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Gov E Finanza Aziendale

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Submitted By Lucasvd89
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LA POLITICA DEI DIVIDENDI

I dividendi sono quote di utili distribuite agli azionisti. È il risultato della scelta tra il reinvestimento degli utili e la loro distribuzione.
In caso di distribuzione occorre stabilire quanto distribuire e come fronteggiare la necessità finanziaria.

È una scelta di natura finanziaria che può riguardare: - le fonti, se si finanziano gli investimenti con i debiti liberando risorse per i dividendi; - gli impieghi, se si finanziano gli investimenti con l’autofinanziamento perseguendo una politica di bassi dividendi.

Modalità di remunerazione degli azionisti: - dividendi; - azioni gratuite (bonus share); - frazionamento delle azioni (splitting); - acquisto azioni proprie.

Sull’esistenza di una politica di dividendi ottimale che massimizza il valore dell’impresa vi sono tre correnti di pensiero: ➢ centristi (M&M) ➢ conservatori (o tradizionalisti) ➢ radicali

Secondo i Centristi la politica di dividendi è irrilevante per il valore dell’impresa. In quanto la politica di dividendi è una decisione finanziaria, la struttura finanziaria è irrilevante per il valore dell’impresa, dunque è irrilevante anche la politica dei dividendi.
In una situazione di mercato perfetto il valore dell’impresa dipende soltanto dalla gestione dell’attivo (flussi operativi generati)

Nella realtà però il mercato non è perfetto e quindi la politica dei dividendi incide sul valore dell’impresa. In particolare le imperfezioni del mercato rilevanti per la politica dei dividendi sono: - l’imposizione fiscale; [se i dividendi sono tassati in modo elevato è preferibile il capital gain] - il diverso profilo di rischio per l’investitore tra dividendi e capital gain; [se il titolo è molto volatile è preferibile il dividendo] - il diverso profilo di spendibilità per l’investitore fra dividendi e capital gain; [il dividendo è meno costoso dell’home made dividend (in USA il dividendo viene visto come un fitto attivo)] - il contenuto informativo dei dividendi; [il segnale più è costoso, più è forte, quindi una cosa è “dire” che si è conseguito un utile, un’altra cosa è “distribuire” l’utile] (un segnale è forte se è: costoso o difficilmente imitabile) - la divergenza delle curve di utilità fra quelle del management e quelle della proprietà; [quando l’azienda non distribuisce gli utili, ha in cassa denaro inoperoso “over cash flow problem”, questo denaro è finanziato dalla parte destra dello SP e perciò si distrugge valore se questo denaro è inoperoso oppure investito in attività poco remunerative (BOT). Il manager vuole trattenere denaro perché, a differenza dell’azionista, non si preoccupa della distruzione di valore e perché predilige l’autofinanziamento al debito] - la presenza dei costi di transazione.

In sostanza, non si può creare valore per M&M col passivo: KE>i (sempre)

Secondo i Conservatori (o Tradizionalisti), una politica di alti dividendi incide positivamente sul valore dell’impresa. I dividendi pagati oggi valgono di più di quelli futuri in quanto quelli futuri sono più rischiosi.

Secondo i Radicali , opposti ai centristi, una politica di bassi dividendi incide positivamente sul valore dell’impresa, per effetto della diversa incidenza dell’imposizione fiscale sui dividendi e sul capital gain. (e perché il reinvestimento dell’utile è indice di innovazione).
Fisher Black, professore americano, premio Nobel, alla domanda “quale deve essere l’approccio nei confronti dei dividendi: alti o bassi” rispose: non lo so!

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