, ma ci sono anche relazioni interpersonali che possono protrarsi per il lungo periodo. Utilizzando specifiche piattaforme di incontri online, gli utenti possono avviare contatti sessuali di persona molto più facilmente ed in modo più mirato rispetto alla socializzazione esterna alla rete. È però da ricordare che anche in questo mondo, il sesso online si è sviluppato come una nuova forma di sfruttamento;

Sottoculture sessuali: persone con un orientamento sessuale atipico, o che hanno difficoltà a trovare persone che abbiano le proprie preferenze sessuali, possono essere in grado di coniugare i reciproci aspetti della sessualità grazie alla rete. Tali sottoculture sessuali utilizzano Internet sia per il networking interno, sia per una pubblica auto espressione delle loro informazioni, della loro cultura, del loro orientamento sessuale. Tutto ciò comporta lo scambio di informazioni, il sostegno sociale reciproco, che può sfociare anche nell'attivismo politico e sociale. Gli utenti del web possono comunicare loro stessi su tali specifiche sottoculture, od impegnarsi in discussioni critiche ed esprimere la loro disaffezione per tali culture. Le piattaforme Internet per tali minoranze sessuali a volte sono semplicemente delle estensioni digitali di comunità sociali, ma talvolta possono avere anche una sola esistenza virtuale. Ciò che le accomuna, è il senso di specifica appartenenza ad un gruppo, anche minoritario, e la volontà di esser riconosciuto dal proprio setting sociale di riferimento.

Il sistema di classificazione appena descritto, costituito da queste sei specifiche aree, pone al centro del proprio focus l'utente di Internet come un attore individuale. Gli altri fattori sociali però possono anche influenzare sia i contenuti internet, sia i modelli di consumo, e tali fattori saranno sempre considerati da ogni individuo di ogni categoria. Questa concettualizzazione in sei macro aree permette di concordare, in base al loro contenuto, le ricerche esistenti sulla sessualità in Internet. In questo modo i risultati più importanti si possono riassumere e la portata di ogni tipo di ricerca che è stata effettuata, è possibile confrontarla con tutte le altre già esistenti in letteratura. Oltre a descrivere le forme di comportamento sessuale in Internet, questa ricerca considera anche le conseguenze di diverse forme di comportamento, cercando di organizzarle in termini di opportunità e rischi, in vista di conseguenze positive o negative per il proprio benessere sessuale. Gli utenti Internet non vengono concepiti come vittime dagli effetti deterministici dei media, ma piuttosto come utenti attivi che sono in grado di utilizzare consapevolmente e selettivamente tali media, interpretare e co-creare contenuti online in base alle loro esigenze (per una critica al determinismo dei media si veda Gauntlett, 1998). Utilizzato con competenza e preparazione adeguate, Internet fornisce agli utenti una possibilità di soddisfare i loro bisogni sessuali in maniera costruttiva – come ad esempio migliorare la comunicazione interpersonale e relazionale, per proteggersi da malattie sessualmente trasmissibili, attraverso la conoscenza delle pratiche del sesso sicuro, per discutere in forma anonima anche i propri desideri sessuali con gli altri. Secondo la dichiarazione sui diritti sessuali (World Association for Sexual Health, 1999) nessun comportamento sessuale specifico dovrebbe essere giudicato moralmente sbagliato, ma piuttosto dovrebbe essere riconosciuto sia il diritto, sia la scelta e la molteplicità di varianti della sessualità umana, ovviamente però fino a che non sia presente una qualche forma di sfruttamento, coercizione od abuso (inteso come etica del consenso e del buon senso). Per contro le attività di Internet che sono dannose per se stessi e per gli altri, devono essere viste come dei rischi. Tali rischi possono verificarsi, per esempio, quando i modelli di utilizzo degli utenti di Internet, che devono affrontare l'enorme quantità di contenuti sessuali online, presentano delle caratteristiche di dipendenza e delle caratteristiche compulsive che possono sicuramente avere delle ricadute negative. Inoltre rischi supplementari, come le molestie sessuali, derivano anche da un'esposizione indesiderata a contenuto sessuale degli altri utenti. A questo proposito, la concezione qui perseguita, di un utente visto come persona attiva nell'utilizzo dei media, vede quest'ultimo come una persona qualificata nel saper gestire la soddisfazione del suo/suoi bisogni sessuali, con un impegno socialmente responsabile, in linea con un utilizzo del contenuto sessuale online che favorisca la crescita personale, e che non sia causa di alcun danno a sé o agli altri, e questo non è assolutamente da dare per scontato, ma richiede competenze specifiche, che non tutti gli utenti possiedono ugualmente. Inoltre anche gli utenti competenti possono essere influenzati da contenuti online problematici o modelli comportamentali da parte di altri utenti che sono dannosi, ma che non sempre è facile evitare. Secondo le scienze della comunicazione e degli studi sulla prospettiva dei media, non è possibile stabilire a priori se sia in potere dei media arrecare effetti indesiderati a tutti gli utenti (determinismo causato dai media), o se viceversa sia in potere degli utenti ricavare benefici universali dagli stessi media (determinismo basato sugli utenti). Piuttosto si tratta di una complessa ed articolata interazione tra contenuti multimediali contestualizzati – che possono essere più o meno vantaggiosi per gli utenti – e servizi multimediali da un lato, e, dall'altro, modelli di utilizzo da parte degli utenti – tipi di utilizzo più o meno imprudenti o competenti. Ciò che si evince è che uno stesso servizio (ad esempio una piattaforma online per lo scambio di materiale a sfondo sessuale) può avere conseguenze del tutto differenti per i diversi utenti, o per lo stesso utente in diverse situazioni e fasi di vita. In questo contesto, l'obiettivo di questo intervento è quello di esaminare lo stato della ricerca sulla sessualità in Internet, per cercare di illuminare quali opportunità o rischi esistano all'interno dei gruppi di individui, e in quali aree sono ancora evidenti deficit di ricerca.

LA PORNOGRAFIA SU INTERNET ED IL SUO USO

In Internet esistono, sotto forma di materiale multimediale (foto, video, testi, immagini) rappresentazioni potenzialmente stimolanti dell'attività sessuale. La pornografia online è erogata sia da servizi a pagamento che siti gratuiti, ed è relativamente di facile accesso, in quanto qualsiasi motore di ricerca, senza gli appositi filtri limitativi e di sicurezza, consente di trovare tale siti. La maggior parte del materiale pornografico può essere distinto in due macro aree di interesse: materiale erotico e “softcore” (rappresentazione parziale o simulata di atti a scopo sessuale) e materiale “hardcore” (materiale ad esplicita rappresentazioni di atti sessuali veri e propri). L'unicità di Internet sta nel fatto di possedere una gamma di materiale relativamente immensa ed estremamente vasta , spesso gratuitamente consultabile nella più completa forma di anonimato, indipendentemente dall'ora e dal luogo. Queste tre caratteristiche (anonimato, convenienza ed accessibilità) vengono descritte come il “Motore a Tripla A”, e sono caratteristiche specifiche di tutto il mondo del web (Cooper, 1998). Il formato digitale della pornografia in rete rende inoltre più facile per gli utenti la ricerca di materiale specifico, la possibilità di archiviarlo, inoltre tale formato consente agli utenti di diffondere in modo rapido e semplice tutto il materiale posseduto. In ogni caso, è stato stimato che la pornografia, in relazione a tutti i contenuti presenti nel mondo di Internet, non superi grosso modo la soglia dell'1%. Anche se sembra una quantità esigua di materiale, questa cifra rappresenterebbe molti milioni di file e siti.

L'utilizzo della pornografia nel mondo occidentale è davvero molto diffusa: uno studio rappresentativo del fenomeno è stato condotto in Norvegia, ed ha rilevato che la maggioranza della popolazione maschile e femminile tra i 18 ed i 49 anni di età ha utilizzato riviste pornografiche (96% uomini, 73%d donne), materiale video (98% uomini, 76% donne), o comunque materiale online a scopo sessuale (63% uomini, 14% donne), almeno una volta nella loro vita (Tren et al. 2006), ed oltre il 50% dei soggetti della ricerca aveva utilizzato, tale materiale, almeno una volta negli ultimi 12 mesi . L'enorme espansione in rete di tali materiali, è dovuta anche all'incredibile accessibilità dei contenuti, non solo dalla maggior parte della popolazione, ma anche da quelle fette di popolazione affette dalle più svariate disabilità, cosa che aiuta in particolar modo a ridurre quel “digital divide” che separa una popolazione normodotata, da una affetta da particolari disabilità. Da ciò che emerge dalle ricerche, è anche una sorta di identikit dell'utente tipo, per quanto riguarda l'utilizzo dei materiali virtuali a scopo sessuale: si è visto come in questo identikit rientri per la maggior parte una popolazione giovane, omosessuale o bisessuale, sessualmente attivo, non religiosa, non sposata, con un elevato livello di istruzione (Stack, et al. 2004). Sebbene i contenuti sessualmente espliciti siano visualizzati da un significativo gruppo di utenti, più o meno regolarmente, i termini “sesso” e “pornografia” sono i termini di ricerca più popolari immessi dagli utenti Internet nei motori di ricerca, come spesso sostenuto anche dai mass media. In base ad alcune ricerche sistemiche sui motori di ricerca e sui termini immessi, è emerso che le analisi di ricerca per le parole “sesso” e “pornografia”, se inizialmente a partire dal 1997 hanno visto un loro boom, con oltre il 17% di tutte le richieste di ricerca, durante il corso degli anni tale percentuale è scesa drasticamente, raggiungendo il 9% nel 2001, e sprofondando ad un solo 4% nel 2004 (Spink et al. 2006).

Ciò che più manca nelle ricerche attuali è una serie di studi che indaghi non solo il processo di selezione di tale materiale online, ma come gli utenti percepiscano il processo di interpretazione di tale materiale, quali siano i risvolti psicologici interconnessi alla scelta dei differenti materiali disponibili, quali siano i caratteri psicologici che differenziano tali utenze. La ricerca ha ampiamente trascurato una serie di aspetti specifici del rapporto degli utenti con la pornografia. Tra questi possiamo includere la frequenza con cui si raccoglie, si scambia, si utilizza o si modifica tale materiale, come queste azioni siano correlate alle tecnologie del web 2.0, come tutto ciò influenzi l'identità delle persone ed il loro rapporto con il benessere sessuale. Le ragioni principali previste per l'utilizzo volontario della pornografia potrebbero essere: la curiosità, la stimolazione sessuale, la masturbazione, la valorizzazione della propria vita sessuale e con il partner, l'accesso ad informative di tipo preventivo e medico. L'accesso alla pornografia online ha bisogno di essere differenziata dall'esposizione indesiderata: infatti è emerso come ci sia una preponderante presenza di utenti che sono rimasti turbati dall'esposizione di tale materiale, e pochi studi hanno sondato come bambini ed adolescenti gestiscano sia l'esposizione volontaria che involontaria, a livello cognitivo emotivo e sociale.

GLI EFFETTI DELLA PORNOGRAFIA ONLINE

Tra i rischi negativi più affrontati ritroviamo innanzitutto la dipendenza cibernetica, la vittimizzazione delle utenze attraverso la pornografia illegale, ed i modelli negativi che la pornografia tradizionale propina. Tuttavia, i benefici di tale consumo di pornografia online non possono essere ignorati. Proprio grazie alla disponibilità in forma anonima ed a basso costo, in quantità enormi tutto il giorno, il problema di modalità d'uso compulsivi o di dipendenza, è stato ampiamente certificato. Mentre i pubblici dibattiti politici hanno discusso della pornografia online come un male simile alle droghe pesanti, quali crack e cocaina, è discutibile che dal punto di vista psicologico e psichiatrico un uso eccessivo di Internet, possa costituire un disordine unico (Shaw, et al. 2008). Infatti, da un lato, troviamo le persone caratterizzate da un comportamento compulsivo nel ricercare attività sessuali su Internet, dall'altro invece troviamo persone affette da disturbi di tipo psicologico, quali la depressione, deficit da attenzione, disordini da iperattività, ansia, dipendenze da sostante psicotrope (alcol e droghe), le quali possono chiedere un temporaneo sollievo o distrazione utilizzando in maniera eccessiva la pornografia disponibile in rete (Cooper, et al. 2001). È stato stimato che circa l'8,5% degli utenti su Internet sono affetti da questo specifico disturbo, chiamato “Internet Addiction”, (l'utilizzo compulsivo della rete), dato che è equivalente a circa il 2% di tutti gli utenti Internet, e pari quasi all'1% di tutta la popolazione. Questi individui si dedicano principalmente ad un eccessivo e disturbante utilizzo della pornografia online, ma anche alle chat ed ai giochi online. Un utilizzo intensivo di tali attività (di solito da parte del partner maschile) può influire negativamente sulla qualità del rapporto relazionale, sia sul piano emotivo che su quello del desiderio sessuale (Manning, 2006). Inoltre è stato verificato come l'uso della pornografia online sul posto di lavoro comprometta in maniera esponenziale prestazioni del dipendente, cosa che ne potrebbe causare il licenziamento (Cooper, et al. 2002). Nella misura della pornografia online a pagamento, un suo uso eccessivo può comportare anche gravi problemi economici. Gli utenti di Internet, a parte correre il rischio di divenire eccessivamente coinvolti da questo tipo di pornografia, trascurando altri aspetti della vita, corrono il rischio anche di imbattersi in tipi di pornografia online illegale, e quindi danneggiare se stessi e gli altri. È indiscutibile, infatti che i minori siano seriamente a rischio di traumatizzazione quando sono sfruttati per la produzione di pornografia infantile. A causa di questo circolo vizioso, Internet stesso può divenire un mezzo di distribuzione che porta ad un aumento della domanda e, di conseguenza, portare ad un numero maggiore di vittime. Per questo motivo, la pornografia infantile è perseguita severamente sotto l'aspetto penale quasi in ogni parte del mondo. A parte le implicazioni giuridiche di questo nuovo tipo di crimine informatico, è consigliato per gli utenti, che consumano tale materiale in modalità sia compulsive che non, un trattamento psicologico finalizzato alla risoluzione del problema (Quayle et al. 2006). Si sostiene infatti che alcune inclinazioni patologiche possano essere aggravate dall'accesso a materiale pornografico deviante: la disponibilità in rete della pornografia infantile potrebbe incoraggiare la percezione erronea che il comportamento pedofilo sia normale, e potrebbe quindi favorire una trasformazioni di tali fantasie in un vero e proprio atto di abuso pedofilo (Quayle et al. 2006). Sembra però improbabile che una semplice esposizione alla pornografia deviante sia in grado di provocare disturbi sessuali permanenti, o possa provocare l'induzione in determinati reati, in quanto bisogna tenere conto di tutti i fattori bio-psico-sociali di sfondo. Alcune fantasie devianti sono comunque una parte naturale della sessualità umana, e l'interesse per questo tipo di fantasia deviante, spesso non è collegato ad un comportamento sessuale offensivo, od un comportamento ritenuto criminale verso l'altrui persona (Popovic, 2007). Le conseguenze e le determinanti emotive (ad esempio desideri sessuali, la curiosità, la pressione fra pari), cognitive e comportamentali (quali eccitazione, vergogna, rabbia, disgusto), di un esposizione sia volontaria che involontaria a diversi tipi di pornografia , sia di tipo normale che di tipo deviante illegale, non sono ancora ben chiare. Il consumo di pornografia (quella di tipo particolarmente violenta), può aumentare la probabilità di un comportamento sessualmente aggressivo in alcuni gruppi di individui (Hald et al. 2008), anche se è stato dimostrato che in linea generale non c'è una diretta correlazione tra un prevalente uso di materiale pornografico e atti di violenza all'interno della società. Più che altro ciò che emerge dalle ricerche sugli effetti dell'utilizzo della pornografia online, sono alcune conseguenze negative di tipo secondario e non grave, in situazioni che non coinvolgono né l'uso compulsivo, né contenuti illegali o devianti. La tradizionale pornografia eterosessuale, diretta principalmente ad un pubblico maschile eterosessuale, è sospettata di comunicare un'immagine sessista delle donne, in modo da favorire atteggiamenti sessisti che possono tramutarsi in comportamenti abusivi nei loro confronti (Barak, et al. 1999), di comunicare un'immagine irrealistica del corpo e degli standard di prestazione sessuale, con il rischio di rendere in tal modo gli spettatori insicuri ed infelici con il proprio corpo e delle proprie prestazioni col partner (Albright, 2008), ed infine, di minare i valori tradizionali del matrimonio, della famiglia e della monogamia, ponendo le basi per un “liberismo sessuale” falso, costituito principalmente da “amoralismo ed irresponsabilità”. In realtà gli studi empirici hanno mostrato che un crescente uso del materiale pornografico è correlato positivamente ad una crescente insicurezza sessuale (Peter, et al. 2008b),correlazione che si riscontra anche con un rapporto negativo con il matrimonio, la famiglia tutta e la monogamia in se (Lam, et al. 2007). Tale studio sulle correlazioni, tuttavia, non consentono una precisa determinazione di causalità. Ad esempio, non si può dire con precisione se la pornografia consultata online sia obiettivo di ricerca di un'utenza già sessualmente insicura, o se la pornografia causi tale insicurezza. Un'attenzione particolare merita non solo l'attribuzione di causalità, ma anche la valutazione delle presunte conseguenze. Così, ad esempio, il fatto che l'utilizzo del materiale pornografico possa favorire il liberismo sessuale o il rendersi conto di non avere una soddisfacente vita sessuale, non per forza è da considerarsi con un'accezione negativa, ma anzi potrebbe sviluppare nuove strategie di miglioramento della stessa soddisfazione e benessere sessuale (Fisher, et al. 2001). Le rivendicazioni degli effetti negativi a volte sono basate su semplici modelli stimolo-risposta su modelli di imitazione: se, ed in che modo, il materiale pornografico online, sono imitati dal pubblico spettatore, dipende da numerosi fattori, in particolare però, sulla valutazione del destinatario che fa di tali pratiche interpersonali, di comunicazione e di consenso. Uno studio empirico di tali processi – considerando tra l'altro i desideri sessuali, l'identità di genere, la capacità di comunicazione e gli squilibri di potere nelle relazioni di coppia – deve essere ancora effettuato. Se, infatti, si dovesse chiedere agli utenti (online), circa gli effetti della pornografia su se stessi e su gli altri, si scopre (così come si osserva anche per altri contenuti multimediali) che c'è un effetto diretto principalmente verso “una terza persona” . Come regola, l'utenza dichiara che la pornografia abbia un effetto più negativo più sulle altre persone che su se stessi (Lee, et al. 2005). Da uno studio effettuato in Danimarca ed Australia su utenti maschili e femminili che utilizzano la pornografia online, è emerso che gli effetti negativi risultanti dall'utilizzo di tale materiale, sono stati percepiti come minimi, od addirittura assenti, ed invece sono emersi prevalentemente effetti positivi sulla qualità della loro vita e della loro esperienza sessuale in genere (come miglioramento della frequenza sessuale, la prestazione sessuale,un miglior outlook sul sesso in generale, una migliore conoscenza sessuale, cose che hanno influito tutte su di un migliore benessere sessuale); (Hald, et al. 2008).Una visione positivistica della pornografia online – come un miglior rapporto con il piacere ed il desiderio sessuale, una migliore accettazione di sé, come forza di non esclusione per i portatori di handicap, oltre all'ampliamento dei ruoli sessuali di genere tradizionali – è stata oggetto di davvero poche ricerche empiriche e studi teorici, fino ad ora

SEXY SHOP SU INTERNET

Ci sono numerosi sexy shop su Internet. Prodotti a fini sessuali – come giocatoli erotici, coadiuvanti sessuali, lingerie, contraccettivi, afrodisiaci – sono venduti online con grande richiesta. La visibilità e la facile accessibilità, possono contribuire alla normale crescita dell'uso di tali prodotti. In accordo col “modello di comportamento di sequenza sessuale”, l'utilizzo dei sexy shop online può essere classificato come uno stimolo sessuale che provoca reazioni fisiologiche, affettive e cognitive nell'utente, a seconda dei suoi desideri e predisposizioni. Queste reazioni possono innescare nell'utente attività sessuali, ed anche incidere nella natura delle attività in cui si è ci si è impegnati (Fisher, et al. 2000).

Purtroppo, anche in questo determinato campo, non ci sono ricerche empiriche specializzate, in grado di indagare i contenuti e le forme di sexy shop online, ed il modo in cui la clientela li utilizza, ed i loro effetti.

IL “SEX-WORK” SU INTERNET

Mentre la pornografia su Internet è stata oggetto di un gran numero di studi, molte poche ricerche sono state concentrate sul “sex-work” (il sesso come e vera e propria fonte di guadagno), un tema particolare, in quanto è, tra i vari temi del lavoro sessuale, politicamente ed economicamente molto rilevante.

Lavoro sessuale non online

Internet gioca un ruolo fondamentale nella commercializzazione del sesso, sotto forma di turismo, della prostituzione, ed altre forme di lavoro non online (come strip club, ed agenzie di appuntamento). Gran parte del pensiero femminista rifiuta il principio della prostituzione, in quanto lo catalogano come una forma di sfruttamento del corpo femminile. Inoltre si sostiene che Internet favorisca tale tipo di sfruttamento, conferendo una sorta di “normalità” al commercio sessuale. Ma c'è anche una parte del pensiero femminista che rconosce la prostituzione come un'attività legittima, nel rispetto però di alcuni diritti fondamentali: che un'equa condizione di lavoro sia presente, che ci sia un'opportunità positiva e di non sfruttamento delle proprie risorse, affinché ci sia un giusto provento da tali attività; che si possa lavorare in modo indipendente e senza costrizioni; che si possa verificare un potenziamento delle proprie potenzialità identitarie (Ray, 2007)

Lavoro sessuale online

Un nuovo tipo di mercato ai fini dello sfruttamento sessuale, è nato grazie all'avvento dei servizi a scopo sessuale trasmessi in rete. È emerso che grazie alle nuove tecnologie, i professionisti/professioniste del settore hanno rivalutato il loro modo di operare, giudicandolo molto più sicuro e remunerativo, rispetto alla prostituzione “tradizionale”, generalmente praticata in luoghi estremamente non sicuri (Bernstein, 2007). D'altra parte, tali professionisti possono anche incorrere in un utilizzo coercitivo dei servizi sessuali online. Un rischio potenziale può essere affrontato da individui che volontariamente hanno scelto di entrare nell'apparente non problematico mondo del sesso online con eccessiva fretta, sopravvalutando i profitti finanziari, ma sottostimando in maniera deleteria gli effetti che tale attività può provocare a livello psicologico e sociale (Ray, 2007). I fornitori ed i consumatori di tali servizi online non sono stati sistematicamente identificati, ne lo sono state le conseguenze individuali per i partecipanti al business del sesso online. Gli effetti esercitati dalla facile accessibilità a tali servizi sulle percezioni sociali della donna, degli uomini e della sessualità, devono ancora ricevere l'opportuna attenzione empirica.

L'EDUCAZIONE SESSUALE SU INTERNET

Istituzioni, società, gruppi ed individui utilizzano Internet per ottenere e fornire informazioni sulla sessualità, cosi come per promuovere cambiamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti, come aumentare ad esempio le pratiche di consapevolezza per il proprio ed altrui benessere sessuale.

L'ACCESSO ALLE INFORMAZIONI SESSUALI ONLINE

La maggior parte degli utenti di internet ricercano frequentemente informazioni sul sesso, e nemmeno le persone disabili ne sono escluse, in un campione di 760 studenti canadesi, è emerso che il 45% delle donne ed il 68% degli uomini, avevano dichiarato di aver ricercato informazioni sul sesso in Internet negli ultimi 12 mesi (Boies, 2002). In un sondaggio di 500 ragazzi ugandesi in età compresa tra i 12 ed i 18 anni, il 45% ha dichiarato di utilizzare Internet, di questi, però il 77% aveva precedentemente dichiarato di aver cercato informazioni riguardanti l'HIV/AIDS ed altri argomenti relativi al sesso (Ybarra, et al. 2006). La varietà dei contenuti, nonché la riservatezza con cui le informazioni possono essere ottenute, sono tra le principali ragioni indicate sul perché impegnarsi in tale tipo di ricerche online. Quando fu assegnato il compito di trovare informazioni online sull'uso dei contraccettivi e le malattie sessualmente trasmesse, i partecipanti a questa prova, di età compresa tra i 18 ed i 21 anni negli Stati Uniti, sono stati in grado di individuare un sito o delle informazioni appropriate nell'arco di pochi minuti e con pochi click di mouse (Smith, et al. 2000). Inoltre è stato evidenziato come non sia possibile bloccare, tramite software tutti i materiali pornografici in rete: è emerso che nonostante siano utilizzati sistemi di filtraggio, piuttosto restrittivi, per tali materiali, essi bloccano il 91% dei contenuti pornografici, anche se è possibile sempre accedere a circa il 24% delle informazioni a sfondo sessuale (Richardson et al. 2002).

QUALITA' DELLE INFORMAZIONI ONLINE SUL SESSO

Quali siti possono comunicare precise informazioni fondate in maniera scientifica e psicosociale, sul benessere sessuale? Quanti siti web sono in grado di divulgare informazioni di discutibile utilità, o addirittura pericolose (ad esempio, consigliare l'astinenza come un efficace metodo contraccettivo durante l'adolescenza, o che l'omosessualità può “essere curata”, o che l'insoddisfazione sessuale nelle donne è in gran parte causata unicamente da una disfunzione sessuale femminile?) Numerose domande come queste devono ancora essere risolte. I pochi studi che hanno affrontato la qualità delle informazioni selezionate dall'offerta online per l'educazione sessuale, hanno indagato in termini di portata, la completezza, l'attualità, la correttezza delle informazioni. In uno studio sulle informazioni disponibili online sul controllo volontario delle nascite e la gestione delle gravidanze indesiderate, è stato scoperto che circa 10 informazioni su 28 (36%) risultavano errate su temi specifici, e circa 84 siti web su 155 (54%) contenevano errori sull'argomento da loro trattato. Le informazioni scorrette riguardavano principalmente la presentazione dei rischi e dei pericoli su basi che apparivano non scientificamente fondate (Weiss, et al. 2003). Fino ad oggi rimane aperta la questione su quale sia la misura migliore da applicare per garantire un'ottima qualità tra coloro che forniscono informazioni ed i consumatori di tali informazioni, applicando ad esempio dei marchi di qualità, dotare gli stessi consumatori di una maggiore competenza per poter valutare le stesse informazioni in maniera più critica. Inoltre potrebbe contribuire ad un miglioramento della situazione la possibilità di dotare le informazioni di commenti in tempo reale, cosicché ci sia un'equa discussione sulla validità o meno delle informazioni online.

TIPI DI EDUCAZIONE SESSUALE ONLINE

Al fine di assicurare il benessere sessuale e superare i problemi legati ad esso, gli individui hanno bisogno di esser dotati di: informazioni relative al sesso (I), competenze comportamentali (B), e competenze motivazionali (M) (il cosiddetto modello IMB – information, behaviours, motivation – sull'educazione sessuale proposta da Barack & Fischer, 2001). Per questo motivo, l'educazione sessuale online copre una vasta gamma di servizi, tra cui, moduli di formazione multimediali per la corretta comunicazione delle competenze sessuali, visite regolari di operatori sociali ed esperti della sessualità online ed in chat, servizi informatici volti a mettere in guardia i partner riguardo una possibile infezione sessuale, o risultati laboratoriali facilmente accessibili. Nei casi più disparati, Internet è stato utilizzato anche per sostenere una terapia professionale di tipo sessuale, grazie alla comunicazione non sincronica (email, chat, messaggi di posta privati). Gli studi confermano che gli interventi di gruppo online portino ad un aumento della conoscenza in materia, e la possibilità di modificare comportamenti non sani per il benessere sessuale (Lou, et al. 2006). Oltre agli interventi educativi degli esperti, c'è una grande quantità d’illuminanti informazioni sessuali disponibili in rete e sulle piattaforme del Web 2.0, create dagli stessi utenti. Grazie a tale tipo di piattaforme online, gli utenti possono conservare l'integrità anonima della loro identità, fornendo però utili informazioni a tutta la comunità di riferimento, grazie alla narrazione di esperienze personali, desideri, atteggiamenti, sfatando il tabù di una sessualità prevalentemente privata, da tenere nascosta ai più. Protetti dall'anonimato, infatti, è possibile discutere di esperienze sessuali e ricevere informazioni e consulenze da parte di una vasta gamma di pari (Suzuki, et al. 2004).

FORME DI INCONTRO SESSUALE IN INTERNET

Ci sono due forme di incontro sessuale in Internet: gli scambi online, ovvero quei contatti avviati esclusivamente mediante il computer, e quelli offline, ovvero contatti che presuppongono il proseguimento dell' incontro a livello personale.

L'INCONTRO ONLINE

Esso avviene quando tra due partner si innesta una relazione sessuale condotta esclusivamente grazie alla connessione Internet, relazione che mira a stimolare il desiderio sessuale di ognuno, scambiandosi materiale sessualmente esplicito (Daneback, et al. 2005). Questo nuovo tipo di relazione può essere identificato con il termine di “cybersex”, e può essere effettuato grazie a tutte le funzionalità esistenti online, come le chat room, le community online, siti specializzati per tali relazioni. Il diffondersi di questo tipo di incontri è dovuto all'aggiramento di numerosi rischi sessuali, come la violenza, la gravidanza non pianificata, la trasmissione di malattie sessuali, la facilità nel poter trovare una persona che soddisfi determinati target di desiderio. A differenza del consumo di materiale pornografico, il cybersex offre la possibilità di condividere molte gratificazioni associate all'intimità sessuale ed emotiva (per una rassegna completa del ruolo delle emozioni nella comunicazione online, vedere Derks et al. 2008). Grazie alla sua natura in grado di mantenere l'anonimato, il cybersex aiuta ad abbassare il livello delle inibizioni ed incoraggia ad un tipo di comunicazione particolarmente aperto, infatti inclinazioni e preferenze sessuali altrimenti nascoste nel mondo reale, a causa della paura del rifiuto o del giudizio negativo, vengono alla luce senza problemi, incoraggiando i partecipanti a vivere più liberamente la loro sessualità, incoraggiando anche l'accettazione di sé e della propria sessualità. (McKenna, et al. 2001)

Il cybersex consente ai partecipanti la possibilità di condividere nuove esperienze sessuali e d'impegnarsi in attività sessuali con una diversa gamma di partner, in un ambiente relativamente sicuro, con comportamenti che possono anche contribuire al potenziamento del proprio benessere sessuale (Whitty, 2008). Tutto ciò però non deve portarci a pensare al cybersex come un'attività “disincarnata” per la propria identità. La stimolazione sessuale attribuito al cybersex è sperimentato non solo a livello immaginativo e simbolico, ma anche a livello fisico e corporeo. Il cybersex consente inoltre ai partecipanti di presentarsi in una luce molto più favorevole rispetto ad un possibile faccia a faccia. Proiettando una versione specifica di se nel mondo online, gli individui che altrimenti non si riterrebbero adeguati in situazioni reali, possono sperimentare situazioni di grande benessere psicofisico: ogni handicap può essere fatto sparire, l'età diventa un problema secondario, i giovani adolescenti possono proiettare una visione più seria di sé, ritraendosi come persone più mature. Il cybersex non dovrebbe essere classificato semplicemente come un sostituto per persone che hanno difficoltà nel relazionarsi nel mondo “reale”, ma dovrebbe essere inteso invece come una forma specifica di espressione sessuale, svolgendo un ruolo legittimo nella sessualità e nella vita relazionale dei suoi partecipanti (Ross, et al. 2004). Il grado in cui il sesso online viene vissuto come soddisfacente e significativo, dipende dal comportamento dei partecipanti e dalle loro relazioni reciproche. È emerso che le donne abbiano una più forte preferenza per il cybersex rispetto agli uomini. In un campione di utenti Internet in Svezia, che utilizza Internet a scopo sessuale, è emerso che gruppi di donne di tutte le età, sono impegnate molto di più rispetto al cybersex maschile (25-34 anni :35% donne, 30% maschi; 35-49 anni : 37% donne, 25% maschi; 50-65 anni:: 22% donne, 13% maschi) (Daneback, et al. 2005). Inoltre il cybersex risulta molto popolare tra i gay e i bisessuali, ed in un campione di studenti canadesi, di età media intorno ai 20 anni, il 13% dei maschi ed il 7% delle femmine hanno dichiarato di aver utilizzato almeno una volta delle chat room, a scopi sessuali, nell'arco degli ultimi 12 mesi (Boies, 2002).

Ma a parte i suoi vantaggi, il cybersex è associato principalmente a tre tipi di rischi:

Una ricerca e preoccupazione perpetua, ed una dipendenza compulsiva nel ricercare sesso online, può emergere tra individui che già soffrono di afflizione psicologiche acute (i cosiddetti “dipendenti da cybersex”). Non di rado questi comportamenti sono accompagnati da un consumo eccessivo di materiale pornografico ed altri contenuti multimediali a scopo sessuale (Daneback, et al. 2006);

Se persone che hanno una relazione matrimoniale o comunque fissa, si impegnano in una relazione di cybersex con un terzo individuo, questo può scatenare problemi gravi all'interno del benessere della coppia, in quanto esso viene registrato come un tradimento vero e proprio, portando anche alla crisi definitiva del rapporto, cosa che potrebbe addirittura far incorrere in atti di violenza da parte di un partner (Mileham, 2007);

Il cybersex non avviene sempre sulla base del mutuo consenso, cosa che può provocare indesiderate avances sessuali (vere e proprie molestie in certi casi) tra gli adolescenti e gli adulti (Barak, 2005), così come possono avvenire anche molestie da parte di adulti a bambini: ad esempio è possibile che una persona adulta si infiltri all'interno di piattaforme dedicate ad un pubblico di bassa età, e da li cercare di adescare una potenziale vittima, su social networking come MySpace o Facebook. In un campione su soggetti degli Stati Uniti tra i 10-17 anni d'età, il 18% delle ragazze e l'8% dei ragazzi hanno dichiarato di aver subito molestie sessuali online, sperimentando come estremamente spiacevole tali contatti (Mitchell, et al. 2007). Oggi però i minori sembrano essere molto meno a rischio perché comunicano più spesso con gli amici e con gli sconosciuti, e riescono a tutelarsi meglio, anche grazie al crescente uso di moderatori nelle conversazioni o nei siti dedicati al networking. Inoltre una maggiore conoscenza su come i delinquenti sessuali contattano le loro vittime su Internet, ha permesso di aiutare queste ultime a rivolgersi a procedimenti penali e cautelari, riguardo ad un comportamento sospetto (Malesky, 2007).

Nel mondo di Internet diventa tutto abbastanza più semplice – sia in senso positivo (ricercare ideali partner sessuali), sia in senso negativo (come nell'incombere e nel respingere indesiderati contatti sessuali) – rispetto al mondo reale, in quanto gli utenti possono ricorre a dei semplici colpi di click per poter raggiungere il proprio obiettivo.

IL SESSO “OFFLINE”

In due recenti indagini condotte negli ospedali britannici, il 7% e il 5%

delle donne eterosessuali, il 14% e il 10% degli uomini eterosessuali, e il 47%

e il 44% degli uomini gay avevano utilizzato Internet per la ricerca di relazioni sessuali “offline” (ovvero, come già detto, che tali relazioni si sono perpetrate anche con incontri faccia a faccia) negli ultimi 12 mesi (Bolding, et al. 2006). In un campione di individui svedesi che utilizzano internet a scopi sessuali, il 35% degli uomini e il 40% delle donne hanno risposto di aver avuto relazioni sessuali almeno una volta con una persona conosciuta online (Daneback, et al. 2007). Particolarmente attivi sono risultati i single, le donne tra i 34 e 65 anni, e gli omosessuali / bisessuali . In un sondaggio britannico del 1993, il 3% dei giovani utenti maschi omosessuali di Internet, hanno dichiarato che il loro primo incontro sessuale è avvenuto grazie alle piattaforme online, e questa cifra è salita fino al 62% nel 2002. Secondo un'indagine qualitativa su sette anziani in Australia (71 anni in media), ognuno dei quali aveva iniziato un rapporto online su una linea romantica, il primo incontro nel mondo reale con il loro partner è avvenuto circa 4-5 mesi dopo il primo scambio di informazioni reciproche, incontro che ha portato ad un rapporto sessuale (Malta, 2007). Profili online, forum, chat e social network sono utilizzati per identificare potenziali partner sessuali, che viene effettuata grazie a vari mezzi di comunicazione, come email, messaggistica istantanea, webcam. Tali mezzi però, per poter essere utilizzati, richiedono dei criteri da rispettare, che consentano di chiarire in anticipo la corrispondenza sulle preferenze sessuali, il reciproco interesse, preferenze per il sesso sicuro o la comunicazione di essere esenti da malattie a trasmissione sessuale. Prima di incontrarsi nel mondo reale, il potenziale partner può richiedere dettagliatissime informazioni per tutto ciò che riguarda la compatibilità sessuale reciproca. Grazie alla diffusione di questo tipo di incontri, è possibile creare una rete di contatti anche in situazioni di relativo isolamento sociale e geografico, o tra persone che non hanno potuto frequentare luoghi di accesso pubblico (come persone affette da disabilità fisiche, emotive, psichiche), o che non vogliono mettere in mostra il vero lato di se, come alcune minoranze etniche (Poon, et al. 2005). Il sesso “offline”, purtroppo, è potenzialmente ancor più rischioso rispetto a quella che si limita alla ricerca del partner nel mondo virtuale in quanto:

La possibilità di una perpetua ricerca al miglior partner sessuale, può portare a modelli di dipendenza e comportamento compulsivo, alienante dalla società;

La comoda e nascosta ricerca per il sesso offline può produrre atteggiamenti di infedeltà e condurre a problemi relazionali;

Un comportamento non contestuale di violenza, o il rischio di cadere in un evento indesiderato come lo stupro e l'abuso sessuale di minori, sono ancora potenziali rischi. Sebbene alcuni bambini sono stati molestati da pedofili che utilizzano Internet, il numero di bambini vittime di tali abusi di questo tipo sono relativamente pochi rispetto all'enorme numero di casi che si verificano nel contesto sociale, eppure i media continuano a concentrare la loro attenzione su eventi di natura telematica (Gallagher, 2007). Inoltre l'eccessiva copertura mediatica dei casi di stupro che coinvolgono appuntamenti concordati su Internet, potrebbe contribuire alla creazione di un falso mito su questa tipologia di stupri. Infine, non ci sono prove empiriche che il non utilizzo di tali mezzi di comunicazione, sia efficace come deterrente da tali atti di violenza;

Si presume che la ricerca per il sesso offline favorisca la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili, questo perché le persone eterosessuali ed omosessuali che cercano partner sessuali in rete tendono in media ad essere sessualmente più attivi di chi non lo fa, e più predisposti a correre il rischio di praticare sesso non protetto, ed hanno una maggiore probabilità di essere già affetti da questi tipo di infezioni (Liau, et al. 2006). Circa 1/5 delle donne, ed 1/3 degli uomini, che si affidano a questo tipo di relazioni su Internet, praticano sesso non protetto con il partner conosciuto in rete (Liau et al.; 2006, Ibidem); la correlazione tra la ricerca in Internet di partner sessuali e la maggiore probabilità di rapporti sessuali non protetti, potrebbe essere spiegata dalla semplice auto-selezione: le persone ad alto rischio possono essere inclini a tale comportamento tanto quanto quelle a basso rischio, che ricercano partner sia online che offline. Inoltre tale processo dinamico potrebbe indurre a considerare Internet come un luogo dove vengono accentuati incontri sessuali maggiormente a rischio rispetto alla realtà sociale. Tuttavia, la scarsità dei dati raccolti, non consente di supportare l'ipotesi riguardante l'accentuazione dinamica del rischio (Ibidem, pag. 563);

Ultimo, ma non meno importante è la mancanza di dati sul successo o sul fallimento riguardo l'organizzazione del sesso sia online che offline su criteri di votazione da parte degli utenti.

Nel complesso, gli studi esplorativi riguardo ai problemi dei rischi nella ricerca di incontri sessuali online ed offline, la maggior parte dello scibile in questo settore, ha una visione piuttosto negativa, dove gran parte delle pubblicazioni non descrivono praticamente mai come ordinario ed innocuo tutto ciò (Daneback, et al. 2007). Ancor più rari sono gli studi che esaminano le prestazioni espressamente derivanti da questo comportamento, così come vengono viste dai suoi partecipanti – come ad esempio l'opportunità di aver superato la barriera dell'isolamento sessuale, l'aver trovato nuovi partner sessuali, lo sperimentare l'auto – esplorazione della propria sessualità e del proprio benessere sessuale.

LE SOTTOCULTURE SESSUALI IN INTERNET

Quando una minoranza sessuale è inserita in un circolo culturale specifico, cosa che può portare ingiustamente ad un'emarginazione completa od una forte discriminazione (ad esempio come gli omosessuali nell'est dell'Europa), l'emancipazione e l'empowerment grazie alla rete viene sempre accolta con favore. Fornendo una piattaforma di facile accesso per la creazione di contatti tra persone con sentimenti ed orientamenti sessuali simili, Internet può far evadere dall'isolamento sociale, facilitare la messa in rete delle proprie capacità, rafforzare l'accettazione di sé e dell'auto-identità, aiutare nella comunicazione di informazioni pratiche, incoraggiare l'attivismo politico (Hillier, 2007). Internet può fungere da importante luogo di rifugio per le persone che non possono avere facile accesso alle sottoculture urbane, in virtù di restrizioni sociali o a causa del loro luogo di domicilio. La gamma di queste sottoculture nell'ambito della sessualità riguarda sopratutto l'omosessualità e la bisessualità, la transessualità, i praticanti di diverse forme di feticismo, e tutte quelle forme che non posso essere catalogate come “comuni” (Lev, et al. 2005). Le opportunità per superare tale esclusione sociale però possono portare a nuove forme di discriminazione, se la partecipazione a tali sottoculture viene resa pubblica. Per contro, Internet viene visto come un pericolo sociale quando viene utilizzato da minoranze sessuali che sono respinte in determinati contesti sociali/culturali, (ad esempio per motivi religiosi o politici, o anche per legge), facendo l'esempio della pedofilia, verso la quale può nascere un vero e proprio odio verso tali persone (Durkin, et al. 2006). Si teme che la presenza online di queste minoranze devianti possa contribuire a giustificare forme socialmente inaccettabili di comportamento sessuale, rafforzando lo sviluppo di disturbi patologici o addirittura incoraggiare attività criminali. Ad esempio, i messaggi che cercano di legittimare l'abuso sessuale dei bambini, sono distribuiti nei forum online frequentati da parte dei pedofili, come recenti ricerche hanno dimostrato (Malesky, et al. 2004), creando un vero e proprio pericolo sociale. D'altra parte, grazie alla visibilità di tali gruppi in rete, potrebbe risultare più facile estendere alcuni tipi di offerte di consulenza psicologica. Internet facilita anche gli sforzi per condurre una vera e propria ricerca di queste sottoculture. Infatti, accanto a quelle che cercano di dissimulare il pericolo distruttivo che possiedono, ve ne sono invece alcune che consapevolmente si sforzano di affrontare le proprie controverse inclinazioni sessuali, in modo socialmente responsabile, come andare alla ricerca di stabilire norme di comportamento adatte al proprio contesto. La grande difficoltà che si incontra in questi casi però è trovare la giusta linea di demarcazione che separi comportamenti sessuali da quelli patologici, e quindi probabilmente pericolosi. C'è un deficit di studi a riguardo, e le attività di promozione e di politica di conoscenza fatta da questa vasta gamma di sottoculture, potrebbero contribuire ad una maggiore conoscenza della libertà sessuale. Ad esempio, le minoranze precedentemente emarginate, come quelle poligamiche, potrebbero ricevere una maggiore copertura mediatica in senso positivo. Ma bisogna sempre ricordare che le attività su Internet di queste minoranze, che a volte vengono sistematicamente ostracizzate, potrebbero portare ad incitare paure od addirittura forme di panico morale, portando ad un maggior controllo governativo su tali attività online, promuovendo un generale clima repressivo verso tali inclinazioni sessuali (Potter, 2001). In alcuni casi Internet può anche essere utilizzato proprio per promuovere la discriminazione verso tali minoranze, soprattutto dagli operatori sanitari mentali, che invece di prevenire i crimini, tendono a creare uno stato di tensione e vigilantismo verso la possibilità di reati già commessi. Eppure, al di là dei dibattiti pubblici e dei mezzi di comunicazione sui temi della sessualità, una serie di questioni relative alle minoranze sessuali nel mondo cibernetico rimangono ancora senza risposta. Come reagiscono i singoli utenti alla presenza online di tali minoranze sessuali? E, più specificamente, in quali condizioni tali attività online possono indurre comportamenti con effetti positivi o negativi, come ad esempio, la riduzione o l'aumento dei pregiudizi nei confronti delle minoranze sessuali?

DISCUSSIONE FINALE: SINTESI E VALUTAZIONE DELLA RICERCA NEI SEI CAMPI DELLA SESSUALITA' IN INTERNET

In chiusura, rivediamo i risultati più importanti, sottolineando i limiti che tale discussione ha incontrato.

Com’è stato notato, gli argomenti su cui si è concentrata la ricerca sono stati il consumo e gli effetti della pornografia online, e la ricerca di informazioni sulla propria sessualità in rete. Di questi due argomenti, ne sono stati sottolineati i rischi, o la volontà di affrontarli: eventuali danni ai bambini ed agli adolescenti, dipendenza da forme di consumo compulsivo, diffusione o consumo di forme devianti o illegali della pornografia, o la creazione di modelli negativi per il genere sia maschile che femminile. Gli studi esistenti raramente hanno preso in considerazione aspetti positivi della ricerca online di elementi che abbiano a che fare con la sessualità in generale, anche se dal punto di vista degli utenti è emerso che i benefici sono predominanti, infatti, vengono sottolineati principalmente rischi quali: molestie sessuali ed abusi, l'agevolazione dell'infedeltà verso il proprio partner, la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili. Ma accanto a questi potenziali rischi, tuttavia esistono, seppur poche, ricerche che hanno preso in considerazione l'opportunità di utilizzare le potenzialità della rete per l'emancipazione sessuale, l'ampliamento delle opportunità di auto-esplorazione, la possibilità di ricercare forme di benessere sessuale e come preservarlo. Abbiamo inoltre visto come la rete possa potenziare l'identità delle sottoculture sessuale, facendole uscire da quel vortice di discriminazione ed emarginazione cui spesso sono sottoposte, poiché la loro presenza in rete è ancora percepita come un potenziale rischio sociale. Abbiamo visto anche come sia fondamentale considerare l'educazione sessuale nell'era del Web 2.0, cosa che viene vista in letteratura come opportunità di estendere le forme tradizionali di educazione sessuale, con la possibilità di raggiungere determinate categorie di interesse più facilmente.

Dal punto di vista metodologico, gli studi attuali coprono un ampio spettro per quanta riguarda la raccolta dei dati: interviste, questionari, osservazioni, analisi del contenuto, registrazioni di file Internet (video o audio). Ma accanto a queste metodologie create ad hoc, raramente sono stati introdotti nuovi strumenti di indagine psicometrica (come ad esempio quello di Delmonico, D., & Miller, J. (2003). Raramente si incontrano sofisticati disegni di ricerca sul campo (come quello di Roberto, A. J., Zimmerman, et al. 2007), o esperimenti in laboratorio (Paul, Linz, 2008), o studi longitudinali che cercano di determinare cause ed effetti di un fenomeno (Brown, 2009).

Di regola, ciò che incontriamo più di frequente, sono i cosiddetti “one-shot studies”. Infatti tutto ciò è da ricercare nel fatto nel basso numero della popolazione rappresentativa dei vari studi. Spessi tali studi utilizzano campionamenti occasionali (di solito studenti universitari), o utilizzano campioni clinici (come sfruttatori sessuali compulsivi, o molestatori sessuali), tutte cose che limitano la loro generalizzabilità. Per quanto riguarda la concettualizzazione teorica degli effetti delle attività su Internet connesse alla sessualità, molti studi si basano su modelli supportati da una visione deterministica: gli utenti sono visti quasi sempre come delle vittime passive, riguardo la problematicità esistente nei contenuti online, invece di considerare tali utenti come persone attive, che interpretano in maniera selettiva e volontaria l'accesso o l'evitamento a determinati contenuti. Tali studi sono completamente all'oscuro del positivo apprendimento che si può ricavare dalle competenze Internet sessualmente correlate: una migliore autoregolazione del consumo, una migliore valutazione critica delle fonti online, incrementare un discorso aperto sui temi della sessualità online, favorendo tutto ciò che riguarda il proprio benessere psicofisico.

Concludendo, sarebbe giusto ricordare i concetti espressi durante il primo convegno Teomesus, organizzato dal Dipartimento di Teorie e Metodi delle Scienze Umane e Sociali . Il giorno 20 Dicembre 2012, presso l’aula Pessina sita nell’edificio centrale dell’Ateneo Federico II di Napoli, si è tenuto il seminario “La mente nella rete: prospettive e contesti delle nuove tecnologie”, organizzato dal dipartimento Teomesus. Attraverso un approccio multidisciplinare, integrando contributi di tipo psicologico, pedagogico, statistico, linguistico e filosofico, è stato dibattuto e approfondito, da una prospettiva critica, il tema delle prospettive e dei contesti delle nuove tecnologie e come quest’ultime abbiamo modificato il campo delle relazioni, delle interazioni e comunicazioni umane, dell’apprendimento e della stessa mente da un punto di vista cognitivo ed emozionale, nei processi di formazione dell’identità, di sviluppo e di comunicazione linguistica.

Il dibattito si è aperto con l’intervento di Maria Carmela Agodi, docente di Sociologia, dal titolo “Sociologica-mente: sistemi socio-tecnici e menti in azione”.
Il suo contributo inizia con una domanda provocatoria : qual è l’azione della rete sulla nostra mente? Ci rende stupidi o modifica il nostro modo di costruire la conoscenza?
Innanzitutto, bisogna precisare che siamo abituati a considerare separatamente il mondo reale dal mondo virtuale; tuttavia negli ultimi anni è emersa la necessità di iniziare ad integrare i due aspetti. La tecnologia non può essere compresa senza capire i processi di socializzazione che ne sono alla base : essa entra in gioco solo tramite i suoi utilizzatori, poichè il suo contenuto è il risultato di una complessa vicenda sociale e materiale.
La rete non è autonoma rispetto alle pratiche che l’hanno determinata e non dobbiamo considerare l’esistenza di una dicotomia: il dispositivo tecnologico e le pratiche sociali che lo modellano vanno ad integrarsi.
Inoltre dobbiamo considerare che le pratiche tecnologiche modificano anche la nostra percezione di conoscenza. L'Agodi infatti fa un esempio importante: “il libro è da noi considerato il supporto materiale che ha co-costruito il sapere così come da noi viene inteso”. Le varie pagine che si susseguono in un libro simboleggiano un flusso continuo che non interrompe il pensiero, ma che ha un inizio ed una fine. Tuttavia il libro è solo uno dei vari modi in cui possiamo considerare la co-costruzione del sapere.
Ma dove è situata la conoscenza?
Siamo sempre stati abituati a considerare la conoscenza come proveniente dai libri: la “rete” è sempre esistita, supportata per l’appunto dai libri.
Oggi grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie possiamo dire che la conoscenza è situata nell'ambiente, e la “rete” sottolinea questa proprietà della cultura, poiché oggi stiamo imparando a considerare la conoscenza come una proprietà della rete piuttosto che dei singoli componenti che ad essa partecipano.

Successivamente si è visto l'intervento della docente Maura Striano, con l'intento di focalizzare la nostra attenzione sulle implicazioni della tecnologia dal punto di vista pedagogico.
Noi consideriamo la mente come una realtà situata in un processo emergente: la mente nasce in uno spazio intersoggettivo, ed i nostri processi mentali sono distribuiti anche attraverso manufatti, risorse materiali ma anche relazioni.
La mente è considerata anche come una realtà distribuita, attraverso le risorse sociali; è una realtà incarnata e quindi presente nei corpi; è una realtà transazionale, cioè come l’adattamento che produciamo per rispondere alle richieste dell’ambiente e ciò che siamo.
Considerando dunque anche i contesti formativi, che sono le dimensioni transazionali in cui i soggetti prendono forma attraverso esperienze di apprendimento mediate e situate in ambienti formali, non formali e informali, tali ambienti sono il focus dell’interesse pedagogico. Ma il contesto formativo è anche formato da dimensioni costruite da attori, artefatti, culture.
Le esperienze di apprendimento sono quindi mediate anche dagli artefatti, ecco perchè la Striano parla di WEB 2.0 : un ambiente di apprendimento e relazione- transazione, in cui viaggiano informazioni, immagini, memorie, pensieri, oggetti. Il WEB 2.0 è lo spazio in cui si co-costruiscono conoscenza e saperi, in cui si favorisce l’incontro tra menti.
Ma la prof.ssa Striano ci ammonisce, ricordando limiti e pericoli del Web 2.0 : tale artefatto ha dei limiti per quanto riguarda l’accesso ad esso e l’uso, e comprende anche delle difficoltà nella comunicazione e nelle relazioni. Tuttavia, ha delle potenzialità informative e comunicative non propriamente illimitate, in quanto il web 2.0 può essere uno spazio educativo solo se consente di creare esperienze ed opportunità , ma non può esserlo se non permette di costruire forme di relazioni educative.

L’intervento successivo di Lucia Donsì dal titolo “Verso una nuova mente: uso del computer e processi di conoscenza” ha sottolineato come ogni forma di apprendimento abbia sempre una connotazione sociale e risulti sempre modellato dal medium utilizzato per formare con il quale, chi apprende, entra in contatto. Vi è, infatti, una differenza sostanziale tra modelli di conoscenza dalla lingua scritta e modelli di conoscenza dal web. I primi sono caratterizzati, infatti, da una sequenzialità nella quale domina la struttura organizzatrice dell’autore che viene assunta da chi legge ed è stabile. Nei modelli di conoscenza che provengono dal Web, invece, si trovano unità informative autosufficienti, caratterizzate da complessità e organizzazione reticolare dove si ha un apprendimento di tipo “immersivo” e dove è possibile interagire con il mezzo stesso e personalizzarlo. L’apprendimento dal web presenta ovviamente vantaggi e limiti: da un lato, apre ad una pluralità di percorsi, stimola il pensiero laterale e sollecita il pensiero creativo, procedendo per associazioni. Dall’altro, tuttavia, si corre si il rischio di un vero e proprio frastuono cognitivo in una difficoltà a selezionare le informazioni, disturbando la riflessione logica di tipo verticale e privando, chi apprende, della dimensione concreta e materiale di un qualsiasi esperimento ( la sperimentazione del peso e del magnetismo ad esempio). Ma soprattutto, tale tipo di apprendimento priva, troppo spesso, chi apprende, della possibilità di sperimentare l’esperienza formativa ed importantissima dell’errore. L’intervento ha inoltre sottolineato la differenza nell’utilizzazione del computer da parte di bambini e adolescenti. Mentre i primi, infatti, prediligono il gioco, la ripetitività e il distacco dalla concretezza, gli adolescenti trovano nello strumento tecnologico un’opportunità di sperimentazione, di autonomia e di soddisfazione delle proprie curiosità. Il ruolo dell’adulto in questo panorama complesso è quello di favorire l’interazione tra apprendimenti diversi, tra libro e multimedialità, in una stimolazione sia del pensiero verticale che di quello laterale. Donsì termina il proprio intervento osservando come il soggetto post-moderno si trovi oggi in una vera e propria “situazione schizoide” segnata da un’infinità di possibilità da un lato, e da un’alienazione dai contesti più prossimi e dai rapporti umani concreti dall’altro.

L’intervento delle prof.sse Luigia Simona Sica e di Laura Aleni Sestito dal titolo “ Lo sviluppo “virtuale”: il ruolo dei media nella formazione dell’identità personale” ha invece evidenziato come l’esplorazione e la formazione della propria identità, compito di sviluppo centrale in adolescenza, è attuato, oggi, nella nuova generazione di “nativi digitali”, all’interno degli innumerevoli contesti tecnologici. Centrale, in quest’ ambito, è la questione dell’anonimato e della self-disclosure nel web: quanto e cosa gli adolescenti decidano di svelare di sé nel web? Tra le questioni aperte emergono : Il web rende i giovani più soli e depressi? Il contatto con estranei costituisce un pericolo? Le interazioni frequenti con i coetanei possono indebolire le relazioni con la famiglia? Dal 2006 il Development Psychology ha cominciato a sistematizzare le conoscenze relative a queste questioni. L’ambiente digitale può e deve essere considerato come ulteriore contesto di sviluppo dell’individuo che dà senso alla costruzione di sé. Tuttavia, le interazioni on-line possono essere utilizzate come schermo delle più importanti problematiche dello sviluppo dell’adolescente. Il cambiamento di paradigma che il nuovo contesto tecnologico ha posto è un nuovo continuum tra mondo on-line e mondo off-line in un’osmosi costante tra vita reale e vita virtuale. La partecipazione ai social network, in particolare, consente intensamente la dimensione dell’esplorazione (teorizzata da Erickson, insieme all’impegno, in relazione allo sviluppo dell’Identità) e consente la sperimentazione di alcune parti del sé dell’adolescente. Si parla, ormai, di On-line Identity che, da un lato, può integrare la propria identità reale e aiutare a superare alcune difficoltà ad essa connesse, dall’altro, tuttavia, può condurre ad una frammentazione identitaria procrastinando in uno stato di moratoria e di diffusione (teorizzate da Marcia).
In seguito, riprendendo la tematica affrontata dalla dott.ssa Sica, la docente Daniela Caso ha approfondito, dalla prospettiva specifica della psicologia sociale, la problematica molto attuale dell'uso e abuso di Internet in adolescenza, presentandoci anche a grandi linee una ricerca da lei stessa condotta in merito. Facendo una breve introduzione al tema, la prof.ssa ha illustrato quelli che sono considerati gli aspetti positivi del web, affermando che per certi versi la tecnologia contribuisce ad aumentare il benessere degli adolescenti, e quelli invece negativi, tra cui forse il più significativo riguarda la dipendenza da Internet, i cui sintomi principali riguardano la tolleranza (ossia aumento progressivo del tempo trascorso al pc); astinenza e infine danno in aree del funzionamento sociale, sentimentale, occupazionale e familiare.

Proprio il tema della dipendenza ha costituito il centro della ricerca realizzata dalla Caso su adolescenti delle scuole superiori campane. L'obiettivo è stato quello di indagare la dipendenza in funzione di alcune variabili sociali quali il benessere, l'autoefficacia sociale e il sostegno sociale percepito. Altro importante obiettivo è stato quello di osservare le differenze tra i gruppi di adolescenti. Riguardo alla metodologia utilizzata è stato somministrato un questionario (Uso e Abuso e Dipendenza da internet, UAD) composta da 80 item che rilevavano 5 dimensioni: evasione compensatoria, dissociazione, impatto sulla vita reale, sperimentazione, dipendenza. Il campione era costituito da 354 studenti la cui età media era di 15.83. Pertanto è stato rilevato che le ore di collegamento medio di questi ragazzi era di 6.97 ore circa al giorno, prevalentemente distribuite tra il pomeriggio e la sera, che a tale dipendenza era spesso associato un basso benessere psicosociale e che le donne fossero maggiormente dipendenti rispetto ai ragazzi.

La seconda sessione della giornata di studi ha accolto contributi provenienti dalla Statistica e dalla psicologia cognitiva. Il contributo di Orazio Miglino dal titolo “Il progetto Block-Magic: il potenziamento dei processi di apprendimento manipolativo mediante smart technologies” ha trattato lo studio dei processi psicologici attraverso il metodo simulativo di tipo artificiale. Secondo Miglino tutti i processi di apprendimento avvengono attraverso le tecnologie mediate e non dall’informatica. Il progetto Block-Magic, in particolare, ha il fine di conservare l’importanza dell’apprendimento di tipo manipolatorio nei bambini integrandolo con l’informatizzazione dell’esercitatore in modo da aumentare la possibilità di riabilitazione cognitiva. L’ausilio (e non la sostituzione) di strumenti cibernetici consentono infatti di sopperire allo squilibrio esercitatore-gruppo numeroso, consentendo, simultaneamente, l’esercitazione di più bambini.

A seguire il contributo del prof. Miglino c'è stata una breve ma significativa riflessione da parte del dott. Piccolo, statistico, il cui titolo "Lo spazio dell'incertezza nel confronto uomo-macchina" ha ben racchiuso il suo pensiero circa l'idea che la tecnologia abbia ormai non solo cambiato la qualità delle cose, ma proprio il modo di fare le cose. Piccolo ci ha parlato di un vero e proprio passaggio da quello che lui stesso chiama "manualità" allo strumento in sè, quello telematico che ci consente una riproduzione della realtà sempre più accurata. Tuttavia, l'errore che deriva dalla manualità è di solito controllabile, ma quando le macchine diventano più complesse anche gli errori, di conseguenza, diventano sempre più incontrollabili, se non estremi. "Controllare l'errore è compito dello statistico" ci dice il dott. Piccolo, bisogna capire le caratteristiche dell'errore e la probabilità con cui si verifica. Più ci allontaniamo dalla costruzione di oggetti più entriamo nella complessità. Dobbiamo essere consapevoli che le nuove tecnologie possono avere insiti degli errori ben più gravi, nei confronti dei quali dobbiamo attuare dei meccanismi di difesa e contemplare margini di errore per preservare la nostra libertà.

L’intervento di Sergio Beraldo, in seguito, ha analizzato quella che viene definito Intentional Stance: la disposizione, cioè, a trattare un’entità come agente razionale. Gli individui, infatti, reagiscono diversamente se di fronte a sé sono presenti esseri umani dotati di intenzione o macchine. L’intervento di Gigliotta e Palumbo ha illustrato, invece, il modello EVOK, un metodo “bio-inspire machine”. Tale modello parte dalla considerazione degli organismi come sofisticate macchine che operano cluster, processi che permettono, cioè, di separare la miriade di dati con i quali entriamo quatidiamente a contatto e che ci permettono di vivere in modo adattivo. La proposta è usare tecniche evolutive come supporto del compito di clusterizzazione attraverso 2 tipi di algoritmi di clusterizzazione, quelli gerarchici e quelli non gerarchici.

La giornata studi ha poi visto l'intervento a cura della dottoressa Cristina Pennarola: “Self-help english: siti e modi dell’apprendimento linguistico on line”. L’obiettivo è quello di verificare e valutare l’efficacia dei siti per l’apprendimento dell’inglese “fai da te”. Tra i siti selezionati per le loro peculiarità (come la qualità, l’aggiornamento quasi quotidiano, la diffusione) e credenziali, troviamo: il Learning resources Bank e il portale della BBC. A parità di contenuti, questi siti per l’apprendimento self – service, non contemplando la presenza di una componente didattica che fornisca un immediato feedback e una progressione per obiettivi crescenti, consentono all’utente di orientarsi autonomamente grazie alla struttura coerente del sito. In tale prospettiva, capiamo subito l’importanza rivestita dalla struttura di un sito, sia essa gerarchica o reticolare, in quanto questa resta sempre la bussola per l’orientamento in assenza della guida di un docente. Un’importante riflessione critica riguarda un particolare aspetto del layout della home dei diversi siti: presentare un gran numero di immagini, per quanto accattivanti, può causare dispersione e addirittura potrebbe confondere il navigante. Riprendendo quanto detto dalla professoressa M. Striano, si è voluto ancora una volta sottolineare come sia importante che il senso e la situazionalità guidino sempre il processo d’apprendimento.

La parola è passata alla professoressa Vanda Polese, con un intervento dall’emblematico titolo:” T for Two: paradigmi e barriere nell’era digitale”, richiamando così la dimensione del prendersi cura e del relazionarsi. L’intervento è incentrato sulle riflessioni riguardo uso e valori delle nuove tecnologie. La lingua viene ad essere una vera e propria piattaforma, un valore aggiunto per la promozione dell’inclusione sociale e per lo sviluppo del senso di comunità. La promozione dell'insegnamento e dell'apprendimento delle lingue e della varietà linguistica dovrebbe rappresentare una priorità dell'azione comunitaria nel settore dell'istruzione superiore. In quest’ottica l’insegnante ha il ruolo di facilitatore, in quanto il suo compito dovrebbe essere quello di insegnare a pensare criticamente. Non solo il docente gioca un ruolo chiave nell’apprendimento: è l’intero sistema scolastico che dovrebbe far emergere, in una prospettiva di new learning ecology e di active learning, la creatività dei discenti. Questi ultimi hanno così la possibilità di diventare membri attivi di una comunità d’apprendimento e corresponsabili (insieme agli insegnanti) di esso, promuovendo sviluppo economico e soluzioni innovative ai problemi. La successful intelligence, così intesa, permetterà la costruzione di un portfolio che permette di creare e valutare ex-novo soluzioni, piuttosto che ricordare in un processo aperto e flessibile di costruzione di un set di abilità e strategie di qualità.

Ritroviamo poi l'intervento della prof.ssa Amelia Bandini, che ci ha presentato “Mi aiuti ad imparare la tua lingua?”, il progetto “Tandem Napoli- Bochum”. Partendo dalla consapevolezza che molto spesso si inizia con l’imparare la grammatica di una lingua per poi passare alla sua produzione, si è cercato di dare maggiore forza all’aspetto “pragmatico” di una lingua. Il progetto Tandem è riuscito, negli anni, a vincere una scommessa non da poco: spingere alla produzione linguistica anche i principianti. La metafora del tandem è lampante: due persone, attraverso un lavoro comune, apprendono, collaborando, una lingua e riescono a fare un vero e proprio viaggio insieme. Non a caso, il tandem si definisce un tipo di cooperative learning: due persone (in questo caso italiani e tedeschi) dividono il loro tempo discorrendo, a turno, nelle rispettive lingue madri. I due discenti possono comunicare in forma scritta, attraverso chat e condivisione di documenti con le e- mail, ma anche in forma orale. È il caso delle nuove potenzialità comunicative offerte da Skype. Da un lato, la produzione scritta offre il vantaggio di riflettere sulla stessa produzione, dall’altro lato la produzione orale permette di conoscere le sempre più utilizzate espressioni paraverbali (pensiamo ai modi di dire o i proverbi). Il progetto Tandem ha numerosi pregi: non solo è un tipo di apprendimento informale che si svolge tra pari e in forma cooperativistica, ma consente di calarsi in un’altra lingua, vivendola e facendone esperienza, un aspetto fondamentale di qualsiasi apprendimento.

A seguire, il dottor Marco Venuti ha presentato l’intervento “Analisi statistiche e e significato: il confronto di collocati in corpora paragonabili”. attraverso una riflessione sui concetti di corpus e soprattutto di collocation, si è mostrato come il significato di una parola, e quindi di un concetto, dipenda dalla co- occorenza di altre parole, influenzando così il significato nei contesti. La statistica lo dimostra e tutto ciò può essere ancor più chiaro se si analizzano i corpus di linguaggio politico e dei media.

L’ultima sessione della giornata, viene aperta dalla professoressa Francesca Marone che introduce una tematica fondamentale: le donne nella rete. Infatti, ai media è attribuita una cruciale importanza in qualità di costruttori della realtà sociale perché, rendono visibile, rafforzando a livello simbolico, comportamenti sociali e categorie. Sappiamo che i media veicolano una lunga serie di stereotipi di genere ma bisogna confrontarci con il dato che i new media accelerano tale processo di stigmatizzazione del ruolo femminile, e quindi anche di una sua marginalità. La domanda allora è come essere dei soggetti attivi che possono contrastare i messaggi corrosivi di un repertorio di immagini che rispondono ai criteri del mercato e dei ruoli venduti come prerogativa esclusivamente femminile? Le nuove tecnologie possono diventare nuovi luoghi e nuove piazze in cui combattere tali stereotipi in maniera partecipativa. La rete permette, inoltre, il cosiddetto “gender swapping”: poter modificare, se non proprio stravolgere, identità, fisicità e sesso, aprendo la strada a nuovi modi e nuove forme di relazioni con l’Altro. Uno degli obiettivi di una società virtuale che voglia dirsi inclusiva e realmente attenta alle pari opportunità, è quello di superare il digital divide. Le donne, risultano purtroppo, meno alfabetizzate e quindi fortemente penalizzate nella possibilità di far rete con le altre. La capacità di poter utilizzare i new media e di navigare in Internet offrirebbe loro una nuovo modo per veicolare e far conoscere le proprie narrazioni, le storie, le voci. È storia recente quella della rivoluzione araba. La rete si presente, dunque, come una vera e propria opportunità per educare i giovani ad un nuovo sguardo: sessuato e situato. A tal proposito, è interessante citare alcuni interventi educativi che hanno visto impegnati giovani studenti nella visione e nel commenti di alcuni video on line che puntano ad una riflessione critica e a uno scardinamento degli stereotipi sociali sul corpo delle donne.

Interessanti sono stati poi gli spunti di riflessioni proposti dal professor Ferraro, il quale ci ha offerto una prospettiva sull’etica, diversa dalle sue moderne concezioni, così ancorate ad un concetto sempre più inflazionato di benessere ed economia. Oggi, basti pensare alla Costituzione Americana che cita come articolo fondamentale “il diritto alla felicità”, intendiamo l’etica come una cura dei propri interessi, facendole perdere la sua antichissima ed originaria accezione di Virtù. Ma per citare le stesse parole del professore “la facilità del fare non è la felicità dell’operare”. Riprendiamoci e riappropriamoci di quanto abbiamo perso: l’etica dei legami, la possibilità di scegliere.

La professoressa Caterina Arcidiacono ha concluso la giornata di studi portando la sua esperienza diretta di didattica supportata e accompagnata dalle nuove tecnologie. Il social network facebook, stilizzatissimo dai giovani e giovanissimi, si è rivelato un importante piattaforma informale, dove “i ragazzi si sentono e si comportano da padroni di casa”, per la condivisione di materiali didattici. La professoressa ci ha illustrato l’utilizzo di un gruppo facebook da parte dei partecipanti al corso in “psicologia di comunità” nell’anno 2011/2012.

La didattica così sviluppata ha previsto un apprendimento di tipo emotivo, cognitivo, relazionale e gruppale, lasciando ad un secondo momento l’acquisizione di nozioni teoriche, che si sono svolte in aule attraverso lezioni frontali arricchite dalla presenza e testimonianza di ospiti stranieri. Il Disegnovoice, utilizzato come strumento di lavoro in aula, ha favorito un processo di empowement degli studenti partecipanti, che si sono visti protagonisti di una vera e propria ricerca- azione. La condivisione di materiali, domande e impressioni personali sulla pagina facebook dedicata si è dimostrato essere un completamento delle lezioni e delle attività di aula. Gli studenti sono diventanti attivatori di saperi,lasciandosi alle spalle il canonico ruolo di utenti del sapere. Ecco come, attraverso un utilizzo saggio e costruttivo della rete, si è potuto avvalersi di un social network come un attivatore di relazioni e comunicazioni che ha portato così a sviluppare un dialogo extrauniversitario. Potremmo riassumere anche citando le stesse parole della docente “Facebook è un attivatore di relazione, non un nevrotizzatore di relazioni alienanti”.

Nell’era dei nativi digitali, le nuove tecnologie rappresentano strumenti di interazione e comunicazioni che stanno modificando radicalmente le forme di comunicazione, e di conseguenza, le forme di apprendimento. Ciò apre e aprirà sempre nuovi scenari, nuovi interrogativi su cui le scienze umane saranno chiamate a riflettere, in una prospettiva interdisciplinare e trasversale.

LIMITI DELLA RICERCA

Lo scopo di quest'elaborato era quello di esaminare lo stato della ricerca sulla sessualità nel mondo di Internet, mediante una struttura che racchiudesse tutta l'ampiezza dei suoi contenuti. A questo scopo sono state selezionate sei macroaree di interesse. A causa dei limiti di spazio e di tempo, è stato necessario trascurare molti dettagli più profondi, e sarebbe utile espandere questa visione superficiale per mezzo di ulteriori ricerche. Inoltre tutta la letteratura proviene in gran parte dagli Stati Uniti e dall'Europa, con pochissimi riferimenti all'Asia e all'Africa, e le fonti Arabe sono completamente assenti. Un tipo di studio di riferimento così impostato affronta il tema di indagine con un atteggiamento prevalentemente occidentale. Inoltre, le prospettive strutturali di base e di valutazione, sottolineano i comportamenti individuali e sessuali dei diritti umani radicati in una visione prettamente occidentale, nel mondo della modernità e della laicità, cosa che non accadrebbe in continenti a forte impronta religiosa.

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