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Alessandro Magno

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Alessandro III di Macedonia.
20 luglio 356 - 10 giugno 323

Dicembre 2014

Alessandro e Bucefalo.


ALESSANDRO MAGNO

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Alessandro III di Macedonia.
20 luglio 356 - 10 giugno 323

Le Fonti.
Una gran parte degli scritti di questo periodo sono stati perduti, e la stragrande maggioranza di quello che è arrivato a noi sono rielaborazioni dei testi contemporanei ad opera di autori successivi.
Si incontrano principalmente tre stili e quattro tematiche. Per quanto riguarda gli stili abbiamo: quello retorico, curato, armonico ed elegante; quello drammatico o tragico, ricco di phàtos ed elementi meravigliosi, principalmente ritrovato nella storiografia sui diadochi; quello pragmatico, che tratta i nudi avvenimenti con relazione causale, esponente di spicco fu Polibio di Megalopoli.
Le quattro grandi tematiche sono A., i Diadochi, la storiografia locale e le narrazioni su popolazioni lontane. Durante il periodo dei Diadochi gli storici usavano schierarsi a favore di uno piuttosto che un altro; riguardo la produzione locale era in uso scrivere in difesa delle tradizioni; le storie sulle popolazioni cosiddette lontane parlano degli Orientali come delle popolazioni a Ovest della
Grecia.
La prima tematica affrontata è, ovviamente, Alessandro Magno. Molti storici che hanno trattato riguardo le imprese del condottiero macedone non solo furono suoi contemporanei, ma parteciparono in prima persona alla spedizione in Asia; nonostante ciò è quasi impossibile riuscire a comprendere fino in fondo il pensiero di A.
• Callistene: nipote di Aristotele, nacque nel 370. Fu un uomo dal grande temperamento impulsivo, cosa che gli costerà la vita. Scrisse le “Imprese di
Alessandro” fino a Guagamela, l’opera è chiaramente rimasta in competa a causa della morte dell’autore per mano di A. C. trattò di storia ma anche di scienza e di geografia. Lo stile da lui adottato fu allo stesso tempo tragico e retorico. • Onescrito: prese parte alla spedizione come interprete, la sua opera, una biografia integrale, è “Sull’educazione di Alessandro”.
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• Nearco: il grande ammiraglio della flotta scrisse proprio riguardo il ritorno dall’Indo fino a Susa (“Periplo d’India”). Si basa principalmente sulla sua esperienza, stando molto attento alla geografia e ai tempi di viaggio.
L’immagine che da di A. è chiaramente influenzata dal legame tra i due.
• Tolemeo: nacque nel 367, fu quindi compagno d’armi del giovane A., con il quale strinse un legame di amicizia grazie al quale ricoprì compiti assai delicati. Dopo la morte di A., nel 323, divenne satrapo d’Egitto. L’attività di storico iniziò soltanto dopo essere diventato re. Egli scrisse di eventi politici e militari, ritenendo i Macedoni unici fautori dell’impresa senza mai accennare ad un fattore panellenico.
• Clitarco: visse ad Alessandria, non partecipò alla spedizione. La sua “Storia di
Alessandro” è romanzata e favolosa; influenzerà molti successori, tra i quali
Plutarco.
• Aristobulo: cittadino macedone, seguì A. fino in India e dopo il ritorno si occupò del restauro della tomba di Ciro. Inizio l’opera storica quando aveva
84 anni e molti avevano già scritto, ebbe così modo di avere molto materiale
(che critica) oltre ai suoi ricordi. La sua opera è ricca di elementi geografici, botanici, zoologici ed etnografici (sociale culturale). Cerca di evitare elementi fantasiosi, romanzati e retorici e cerca di dare un’idea nitida di chi fosse A.
Stile simile a quello tolemaico.
• Flavio Arriano di Nicomedia (Turchia), nacque intorno al 90 d.C. ebbe un’educazione tipica dei ceti elevati, ricoprì varie cariche istituzionali fino a ritirarsi ad Atene dove ricevette la cittadinanza e ricoprirì la carica di arconte.
Fu dunque molto più di uno storico: fu soldato, politico e in generale un intellettuale. L’opera principale è “Anàbasi di Alessandro”, in sette libri. le fonti sono autorevoli (Tolemeo e Aristobulo), egli narrò della fine dell’epoca classica per il mondo greco. Un’ opera secondaria, ma che vale la pena menzionare è l’ “Indikè”, ovvero la narrazione del ritorno della flotta e
Nearco (che sarebbe stata perduta senza Arriano). Nel proemio dell’opera su
A. Arriano spiega la scelta delle fonti, Tolemeo non poteva mentire perché era re e sia lui che Aristoblo hanno scritto a posteriori e quindi non avrebbero avuto ragione di mentire, lontananza dal periodo è indice di veridicità.
Chiarisce inoltre di aver scelto A. poiché ritiene che il condottiero non avesse ancora avuto un degno cantore, come Achille aveva avuto Omero.

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La Giovinezza e l’ascesa potere.
Nacque il 20 luglio 356, figlio legittimo di Filippo II e Olimpiade (appartenente alla dinastia regnante in Epiro) nel palazzo di Pella, capitale di quel regno governato dagli Arredai, discendenti di Eracle.
A. fu istruito da Aristotele, che gli trasmise la passione per la cultura greca,
Plutarco ci narra che egli portò sempre son sé una copia dell’Iliade, ispirandosi sempre ad Achille e a quei valori.
I Macedoni praticavano la poligamia e nemmeno il basileus aveva una moglie da considerarsi “prima” e quindi anche la successione era spesso dubbia. Alla morte di Filippo A. si sbarazzò dei pretendenti e riuscì ad ottenere dai Greci i medesimi riconoscimenti attribuiti al padre, strategòs autokrator. Il nuovo hegemòn fu comunque costretto a sedare rivolte a nord poi in Illiria e in Grecia, dove il
Gran Re fomentava le proteste per trattenere A. L’abilità politica di A. fu chiara fin da subito, quando in seguito alle insurrezioni di Tebe e Atene, rase al suolo la prima perché “meno utile” ai suoi piani mentre chiuse un occhio nei confronti di Atene perché aveva bisogno della sua flotta per la spedizione in Persia. Con quest’abile mossa la Lega fu rinforzata, si poteva ritenere pronto alla guerra contro Dario.
Filippo aveva deciso di intraprendere questa spedizione per cercare di eliminare i continui scontri interni al mondo greco che stavano lasciando sul lastrico le poleis. In Asia Minore.
Alessandro partì la primavera del 334 lasciando come reggente per l’Europa il fedele Antipatro. A sessantacinque anni era stato uno dei più fedeli a Filippo.
Anche la scelta del secondo ufficiale ricadde su uno dei fedelissimi del padre,
Parmenione. Per quanto riguarda i numeri dell’esercito non possiamo essere sicuri. Possiamo dire che nel 334 A. passò l’Ellesponto con circa 35.000 uomini al seguito, tanti debiti, pochi tesori e vettovaglie per circa trenta giorni.
Memnone, proprio per questo motivo, chiedono ai satrapi di attuare la strategia della terra bruciata, ma questi disobbediscono, contribuendo così all’avanzata del Macedone. Nell’esercito di A. non sono presenti solo soldati ma anche, genieri, geografi e letterati, si trattava di una vera e propria corte itinerante. Lo storico più in vista era Calliste, nipote di Aristotele. Gli ufficiali principali erano:
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Antigono, che comandava gli alleati, Filota, a capo della cavalleria degli eteri e
Clito, ai suoi ordini rispondeva lo squadrone reale. Bisogna menzionare anche i compagni di gioventù di A. che ricoprivano incarichi prestigiosi nell’esercito, questi erano Efestione, Tolemeo e Arpalo, amministratore della cassa militare.
L’esercito pur non essendo enorme possedeva una certa esperienza e una buona forza d’urto (falange macedone). Le note dolenti principali erano collegate tra loro, l’approvvigionamento e la flotta.
Lo sbarco in Asia fu ricco di atti simbolici in ricordo dell’Iliade e della guerra contro
Serse.
La tattica suggerita, evitare lo scontro con A., fu rifiutata a causa dell’ideologia persiana. Lo scontro campale avvenne sul fiume Granico. Nonostante l’esercito persiano fosse circa doppio rispetto a quello macedone grazie ad una mossa molto pericolosa ma altrettanto efficace della cavalleria A. mise in fuga Menmnone. Nonostante le difficoltà dell’esercito del Gran Re rimaneva il problema della flotta. A. aveva congedato la sua poiché non si fidava di Atene ed ora era di vitale importanza conquistare i porti d’Asia
Minore e ancor di più quelli fenici. Quindi scese lungo la costa prendendo
Mileto e poi anche Alicarnasso, Memnone però si era rifugiato sull’isola di Cos.
Il problema si sarebbe riproposto in primavera. Mentre parte dell’esercito svernava in Frigia il condottiero liberava Licia e Panfilia.
Le truppe si stavano ancora radunando, quando, in primavera, Memnone ricominciò l’offensiva nell’Egeo andando a minacciare i collegamenti di A. con l’Europa, il Macedone fece l’unica cosa che poteva fare, marciare a tappe forzate per colpire il nemico nel cuore del suo potere.Nel maggio 333 giunse la notizia della morte di Memnone. Questi fattori trasformarono l’Egeo in un fronte secondario, vista l’avanzato dell’esercito panellenico re Dario cominciò ad arruolare un immenso esercito e a causa del concetto di regalità persiana gli veniva richiesto di difendere la sua terra e i suoi abitanti.

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I due eserciti, quello persiano risultava essere circa due volte quello grecomacedone, si affrontarono presso Isso, inizialmente Dario sembrava poter avere la meglio ma poi la vittoria fu di A., che però perse diverse uomini a differenza di Granico. Grazie a un repentino attacco su Damasco A. si impadronì delle salmerie, della cassa militare e soprattutto delle donne del Gran Re. La vittoria era stata ottenuta anche sull’esercito del re in persona e in territorio nemico, le conseguenze furono importantissime: i Fenici si sottomisero ai Macedoni e la flotta persiana con loro, ponendo così fine al conflitto in Egeo. L’unica città che fu assediata e poi punita, come Tebe, in modo esemplare, fu Tiro, la fiera madrepatria di Cartagine.
Arriano scrisse riguardo uno scambio di lettere ufficiali tra Dario e A., che avvenne proprio durante l’assedio della città fenicia. Questo scambio epistolare ci aiuta a capire meglio queste due figure, ma sia l’autenticità, sia la cronologia di queste lettere rimane molto dubbia. Ciò che emerge è che il Gran Re chiese la liberazione della famiglia arrivando ad offrire ad A, tutti i territori ad oves dell’Eufrate, il suo stesso rango e la mano della figlia. Parmenione dichiarò che avrebbe accettato l’offerta se fosse stato lui a dover decidere, e la risposta di A. fu più eloquente che mai: “Anch’io, se fossi Parmenione”. Chiunque in Grecia o
Macedonia avrebbe accettato, ma A. voleva tutto, un dominio universale.

L’Egitto.
Avendo vinto contro il Gran Re ma avendo ancora problemi in Grecia causati da Agide II, che nel 338 era divenuto re di Sparta, A. si mosse verso l’Egitto territorio strategicamente importantissimo, rivolto verso l’Egeo, centro importante di commerci, possessore di una grande civiltà, religione e santuari.
Sulla via verso l’Egitto l’unico ostacolo fu la città di Gaza che come Tiro e Tebe fu rasa al suolo e la popolazione massacrata e resa schiava.
Il dominio persiano era assai debole in Egitto, i sovrani persiani non avevano mai avuto molto riguardo degli usi di questa gente, e quando A. dopo che, senza aver scagliato una freccia, il satrapo gli cedette il dominio sul territorio fu molto rispettoso, tributando i suoi omaggi alle divinità egizie come usavano fare i faraoni. Lasciò amministrazione e la religione nelle mani degli indigeni; la difesa e le finanze furono invece assegnate a greco-macedoni.

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In Egitto fondò un’importantissima città a scopo commerciale, posta sul delta del Nilo Alessandria d’Egitto cercava di colmare il vuoto lasciato da due centri di commercio nevralgici come Tiro e Gaza. La città divenne una polis grecomacedone a stretto contatto con Siriani, Egiziani ed Ebrei. Questo centro, proprio per la definizione di polis, doveva reggersi con le proprie forze: autonoma, orgogliosa.
La seconda e ultima tappa nello stato nordafricano fu l’antico oracolo libico dell’oasi di Siwa. Era uso che Amon
Ra concedesse al sovrano entrante la sua approvazione, inoltre l’oracolo era conosciuto nel mondo ellenico ed era considerato al pari di quello di Delfi.
La divinità era quella di Zeus
Ammone. A. sapeva che, in base all’ideologia egizia, a Siwa sarebbe stato “il figlio di Amon Ra”, ma per i greci lo sarebbe stato di Zeus Ammone
(come Eracle) e vista la rilevanza dell’oracolo questo fatto ebbe un grande impatto nel mondo greco. Inoltre si ritiene che l’oracolo avesse dato conferma nella prossima conquista del mondo di Alessandro e che dunque l’idea del dominio universale fosse arrivata ben prima di quello che il Macedone lasciò a credere.
È chiaro che A. stava strumentalizzando tutto ciò per darsi un’aura divina, progetto cominciato con la visita a Troia. Nell’aprile 331 partì dall’Egitto e si diresse verso il nemico nel cuore del suo impero.

Guagamela.
Dario aveva preparato un ennesimo esercito e per l’ennesima volta più grande del precedente e sulle sponde del Tigri aspettava A. per lo scontro finale, ovviamente la sfida fu colta. Dario scelse una piana congeniale al suo esercito.
Ma ancora una volta il 1° ottobre 331 grazie ad un’abile mossa strategica di A. il
Gran Re si diede alla fuga. A. fu insignito del titolo di re d’Asia, sembrava essere il punto di arrivo. Con una mossa propagandistica diede un carattere

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panellenico della vittoria, proclamò la fine delle tirannidi, la ricostruzione di
Platea e inviò parte del bottino a Crotone, unica città italica intervenuta a
Salamina.
Si diresse dunque verso le metropoli del regno, lasciando scappare Dario ancora una volta.

Babilonia, Susa, Persepoli, Ectabana.
Babilonia era uno dei centri più importanti del mondo. Lo stato d’animo della popolazione e dell’élite sacerdotale non era favorevole alla dominazione persiana e A. non incontrò alcuna resistenza, continuò a seguire le tradizioni e gli usi dei popoli che a lui si sottomettevano. A dicembre arrivò a Susa senza trovare la benché minima resistenza, prese così la prima delle tre capitali e si impadronì della cassa reale che usò per il pagamento delle varie spese. I gesti simbolici “si sprecarono” anche in questo luogo.
Puntò allora al vero e proprio cuore dell’impero, la Perside luogo d’origine della stirpe di Ciro il Grande, dove sorgeva la capitale di rappresentanza, Persepoli.
Nel tragitto verso questa nuova metà si scontrò con delle popolazioni di montagna e presso le “porte Persiane” si trovò la via sbarrata. La grande stirpe non intendeva piegarsi, ma nel gennaio 330 la città si consegnò ma a causa delle resistenze incontrate fu saccheggiata. Nonostante ciò A. confermò i governanti persiani affiancandovi dei Macedoni, inoltre rese omaggio a Ciro. Durante il suo soggiorno a Persepoli ricevette la notizia della vittoria di Antipatro su Agide III
(338-331).
Nel gennaio 330 il palazzo di Persepoli fu dato alle fiamme dallo stesso A. e fidati come vendetta per la distruzione dei templi greci per mano di Serse.
Questo fu un elemento di contrasto sulla linea adottata finora da A. che non si riteneva più solamente hegemòn ma regnante della Persia.
Ectabana si arrese senza combattere. A questo punto A. decise di congedare le truppe greche, offrendo loro la possibilità di rimanere come mercenari.
Ectabana era l’ultima capitale non ancora conquistata, era dunque doveroso porre fine alla spedizione “greca”.

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Un nuovo viaggio.
Parmenione, secondo in grado solo al re, fu lasciato indietro affinché facesse da collegamento. A. sapeva che il re non era distante e ricominciò la marcia a ritmo forzato per raggiungerlo, egli però si diede alla fuga oltre le porte caspiche perdendo così la fedeltà dei pochi che ancora lo sostenevano. Accadde così che i nobili persiani si stirpe iranica al comando di Besso imprigionassero Dario, consegnando così al satrapo il potere. Il re venne ucciso prima che A. riuscisse a raggiungerli, fece seppellire il defunto re, che egli considerava ormai suo predecessore, insieme ai suoi avi e decise di vendicare l’uccisione. Intanto il sia l’esercito che i suoi consiglieri stavano includendo sempre più persiani e iranici, in particolare Oxyarte, fratello di Dario. Anche la figura stessa del re macedone era sempre più “orientalizzata”, sia negli usi che nei costumi, anche se non abbandonò mai degli elementi macedoni. A. non era solo un gran re persiano, ma certo non era più solo un re di Macedonia. Questo però portava anche dei problemi, la visione del re macedone era completamente diversa da quella persiana. Da una parte il re era “il compagno d’infanzia”, dall’altra un semidio e unica persona libera nel suo regno. A. seppe controllare abbasstanza bene questa nuova condizione, ma alcuni attriti si crearono; la prodkynesis, ovvero l’uso di inchinarsi al re, fece indignare Calliste, che pagò con la vita. Anche il figlio di Parmenione, Filota, intorno al quale probabilmente si stavano raccogliendo i Macedoni insoddisfatti visto l’orientamento iranico del loro re. Subito dopo aver fatto uccidere il ragazzo A. mandò dei sicari che uccisero anche il padre per evitare problemi. Il comando della cavalleria degli eteri passò a Efestione e Clito (che sarà ucciso anche lui dal re in persona durante un simposio, probabilmente per il troppo vino). Nel rincorrere Besso fonda diverse nuove città che avranno il suo nome, cercando così di riallacciarsi al modello della polis. Nella primavera 329 attraversò l’Hindukush affrontando fame e gelo. La Battriana si arrese senza combattere e proseguì. Intanto i nobili della Sogdiana, un ceto di cavalieri e guerrieri tolse il sostegno a Besso, perché incapace di fermare Alessandro. Una volta catturato fu mutilato di naso e orecchie e fu fatto condurre a Ectabana dove un’assemblea di nobili persiani e iranici lo giudicò. A. aveva vendicato Dario.
La spedizione raggiunse quelli che il mondo greco considerava i confini del mondo, Iaxarte, Alessandria Eschate, l’Estrema, fatto che sottolinea in maniera chiarissima l’idea di impero universale.

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Fu allora che le popolazioni da poco conquistate si ribellarono scatenando una guerriglia diffusa e difficile da domare perché difficile da arrivare, A. fu occupato per quasi due anni. Poi comprese che per vincere avrebbe dovuto usare la politica. Sposò la figlia di Oxyarte, Rossane, accolse il padre tra i suoi fedelissimi e il figlio maschio nello squadrone reale.

In India.
In questi territori dell’odierno Pakistan settentrionale conosciuti solo grazie agli scritti di alcuni Greci, tra i quali troviamo Erodoto, A. usò a suo favore contrasti tra le popolazioni indigene (Tassile, alleato chiede aiuto per essere difeso da
Poro) e ai guerrieri iranici. Nell’estate 327 divise l’esercito in due, e assegnò il comando di una delle due metà ad Efestione e Predicca, che non incontrarono grosse resistenze. A. invece si addentrò in difficili assedi di luoghi nei quali nemmeno gli dei, secondo la leggenda, erano riusciti a penetrare. L’esercito passò l’Indo la primavera successiva. Si accampò sull’Idapse e a giugno combatté l’ultima grande battaglia contro Poro e i suoi elefanti. I Macedoni vinsero grazie ad uno stratagemma e dopo una cruenta battaglia Poro fu confermato rajah poiché A. doveva appoggiarsi al loro potere per poter tenere pacificata quella regione. Fu fondata Nicea, “città della vittoria”, allestita la flotta per navigare l’Indo, mentre l’esercito si accingeva verso il Punjab, ai limiti del mondo conosciuto. Ma cominciarono ad arrivare cattive notizie, l’Indo non era affatto il ramo Nord del Nilo, i monsoni arrivarono inaspettati e gli indigeni si ribellavano al potere di Poro: l’esercito era esausto e costrinse il suo comandante a desistere e intraprendere la via di casa. Nearco fu messo a capo della flotta composta da ottanta piccole navi e insieme all’esercito si avviò lungo l’Indo. Durante il percorso trovarono molte popolazioni indigene che resero loro la vita difficile e A. rischiò la morte quando fu colpito a un polmone da una lancia combattendo contro i Malli. Arrivati sull’oceano furono eseguiti i sacrifici imposti da Zeus Ammone e ne fece altri per Poseidone dal centro dell’oceano.

Il Ritorno.
L’esercito fu diviso in tre, una parte via mare con Nearco, una parte avrebbe ripercorso la strada dell’andata con Cratero e una parte avrebbe seguito A. nella
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Gedrousia, l’ultima e più fallimentare delle spedizioni del condottiero macedone. Questa landa, perlopiù desertica, era sconosciuta e considerata impossibile da attraversare con un grosso esercito. A. partì a settembre del 325, dopo poco però la natura impose di allontanarsi dalla costa. Solo un quarto dell’esercito (15.000 unità) vide la capitale Pura. L’esercito si ricongiunse poco più avanti, mentre A. diede indicazione a Nearco di proseguire verso Tigri ed
Eufrate per ritrovarsi a Susa. Marzo 324: la spedizione a Oriente era finita e il regno era stato delimitato.

Gran Re.
Il suo dominio mescolò elementi macedoni con elementi orientali, in modo particolare iranici, il centro del potere era l’accampamento, che si spostava col re, non esisteva una vera e propria capitale.
Nella primavera 323 si recò a Babilonia da dove sarebbe dovuta partire la spedizione per la conquista dell’Arabia.
Durante l’assenza del re erano scoppiate rivolte sia verso l’India sia in Perside, sia da parte di satrapi di stirpi orientali sia tradimenti di amministratori greci, come Arpalo. A. reagì in maniera forte punendo con durezza chi si era ribellato e conferendo onori a chi era stato fedele; per rispetto degli usi iranici e persiani fece ripristinare la tomba di Ciro (Aristobulo). A Susa vennero celebrate delle nozze di massa, un centinaio di importanti luogotenenti di A. e lo stesso re sposarono delle donne iraniche e persiane (Efestione e A. sposarono due figlie di
Dario III) per dare vita ad una nuova classe dirigente.
Ormai le truppe non erano più a maggioranza macedone e quando A. decise di congedare solo gli anziani e coloro non più in grado di combattere vi fu un duro scontro con i suoi soldati, che poi tornarono in patria sotto il comando di
Cratero. Tutte le decisione andavano in una direzione ben precisa, il regno doveva essere sostenuto dall’elemento macedone e da quello iranico, ma su tutto regnava l’assoluta volontà del sovrano. In questa direzione andò anche un decreto che imponeva alle poleis greche che raccogliessero gli esuli: una massiccia intromissione nei meccanismi politici greci: non era più l’hegemon, ma il loro signore. Riconoscendolo tale e tributandogli onori eroici i Greci non fecero altro che seguire un interesse politico e non uno religioso in cui non credevano e mai avrebbero creduto. Ma nonostante ciò si crearono malumori e

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tensioni con diverse realtà greche, in particolare con gli Etoli e Atene. Ma nonostante ciò quando il tesoriere Arpalo si presentò ad Atene, chiedendo asilo, dopo essere scappato con 700 talenti, loro lo imprigionarono seguendo le richieste di Antipatro e gli confiscarono il denaro, ma la metà scomparve, di suddetto scandalo fu incolpato Demostene, che fuggì nel Peloponneso.
Un’azione di A. contro Atene fu scongiurata solo dal fatto che Arpalo fu catturato e ucciso a Creta.
Un altro elemento del carattere personalistico del potere dell’impero fu la nomina dell’amico Efestione a chiliarca della guardia del corpo, secondo solo ad
A. gerarchicamente. Quando nell’autunno 324 scomparve l’amico le celebrazioni furono esagerate, il posto occupato da E. non fu mai più assegnato, un altro Achille seppelliva il suo Patroclo.
Prima di ciò erano cominciati i preparativi per la spedizione in Arabia, gli obiettivi erano: porre fine alle razzie dei beduini e insediare popolazioni di forte impatto mercantile, come siro-palestinesi, ma A. fu colto dalla malaria tropica, morì il 10 giugno 323. Si dice anche che fosse stato avvelenato da uno dei figli di
Atipatro, con il quale aveva avuto uno scontro poco tempo prima, ma queste fonti sembrano non avere fondamento. Vi furono anche tante speculazioni sui progetti di conquista una volta presa l’Arabia, anche qui le conferme sono poche, ma forse si può ritenere possibile una spedizione a Nord contro gli sciiti e una contro Cartagine.

CONCLUSIONI
Alessandro fu un enigma per i suoi stessi contemporanei: il suo punto di riferimento erano i semidei, doveva sempre sfidare i limiti e superarli, doveva essere il primo e l’unico signore di questa terra. Anche se poteva sembrarlo non era un forsennato, pianificava e preparava con ragione e concretezza in maniera minuziosa fino ai mini dettagli, in modo particolare l’addestramento dei soldati e in politica. La fortuna lo accompagnò in diverse occasioni, questo fattore lo aiutò a conquistarsi il rispetto, vista la concezione che ne avevano gli uomini del tempo. La violenza e l’intimidazione erano le armi più forti nel mondo di Alessandro e
“l’andare sempre e comunque oltre” di questo personaggio porterà alle estreme conseguenze nell’uso di questi mezzi spietati. <<IL NOME DI ALESSANDRO SEGNA LA FINE DI
UN’EPOCA DELLA STORIA UNIVERSALE L’INIZIO DI UNA NUOVA>>.

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Vinegar Battery

...Final Investigatory Project for Group 5 I. Problems and Setting A. Introduction Batteries, years ago, have taken the world by a storm and have since than became a necessity in one’s household. Sadly, even though they are tremendously useful, batteries have drawbacks, such as semi- affordable costs, limited shelf life and pollution. Our group had an idea on how to make an alternative to this that would not only work like the real thing but would also be healthy to our environment and light in our pockets. This idea turned out to be realty and became the main goal of our Investigatory Project. B. Problems Finding an item that is easy to obtain and at the same time affordable, simple and earth- friendly is not an easy task. After a lot of thought, our group decided to use one of the objects that is almost always present in our daily lives: fruits and vegetables. Will these everyday materials such as apples, bananas, oranges, lemons and potatoes conduct electricity? Well, let’s see about that. C. Hypothesis A circuit is made up of a path, a source and a load. We believe that we should connect them with a (+) and a (-) wire so that the flow will be even with no reverse polarity. The load we thought of using was a battery- operated clock, one of the most common materials found in almost everyone’s household. We believe that it would work because the organic materials we will use have electrolytes that flow freely on its own. Thus, it will flow into conductors to make...

Words: 1723 - Pages: 7

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Scienceip

...Final Investigatory Project for Group 5 I. Problems and Setting A. Introduction Batteries, years ago, have taken the world by a storm and have since than became a necessity in one’s household. Sadly, even though they are tremendously useful, batteries have drawbacks, such as semi- affordable costs, limited shelf life and pollution. Our group had an idea on how to make an alternative to this that would not only work like the real thing but would also be healthy to our environment and light in our pockets. This idea turned out to be realty and became the main goal of our Investigatory Project. B. Problems Finding an item that is easy to obtain and at the same time affordable, simple and earth- friendly is not an easy task. After a lot of thought, our group decided to use one of the objects that is almost always present in our daily lives: fruits and vegetables. Will these everyday materials such as apples, bananas, oranges, lemons and potatoes conduct electricity? Well, let’s see about that. C. Hypothesis A circuit is made up of a path, a source and a load. We believe that we should connect them with a (+) and a (-) wire so that the flow will be even with no reverse polarity. The load we thought of using was a battery- operated clock, one of the most common materials found in almost everyone’s household. We believe that it would work because the organic materials we will use have electrolytes that flow freely on its own. Thus...

Words: 1725 - Pages: 7

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Science

...POTATO POWER CAN A POTATO PRODUCE ENOUGH ENERGY TO POWER A CLOCK? TABLE OF CONTENTS RESEARCH…………………………………………………………………………...I PURPOSE…………………………………………………………………….….……II HYPOTHESIS………………………………………………………………….….…III DISCUSSION……………………………………………………………………...…IV MATERIALS AND PROCEDURES…………………………………………….......V RESULTS………………………………………………………………………....….VI CONCLUSION…………………………………………………………….….….…VII BIBLIOGRPAHY………………………………………………………….….……VIII RESEARCH • The potato battery is a battery made out of a potato • The potato is unique because it is the only known vegetable that contains both electrons and protons. These two molecules are the second and third largest ingredients in electricity • By adding electricity’s most abundant ingredient-copper-and its fourth and final ingredient-zinc-a fresh batch of electricity can be made and extracted • A potato battery is an electrochemical battery, otherwise known as an electrochemical cell. • An electrochemical cell is a cell in which chemical energy is converted to electric energy by spontaneous electron transfer • The zinc in the nail reacts with the copper wire • The potato acts as a sort of buffer between the zinc ions and the copper ions • The zinc and copper ions would still react if they touched within the potato but they would only generate heat • Since the potatoes keep them apart, the electron transfer has to take place over the copper wires of the circuit...

Words: 683 - Pages: 3

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Beautiful Hayzz

...The Fruit Battery March 19, 2007 7th grade Abstract My objective was to determine which fruit would make the battery for a clock. Procedure 1. 2. 3. 4. 5. Gather all things needed for experiment. Wash hands for safety. Take the clock module and place fruit in the two holders. Remove plastic coatings at the end of all wires with scissors. Take the black cable and tie one end to the Zinc metal contact. 6. Take the blue cable and tie one end to the Zinc metal contact and the other end of the Copper metal contact. 7. 8. 9. Take the red cable and tie one end to the Copper metal contact. Insert the metal contacts to the fruit. Attach the black and red cable to the spring contacts. 10. Watch fruit generate energy to power the clock. 11. Adjust the time on the clock. 12. Set the date. 13. Set the month. 14. Set the day of the week. 15. Set the stopwatch. Results According to my experiments, the tomato was the best battery for a clock. The tomato has been used for a week and is still going. The tomato has the most acid. The lemon did not work at all. The apple lasted 1 day. The orange lasted 3 days. Conclusion My hypothesis was that the lemon and the orange will produce electricity for the longest period of time. The tests went well. The only problem that was encountered was the lemons not working. Table of Contents Section Page Question, Purpose, and Hypothesis…………………………..1 Review of Literature……………………………….................2 Materials and Procedures………………………………...

Words: 817 - Pages: 4

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Potato Powered Clock

...Potato Powered Clock Theory: Potato as a Battery Hypothesis: Potatoes have starch in them which is a natural sugar that can be broken down naturally for a release of energy and generate enough power to run a digital clock. Problem Statement: Can ordinary potatoes power a digital clock for more than 24 hours? Variables: * Independent Variable – Potato * Dependent Variables – Clock, connection wires, copper and zinc plates Materials Needed: * Digital Clock with 2 Wires * 6.25” Connecting Wire * Transparent Tape * 2 4” Copper Strips * 2 4” Zinc Strips * 2 Potatoes (Oranges worked too) Background: How it works * A potato can be used as a battery by using strips of zinc and copper in the acidic juice of the potato to provide power to a digital clock. * With the zinc strip, the natural acid in the potato dissolves the zinc freeing electrons. * The copper wire uses the electrons that the zinc wire frees. * To obtain enough electrical current to power the clock, two potatoes must be used and they must be connected in a head-to-tail series. Steps: 1. Put potatoes into containers to stabilize them. 2. Insert Zinc strip from the clock into the left potato. 3. Insert Copper end of the loose strip into the same potato, 2 cm apart and parallel to the Zinc strip. 4. Insert Zinc end of the loose strip into the right potato. 5. Insert Copper strip from the clock into the same potato, 2 cm apart and parallel...

Words: 672 - Pages: 3

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Nt1310 Unit 8 Lab

...The objectives of “Lab 8: Lemon Car Competition” were to use redox reactions to store energy in capacitors, to learn about battery cells and construct a lemon citrus cell to power devices, and to build a vehicle powered by either a lemon battery or a capacitor to be entered in a competition. The competition objective was to win the competition. The winner was the vehicle with the highest competition ratio, which was calculated using Equation 1 below. To have the highest competition ratio, the cost and time traveled were minimized and the distance traveled was maximized. The designed vehicle came in last place along with three other vehicles because it did not travel. The car costed $3.50 and traveled 0 foot, so the competition ratio was zero. Only one vehicle traveled, and therefore placed first. The first placed vehicle cost $2.50, and traveled six feet in 19.30 seconds, earning a competition ratio of 17.82. The lab was unsuccessful because the lab objective was achieved meanwhile the competition objective was not. Introduction Electrical energy can be created using a citrus cell, or a battery cell, with a chemical half reaction. Two dissimilar metals are placed in a citrus juice, which serves as an electrolytic solution. The voltage is produced because of electron movements that take place as results of the two metals’ different chemical properties such as electronegativity and ionization energy (NYU SOE 2017). Electronegativity is a measure of the attraction force of an element...

Words: 1036 - Pages: 5

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Experiment 4 Galvanized Nails In 4 Lemons

...For this experiment, you will need the following materials: 4 lemons or potatoes 4 galvanized nails 4 U. S. copper pennies (minted before 1982 due to the change in copper content) or 4 copper wires an LED light a knife 5 alligator test leads 3.)Using the knife, slice a penny-sized slit on the right side of your lemon. Push the penny far into the lemon, leaving a small area to hook your alligator jumper to. This will be your positive terminal. Now, create the negative terminal for your battery. Stick one of the galvanized nails into the left side of the lemon, about 2 inches away from the penny. It is important to have the nail and penny separated. If they touch, it will cause a short. Repeat this process until you have 4 complete batteries....

Words: 310 - Pages: 2

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Rome

...A 94 pagg. 16 euro 1,00 Cantiere del Cipax Centro interconfessionale per la pace Un luogo di pace per ascoltare racconti, scambiare esperienze, costruire il futuro Storia, spiritualità e vita quotidiana dei Cristiani d’Oriente Attività 2007 2008 13 febbraio 2008 LE TRE ROME: ROMA, COSTANTINOPOLI, MOSCA Luigi Sandri Trascrizione non rivista dall’autore La sera del 13 febbraio 2008, nella sede del Cipax a Roma, il giornalista Luigi Sandri parla su: ‘Le tre Rome’, ossia Roma, Costantinopoli, Mosca. Nel suo ricco e variopinto linguaggio intrattiene il gruppo di amici del Cipax per quasi due ore, raccogliendo grande interesse e partecipazione. Dopo la sua lunga esposizione segue un dibattito con interventi anche di Paolo Dall’Oglio, il gesuita che ha una comunità in un monastero nel deserto della Siria. L’altro giorno ho detto a un amico mio che dovevo parlare delle tre Roma e lui ha detto: “Ah, la Roma dei sette re di Roma, la Roma repubblicana e la Roma imperiale!”. Quindi le parole sono molto equivoche. Se voi andate sulla carta geografica vedete che esiste una Roma in Svezia, nell’Isola di Gottland, è un piccolo paesetto con un’abbazia cistercense; c’è una Rome nello stato di New York, 35.000 abitanti; ce n’è una in Georgia, con 35.000 abitanti, alla quale Mussolini ha regalato una lupa con Romolo e Remo sotto; e ce n’è una nel Queensland, in Australia. Quindi di Rome non c’è solo la vostra. Ma noi parliamo della vostra e delle altre due...

Words: 11106 - Pages: 45

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Marketing

...La Marca Como Ventaja Competitiva. Caso BMW 2 La Marca Como Ventaja Competitiva. Caso BMW A mis padres por ser lo mejor que me ha pasado en la vida… 3 La Marca Como Ventaja Competitiva. Caso BMW La Marca Como Ventaja Competitiva Caso BMW Javier Píriz http://www.elrincondelpublicista.com http://javierpiriz.posterous.com http://www.javierpiriz.com @javierpiriz 2009 4 La Marca Como Ventaja Competitiva. Caso BMW Introducción… Pág. 8 I. La marca 1.1. Concepto y Características de la Marca… Pág. 22 1.1.1. Concepto de Marca… Pág. 22 1.1.2. Formas de Asociatividad… Pág. 28 1.1.3. Características de la Marca…Pág. 30 1.2. Tipología de Marca… Pág. 34 1.3. La Marca como Método Mnemotécnico… Pág. 42 1.4. Identidad de Marca… Pág. 47 1.5. Imagen de Marca… Pág. 55 1.6. El Valor de las Marcas en la Actualidad… Pág. 64 II. Branding 2.1. 2.2. Concepto de Branding… Pág. 70 El Valor de Marca… Pág. 80 2.2.1. Definición y Perspectivas de Análisis… Pág. 81 2.2.2. Estimación del Valor de Marca… Pág. 86 2.3. Posicionamiento… Pág. 91 2.3.1. Definición de Posicionamiento… Pág. 91 2.3.2. Estrategias de Posicionamiento… Pág. 94 5 La Marca Como Ventaja Competitiva. Caso BMW 2.3.3. Tipos de Ventajas Competitivas… Pág. 98 2.4. 2.5. Estrategias de Marca… Pág. 102 Las 22 Leyes Inmutables del Branding… Pág. 109 III. La Marca Como Ventaja Competitiva. Caso BMW 3.1. Historia de la Marca…Pág. 116 3.1.1. Historia… Pág. 116 3.1.2. Situación en España a partir de 1990…...

Words: 24617 - Pages: 99

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Weapons

...MEDIEVAL WEAPONS Other Titles in ABC-CLIO’s WEAPONS AND WARFARE SERIES Aircraft Carriers, Paul E. Fontenoy Ancient Weapons, James T. Chambers Artillery, Jeff Kinard Ballistic Missiles, Kev Darling Battleships, Stanley Sandler Cruisers and Battle Cruisers, Eric W. Osborne Destroyers, Eric W. Osborne Helicopters, Stanley S. McGowen Machine Guns, James H. Willbanks Military Aircraft in the Jet Age, Justin D. Murphy Military Aircraft, 1919–1945, Justin D. Murphy Military Aircraft, Origins to 1918, Justin D. Murphy Pistols, Jeff Kinard Rifles, David Westwood Submarines, Paul E. Fontenoy Tanks, Spencer C. Tucker MEDIEVAL WEAPONS AN ILLUSTRATED HISTORY OF THEIR IMPACT Kelly DeVries Robert D. Smith Santa Barbara, California • Denver, Colorado • Oxford, England Copyright 2007 by ABC-CLIO, Inc. All rights reserved. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means, electronic, mechanical, photocopying, recording, or otherwise, except for the inclusion of brief quotations in a review, without prior permission in writing from the publishers. Library of Congress Cataloging-in-Publication Data DeVries, Kelly, 1956– Medieval weapons : an illustrated history of their impact / Kelly DeVries and Robert D. Smith. p. cm. — (Weapons and warfare series) Includes bibliographical references and index. ISBN-10: 1-85109-526-8 (hard copy : alk. paper) ISBN-10: 1-85109-531-4...

Words: 118320 - Pages: 474